Parlavamo continuamente di questo argomento, anche quando egli era apparentemente in perfetta salute, e spesso terminava la conversazione rassicurandomi che, se fosse morto per primo (aveva sempre previsto, e con ragione, che non sarebbe giunto ai trent’anni) mi si sarebbe presentato, se fosse stato possibile. Io solevo ridere dell’assurdità di questa idea e gli ricordavo quanti amici si erano fatti reciprocamente la stessa promessa senza mai mantenerla. Perché, sebbene credessi fermamente che cose simili erano avvenute, non riuscivo a pensare che potessero accadere proprio a me o che potessi sopravvivere al colpo se fossero accadute. La morte di John Powles fu improvvisa sebbene la malattia di cui morì fosse di lunga data. Già da alcuni giorni era sotto le cure del medico, quando improvvisamente si aggravò, e mio marito e io, con altri amici, fummo chiamati al suo capezzale per dargli l’ultimo saluto. Quando entrai nella stanza mi disse: «Come vedete è giunta la fine. Non dimenticate quello che vi ho detto su questo». Furono le ultime parole intelligibili che mi rivolse, sebbene per alcune ore mi stringesse la veste fra le dita per impedirmi di lasciarlo e divenisse violento e intrattabile se tentavo di allontanarmi dal suo fianco. Durante queste ore, negli intervalli del delirio, continuò a insistere perché cantassi una vecchia ballata che era sempre stata la sua favorita, intitolata «Sei fuggita dal mio sguardo». Sono sicura che, se ho cantato una sola volta questa canzone in quel triste giorno, ho dovuto ripeterla una dozzina di volte. Infine il nostro povero amico cadde in convulsioni, che si LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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rinnovarono a brevi intervalli fino alla morte, avvenuta quella sera stessa.
La sua morte e il modo con cui avvenne mi colpirono profondamente. Per 59
anni era stato, per mio marito e per me, un vero amico, ed entrambi ne piangemmo sinceramente la perdita. Tutto ciò, insieme ad altri affanni, influì gravemente sulla mia salute e i medici consigliarono il mio immediato ritorno in Inghilterra. Quando un ufficiale muore in India, si usa vendere all’asta i suoi effetti personali di minor valore. Prima che questo avvenisse, mio marito mi chiese se c’era qualche cosa, appartenuta a John Powles, che desiderassi avere per suo ricordo. La scelta che feci fu curiosa. Egli aveva posseduto una cravatta di seta verde scuro, che era la sua preferita, e, quando si consunse, mi offrii di rivoltargliela facendola diventare come nuova. Dopo che l’ebbe portata tanto a lungo da conciarla peggio di prima, gliela rivoltai una seconda volta, con grande divertimento di tutto il reggimento. Quando mi fu chiesto di scegliere un suo ricordo, dissi: «Datemi la sua cravatta verde», e la portai con me in Inghilterra.
Il viaggio di ritorno in patria fu terribile. Soffrivo mentalmente e fisicamente a tal punto che non posso pensare a quel tempo senza rabbrividire. La morte di John Powles, naturalmente, accresceva la mia pena, e, per tutti i mesi che durò il viaggio per mare, sperai e attesi che il suo spirito mi apparisse. Con la forte fede nella possibilità del suo ritorno in terra - o meglio dovrei dire con la mia forte fede nella mia fede - restavo sveglia notte dopo notte, pensando di vedere l’amico perduto, che mi aveva tante volte promesso di tornare a trovarmi. Gli gridai perfino di apparire e di dirmi dove fosse e che cosa facesse, ma non udii né vidi assolutamente nulla. Tutto in me taceva. Solo dieci giorni dopo essere arrivata in Inghilterra diedi alla luce una bambina, e, quando mi fui in qualche modo ripresa di forze e di spirito -
quando ebbi superato la debolezza fisica e l’eccitabilità nervosa a cui la maggior parte dei medici avrebbe attribuito qualsiasi visione o suono misteriosi che avessi potuto sperimentare - allora cominciai a sapere e a sentire che John Powles era di nuovo con me. Non lo vedevo, ma avvertivo la sua presenza. La notte solevo rimanere sveglia e tremante nella consapevolezza che egli sedeva al mio capezzale, e non riuscivo a penetrare il silenzio che ci divideva. Spesso lo incitavo a parlare, ma appena un suono basso e sibilante giungeva alle mie orecchie, avrei voluto gridare di terrore e fuggire dalla stanza.
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