- Come farò io? - chiese zio Pretu.

- Ed io come farò? - disse zio Chircu. - La libertà è bella cosa, e poi riavrò la fama, ma ora sono vecchio, non potrò più lavorare; non potrò più vivere, non ho nessuno.

- Ti daranno qualche cosa.

- Ed io l’elemosina non la voglio. Perché non mi dici dov’è la tua brocca? -

disse poi con un triste sorriso, un po’ ironico.

Il volto di zio Pretu s’illuminò.

- Ebbene, sì, perché no? Tu sei un povero. Ebbene, sì, te lo dirò, ci avevo pensato. Ma mi ricorderai nelle tue preghiere.

- Ah, io non ricordo più le preghiere! - esclamò zio Chircu colpito. - Io mi sono dimenticato di Dio, ma Dio non si è dimenticato di me. Mi ha solamente provato, ma io sono vissuto come un ebreo.

Il giorno della partenza zio Pretu gli disse dov’era nascosta la sua brocca. Si separarono tristemente: quello era l’ultimo dolore di zio Pretu, ma il vecchio provava un po’ di consolazione, pensando che, prima di morire poteva far del bene ad un povero sul quale Dio aveva gravato la sua mano. Anche zio Chircu partì tranquillo, pensando alla sua fama riacquistata e al suo avvenire assicurato.

Giunto al suo paese gli si fecero molte elemosine, con le quali poté vivere qualche tempo. Egli pensava sempre alla brocca del vecchio condannato, ma non poteva ancor recarsi a ricercarla perché si sentiva debole, incapace di fare un lungo cammino, e prima bisognava che si rafforzasse. Nei primi tempi del suo ritorno gli si fecero copiose elemosine, e dimostrazioni di affetto; ma a poco a poco gli abitanti del paese si abituarono a vederlo, lo trascurarono e lo dimenticarono.

Egli allora si mise in viaggio e andò a cercare la brocca: il cuore gli batteva forte nel riconoscere i luoghi dove aveva vissuto prima della sua disgrazia.

Molti dei boschi erano stati diradati; alcuni spiantati del tutto; ma fra i sambuchi del ruscello tremolava ancora il chiù chiù degli uccelli palustri, dalle macchie di lentischio saliva la nota lenta ed eguale del cuculo, e quelle voci ricordavano al vecchio Barabba tante, tante cose lontane.

Una melanconia misteriosa lo stringeva: pensava come era diventato cattivo dopo quel tempo lontano, e come aveva disperato nella misericordia divina. Pensava a zio Pretu, e si domandava istintivamente se non era migliore di lui quell’uomo che aveva commesso il delitto e lo espiava con rassegnazione e con atti di bontà.

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Ah no, non era possibile che ritrovasse la brocca, non lo meritava, perché aveva troppo peccato, troppo disperato! Poi si pentiva di disperare ancora, e pregava, e ripigliava il cammino con più lena.

Arrivò verso sera al luogo indicatogli dal vecchio condannato: era un boschetto di pioppi, in sito assai deserto e lontano da ogni centro abitato. La notte calava limpidissima, scintillante di pure stelle; i pioppi si slanciavano in aria, sui lunghi fusti chiari, come enormi fiori argentei: dal suolo molle di foglie saliva un’umida e indistinta fragranza.

Zio Barabba avea portato seco una piccola zappa: la trasse di sotto il suo gabbano e frugò lungamente per terra, in cerca di un manico qualsiasi, che le adattò. Poi attese il sorgere della luna. Intanto il cuore gli batteva forte; si trattava di tutto il resto dei suoi giorni, da trascorrere nella più oscura miseria, se gli veniva meno l’aiuto di Dio. Si sedette per terra e nascose il volto fra le mani.