Egli ha diritto di dirvi che non ha commesso l’azione che voi, dal canto vostro, avete avuto diritto di rimproverargli. E’ vero: egli doveva, poiché l’onoravate della vostra fiducia, non avere l’imperdonabile leggerezza di lasciare in una cartella da scrittoio - nella quale poteva esser presa, e fu presa - quella lettera la cui pubblicazione ha determinato il disastro del Puy. Dopo il furto di quella lettera, egli avrebbe dovuto correre da voi, che eravate stato tanto buono per lui, e confessarvi il suo fallo. Ebbe invece troppa vergogna, e - perché non ve lo direbbe, in questo momento della suprema verità? - troppo timore, anche, di una collera come quella che avete avuto poco fa e che egli non si permette di rimproverarvi. Tutte le apparenze sono contro di me. Ho un modo solo per provarvi che non sono un traditore, e consiste nel mostrarvi, - cosa di cui non potrete dubitare, - ch’io non sopporto la perdita della vostra stima. Non posso giustificarmi per mezzo di testimoni, ma la morte è appunto una testimonianza. Un uomo che non può accettare il disonore, non commise un’azione disonorante. Io non vi ho tradito. Sono stato tradito, io, da un amico di gioventù, del quale vi do il nome perché possiate controllare la mia sincerità, mediante una inchiesta. Quel miserabile si chiama Marcello Faugières. È avvocato alla Corte d’appello, e abita in via GayLussac, 12. D’altronde affermo ancora che un moribondo non mentisce, ed è appunto un moribondo, che vi scrive; è un moribondo, che vi prega di avere per coloro che lascia, - sua moglie e suo figlio, - la stessa benevolenza che aveste sempre per lui, prima della severità di questa mattina. Vi ripeto che capisco che era legittima quella severità. Ora non più, e lo sapete. ”
Trascorsero parecchi minuti di un orribile silenzio. Vernat, ritto ora fra il morto e la vedova, si preparava a trattenerla, se un nuovo slancio di disperazione l’avesse precipitata di nuova sul cadavere. Che cosa contenevano quelle due lettere, per effetto delle quali ella rimaneva come pietrificata?..
- Devo andare! – disse ella infine, - e subito!
Rimetteva già le lettere nelle loro buste, con un gesto febbrile, con uno sguardo selvaggiamente risoluto, ripetendo: “Subito! Subito!”
- Ma dove? - domandò il dottore.
- Al ministero.
- S’è ucciso per un errore commesso nell’esercizio delle sue mansioni… - pensò Vernat. - Come sarà accolta, questa povera donna, e che farà?
Poi, ad alta voce:
- La mia carrozza è davanti alla porta, signora, a vostra disposizione. Se permettete, vi accompagnerò.
- Siete molto buono, dottore… - disse ella.
- Così non sarò sola!…
E non ebbe una parola di stupore al vedersi accanto quel medico che non aveva chiamato, né gli rivolse alcuna domanda. Ciò dimostrava che la sua estrema disperazione confinava veramente con la pazzia. Dal mondo esterno, non riceveva più, ormai, altre impressioni che quelle che avevano relazione col suo dolore.
- Ma prima, devo dare un bacio a mio figlio… riprese.
E mentre si voltava per uscire, si vide in uno specchio, con delle macchie di sangue sul viso.
- Ah! - gemette, dopo un grido d’orrore. - Non deve vedermi così, il mio piccino!
Uscì, seguita dalla cameriera, mentre Vernat diceva all’inquieto Bourrachot:
- Ha pensato a suo figlio. Spero che stia per riaversi. Ma ci sono delle formalità necessarie: anzitutto, la dichiarazione al Municipio. Andate voi, a farla… Correte! Venisse almeno il commissario di polizia prima del ritorno della signora! Si tratta di evitarle nuove emozioni, che potrebbero essere pericolose…
- Oh! - fece il domestico, visibilmente rasserenato dalla speranza manifestata dal medico. - La signora è piena di coraggio, al pensiero di a vere un dovere da compiere! Avete visto, signor dottore, quando le avete data quella lettera… Però, - soggiunse, - ha ragione! Il signor Vialis non avrebbe dovuto fare una cosa simile! Quando egli entrò nella politica, dissi a mia moglie: “Il signore non è fatto per queste cose… Si agita troppo per dei nonnulla!”
L’aspetto della vedova, quando ella ricomparve, giustificò le parole di Bourrachot. Dal suo volto, ancor più pallido di prima, ma risoluto, le tracce sinistre erano scomparse. Ella aveva avuto l’energia d’indossare già una veste nera, un mantello nero, di mettersi dei guanti da lutto. La sua bocca serrata, la tensione dei suoi lineamenti delicati, la fissità de’ suoi occhi azzurri dicevano abbastanza che persisteva in lei la febbre interna, domata però da quella volontà del dovere che Vernat aveva eccitata per caso.
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