Giovanni Vialis freme nell’incontrare lo sguardo del suo ministro, che sa tutto. Il giovane l’indovina, senza che l’altro abbia parlato. Lo segue. Il vento del disastro ha già disperso il maggior numero. degli astanti di poco prima, alcuni partiti in fretta per diffondere la notizia, altri preoccupati già di disertare da una nave che affonda. Le carrozze dei ministri sono nel cortile. Vialis sta per salutare, accommiatandosi dal suo superiore. Questi, dallo sportello aperto, gli ordina, con un cenno imperioso, di salire con lui, e, quando la carrozza si mette in moto, sogghigna con un accento di atroce ironia:
- Complimenti, signor Vialis! Avete puntato pro e contro… Ottimo giuoco! Soltanto… - e non rideva più - non è affatto onesto!
Era visibile che quell’uomo non si dominava più. Il suo capo- gabinetto, in quel momento, rappresentava per lui il disastro nel quale tutte le ambizioni della sua vecchiaia erano crollate ad un tratto! Siccome esse erano al servizio di ciò ch’egli giudicava il bene pubblico, l’uomo di Stato soffriva meno per la sua ferita personale, che non per la sventura - certa, secondo lui - che colpiva il suo paese. E un’indignazione di buon cittadino ruggiva nella sua voce, mentre continuava:
- Sciagurato! Come hanno potuto prendere anche voi, anche voi, anche voi?… E cosa vi hanno promesso?
- Ma vi assicuro… - balbettava Giovanni, con voce soffocata dalla sorpresa.
Egli s’aspettava degli aspri rimproveri, - ma quel sospetto, no! Era troppo atroce!
- Non mi dite che la smarriste, quella lettera! - interruppe il ministro, la collera del quale andava crescendo. - Non mi dite che ve la rubarono!… Se fosse vero, ve ne sareste accorto. Oh! siete diligente, voi!.
Di nuovo, egli ricorreva ad una crudele ironia, nel fare, di una delle buone qualità che riconosceva nel giovane, un motivo di più per assalirlo:
- Sareste venuto ad avvertirmi immediatamente. Si possono ricomprare, i documenti di quel genere! Anzi, vengono rubati soltanto da chi vuol rivenderli! Io vi avrei perdonato; lo sapete benissimo. Avevo tanta affezione per voi! Tanta fiducia in voi!…
- Dunque, credete… ? - disse Vialis, a cui continuava a mancare il respiro.
- Credo a quello che ci ha telefonato il duca di Colombières. Egli era sicuro del successo… Quel documento è stato causa della sua sconfitta… ed io ho dovuto udire, nel Consiglio, parole quali non mi erano mai state dette! Infatti, signor Vialis… - e la sua mano robusta scuoteva duramente il braccio della sua vittima, - infatti, per tutti, il mio capo- gabinetto ed io siamo la stessa persona. Io sono responsabile delle sue colpe. Per il duca di Colombières, l’ho data io agli avversari, quella lettera, poiché l’ho affidata ad una persona indegna! – (E, mentre l’altro voleva protestare): - Insomma, confessate! Confessate, dunque! Non è possibile, capite?, non è possibile che quella lettera vi sia stata rubata, e che abbiate taciuto!… D’altronde, laggiù… (Aveva cessato di stringere il braccio del giovane per indicare con un gesto furibondo, dal finestrino della carrozza, la direzione del palazzo di Piazza Beauvau). Laggiù, eravamo poco fa in dieci, tutti uomini di cuore e d’onore, a commentare i telegrammi relativi all’elezione dell’Alta Loira e a quella manovra dell’ultimo momento, a quella pubblicazione di lettera che assassinava il nostro candidato! Ora andate a domandare ai miei colleghi che cosa pensino di voi! Infatti, sono stato costretto a nominarvi, per difendere il mio onore. Il mio Onore!
Egli ripeté ancora: “il mio onore! E, come preso dal delirio, come pronto a percuotere, soggiunse:
- Basta! Andatevene!…
Aveva afferrato il tubo acustico per gridare al cocchiere: “Fermate!” Giovanni Vialis tentò di parlare, ancora, per l’ultima volta… Poi, con un gesto di disperazione, aprì lo sportello e saltò nella via.
Uno dei migliori fisiologi del nostro tempo, il professor Widal, ha creato la parola emoclasi per caratterizzare uno squilibrio d’umori, il cui principale fenomeno consiste in un subitaneo scoppio di certi globuli del sangue in certe condizioni e sotto certe influenze. Non si ha forse nell’ordine mentale, e per effetto delle grandi commozioni, un fenomeno analogo, una vera psicoclasi, si potrebbe dire, che è come uno scoppio interno di tutti gli elementi di cui si compone il nostro essere: intelligenza, sensibilità, volontà? Il timor panico è un fatto di psicoclasi. L’amore che nasce improvvisamente è un altro fatto dello stesso genere. Il sentimento d’un disastro irreparabile nella vita privata l’annunzio d’una morte, di una rovina, di un disonore specialmente, può produrre in un individuo predisposto un uguale scompiglio di tutto l’essere, e demoralizzarlo, altra parola efficacissima, ammirata da Napoleone. L’energia di quell’individuo si dissolve e non è più capace di reagire. E appunto allora, se l’atavismo depose in lui l’impulso al suicidio, che è la più inspiegata e la più terribile eredità, l’idea di sfuggire, mediante la morte volontaria e immediata, ad un dolore intollerabile, sorge dalle profondità incoscienti dell’anima. Appena apparsa, quell’idea suole realizzarsi in un gesto quasi automatico, tanto improvviso da sconcertare tutte le previsioni. Il padre di Giovanni Vialis, quando, nel passato, aveva detto di suo figlio: “Bisogna virilizzarlo”, aveva pensato al proprio fratello, il cui atto disperato, era da lui attribuito ad una improvvisa debolezza di carattere. Infatti, egli non aveva mal constatato in sé stesso quell’impulso che però aveva già determinato il suicidio d’un prozio materno e quello di due cugini. Quell’eredità aveva dormito ugualmente in Giovanni, a cui, da molto tempo, la vita non si era mostrata in alcun modo severa. Essa si ridestò ad un tratto sul marciapiede del Viale dei Campi Elisi. mentre Giovanni guardava allontanarsi, sotto la pioggia, la carrozza del suo superiore.
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