Io rivendico gli stessi diritti a 9

essere creduta. Ho un nome molto conosciuto, una pubblica reputazione, un discreto cervello e due occhi acuti. Quello di cui sono stata testimone possono osservarlo anche altri, con una eguale assiduità e una eguale perseveranza.

Sarebbe necessario un viaggio intorno al mondo per vedere tutto ciò che videro i proprietari del «Sunbeam». Sarebbero necessari tempo, fatica e denaro per vedere quello che ho visto io, e per taluni, forse, non ne varrebbe la pena. Ma, se io ho viaggiato nel Mondo Controverso (in cui così pochi realmente credono e di cui molti hanno una terribile paura) e ne sono adesso tornata per narrare quello che ho visto laggiù, nessuno ha il diritto di non credermi più che non abbia quello di non credere a Lady Brassey. Il fatto che il pubblico in genere non si sia mai avventurato nell’Africa centrale non è una ragione per escludere che Livingstone vi sia andato; il fatto che il pubblico in genere non abbia visto (e non si sia curato di vedere) quello che ho visto io, non è un argomento contro la verità di ciò che scrivo.

Per coloro che credono nella possibilità di comunicare con gli spiriti disincarnati, la mia storia sarà interessante, forse, avendo a che fare, in notevole misura, con la vessata questione dell’identità e del riconoscimento.

Per quella parte più materialista dell’umanità che può considerarmi non più sciocca dei rimanenti trentotto milioni di abitanti della Gran Bretagna, essa può mostrare una nuova fonte di ricerca e di indagine. Quanto a quella genìa di persone che non hanno né curiosità, né immaginazione, né desiderio di sperimentare personalmente ciò che non possono accettare sulla sola testimonianza di altri, non ho mai avuto, né avrò mai, qualcosa in comune con

loro. Sono quelli che ti chiedono con un grazioso sorriso se Irving ha scritto La carica della Brigata leggera e dicono che il Sardanapalo di Byron è molto bello ma non divertente come I nostri ragazzi.

LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat

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Prima di mettermi seriamente al lavoro, vorrei notare che non tutti sanno che mio padre, il defunto capitano Marryat (1), non solo credeva nei fantasmi, ma li vedeva egli stesso. Sono lieta di poterlo affermare come introduzione alle mie proprie esperienze.

(1) Il capitano Frederick Marryat ebbe una notevole popolarità verso la metà del secolo scorso come scrittore di romanzi di avventure marinare (U.D.).

Forse la facilità con cui queste manifestazioni mi si sono presentate è un dono che ho ereditato da lui; in ogni modo sono contenta che egli abbia condiviso con me la fede e la capacità di una seconda vista. Se non ci fosse altra ragione per spingermi a riferire ciò di cui sono stata testimone, questa 10

circostanza me ne darebbe il coraggio. Mio padre non era come i suoi intimi amici Charles Dickens, Lord Lytton e tanti altri uomini di genio, interiormente tesi, nervosi e ricchi di immaginazione. Non credo che mio padre avesse un temperamento «nervoso», e penso che la sua fantasia fosse molto limitata. Quasi tutte le sue opere sono fondate su sue esperienze personali. Il suo forte consisteva nella vivace descrizione di ciò che aveva visto. Possedeva una meravigliosa capacità di tradurre i suoi ricordi in un linguaggio vivo ed efficace, e la vera ragione per la quale i suoi libri sono oggi popolari quasi quanto lo furono all’epoca in cui vennero scritti, è che sono storie veridiche di quel tempo. In esse vi è ben poco di inventato. Il suo corpo era solido e muscoloso come il suo cervello. Il suo coraggio era indomito: il suo coraggio fisico come quello morale (come molti ricordano amor oggi per la loro esperienza personale) e la fermezza della sua fede su molti argomenti non sono un segreto. Quello che sto per riferire, dunque, non capitò a un sentimentale eccitabile, nervoso e malaticcio, e ripeto di essere orgogliosa di avere ereditato le sue tendenze costituzionali e la sua solidità di giudizio.

So che mio padre poteva raccontare un gran numero di fatti soprannaturali (come vengono solitamente chiamati) che gli erano occorsi, ma mi limiterò a riferire solo quelli che, per lo meno, si presentano come coincidenze molto notevoli. Nella mia opera Vita e lettere del Capitano Marryat riporto un aneddoto che fu registrato nel suo «brogliaccio» privato e fu poi trovato nelle sue carte. Aveva un fratello minore, Samuel, a cui era molto affezionato e che morì improvvisamente in Inghilterra mentre mio padre, al comando della nave di Sua Maestà Larne, era impegnato nella prima guerra birmana. Tra i suoi uomini scoppiò lo scorbuto, e gli fu ordinato di portare il suo vascello a Palu Pinang, per alcune settimane, onde ristorare i marinai con frutta fresca e verdure. Una notte, mentre mio padre era coricato nella sua cuccetta, al largo LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat

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dell’isola, con un brillante chiaro di luna tropicale che illuminava tutto come di giorno, vide aprirsi la porta della cabina, e suo fratello Samuel entrò avvicinandoglisi tranquillamente.