Nell’andarsene, mi ha detto che si era scordato di avere un appuntamento.
- M’ha aspettato nello studio?
- Sì, nello studio. Diamine! Siccome si trattava del signor Faugières, ho pensato… Vedo che il signore sembra molto contrariato, ora…..
- Io? - disse Giovanni. - Ma niente affatto!
In realtà, egli era stato scosso violentemente da un brivido che gli soffocava la voce.
Il domestico non osò insistere né scusarsi di più; ma, ritornato da sua moglie, le disse:
- Credo di aver commesso una sciocchezza! - E dopo averle raccontata la visita di Faugières, la sua improvvisa uscita dallo studio, la visibile contrarietà del padrone: - Eppure, sono molto amici! - concluse.
- Oh! non tanto! - rispose giudiziosamente la moglie di Giovanni Bourrachot.
- Se fosse così, la signora, che vede soltanto con gli occhi del signore, manifesterebbe dell’amicizia per quel Faugières. A me pare, solo dal tono con cui la signora pronuncia il suo nome, che ella lo detesti, o quasi…
Lo spirito d’osservazione dei domestici è, per certe sfumature, infallibile quanto quello dei fanciulli. Maria Vialis provava infatti, nelle sue relazioni con Marcello Faugières, una specie di disagio che suo marito subiva ugualmente. Nell’amicizia, la reciprocanza delle impressioni non è sempre cosciente, ma è costante. Un amico, invidiato dall’amico, come Giovanni Vialis era invidiato dal suo compagno di collegio, non si confessa che quell’amico l’invidia, ma indovina quella segreta ostilità. La fiuta. Ne è infastidito, spesso senza ammetterlo. E poi, c’è, nelle differenze radicali del pensiero su certi punti essenziali, - la religione, la politica,- un principio d’antipatia che può nascondersi sotto le effusioni della cordialità. Questo principio di antipatia è sempre presente, irriducibile. Per quanto Giovanni Vialis volesse essere tollerante, le opinioni rivoluzionarie di Faugières l’offendevano. nel suo essere più segreto. Specialmente da alcuni mesi un oscuro lavorio d’avversione, verso il compagno di studi e dell’esercito della Loira, andava compiendosi in lui. Egli ne provava rimorso e se ne puniva con un raddoppiamento di gentilezza che poi si rimproverava come un’ipocrisia. Ma se non l’avesse avuta, quell’avversione, avrebbe forse pensato immediatamente, e con tanta certezza dopo la rivelazione del domestico circa la presenza di Faugières nello studio:
- “Marcello mi ha rubata la lettera e se ne servirà. Ma come?”
Andare direttamente dall’amico traditore, senza indugio; strappargli la confessione del furto; esigere la restituzione del documento, o, se rifiutasse, comprendere almeno le sue intenzioni… Questo il più saggio, questo l’unico mezzo per uscire da una incertezza che non aveva alcun altra via d’uscita. Un energico non avrebbe esitato. Ma la prospettiva dei conflitti duri e decisivi, come doveva essere quello, ripugna agli emotivi, che allontanano indefinitamente l’ora di agire e si divorano in silenzio. Giovanni Vialis, nervosissimo per temperamento (e ciò s’indovinava dalla finezza delle sue estremità, dalla mobilità della sua fisionomia, dai suoi grandi occhi neri troppo espressivi in un viso d’una delicatezza di lineamenti quasi femminea), era stato come sensibilizzato dall’atmosfera troppo dolce, troppo costantemente tenera della sua vita coniugale. L’avvicinarsi di una spiegazione violenta con Faugières avrebbe angosciato quell’essere ansioso, per quanto egli potesse essere sicuro di avervi la parte migliore. Ma non ne era il caso. Se l’altro aveva commesso quell’indelicatezza - e l’aveva commessa, - l’avrebbe giustificata col suo diritto d’impedire una bassa manovra. Ma come? Questa domanda gli s’imponeva di nuovo. Coricato, ora, accanto a sua moglie addormentata, Vialis cercava di rispondere a sé stesso. Vedeva coll’immaginazione Faugières già intento a scrivere a Grangier, per minacciarlo di divulgare la lettera se non avesse ritirata la sua candidatura. Che avrebbe fatto, Grangier? Avrebbe avvertito della cosa la prefettura del Puy, la quale ne avrebbe avvertito il ministro. Ora se quest’ultimo doveva essere informato, bisognava che lo fosse da lui, Vialis, primo colpevole. Ma che scena, dover confessare al suo capo la sua storditaggine e le conseguenze di essa! Bastò questo pensiero a turbarlo a tal segno da impedirgli di dormire fino al mattino! Gli sembrava di vedere l’uomo di Stato in atto di ascoltarlo, con quella maschera autoritaria che rivelava nell’ex- padrone d’officina l’abitudine al comando. I rapporti di lui con Giovanni erano singolari.
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