Lontane praterie, pascoli, linee di messi, chiudevano l’orizzonte: una lista d’acqua, fra sambuchi e tamerici brillava in lontananza.

Le rondini passavano, fischiando come dardi da una inferriata all’altra della chiesa: e un vecchio custode tesseva stuoie di giunco, seduto all’ombra del primo portone.

I due servi s’avvicinarono, si fecero il segno della croce, e salutarono il custode.

Costui rispose al saluto, senza alzarsi, senza smettere il lavoro.

- Che chiesa è questa? - chiese Ghisparru, curvando il suo testone dai capelli grigi arruffati. E stette a guardar bene attraverso i due portoni in fila, spalancati.

- Santu Juanne Battista, fratello di Dio - rispose il custode, facendosi il segno della croce.

- Ci fate vedere?

- E perché no?

Il vecchio s’alzò, depose accuratamente per terra i fasci di giunco verde, odoranti di frescura palustre, e condusse i due uomini in chiesa.

Era una chiesa piuttosto ricca, con pavimento ed altare di marmo, con qualche rozzo affresco, dal quale Dio appariva come un vecchione, con una gran barba bianca, seduto sulle nuvole.

Sull’altare un grazioso San Giovanni biondo, vestito come un sardo pellito, benediceva sorridendo.

I tre uomini s’inginocchiarono, poi cominciarono a girar per la chiesa, fresca, pulita, luminosa.

Le rondini passavano rapide sotto la vôlta, volando da una finestra all’altra, e riempiendo la chiesa di gorgheggi.

Il vecchio custode spiegava qua e là qualche cosa ai due paesani. Sembrava, così piccolino com’era, in maniche di camicia, con larghe brache d’orbace, strette alla vita da una cintura di cuoio, col capo calvo coronato appena sulla nuca da pochi riccioli argentei, e una corta barba bianca intorno al volto calmo, sembrava, dico, un vecchio apostolo di Rubens.

Ghisparru, per parte sua, tornato davanti all’altare, trovò che anche il piccolo San Giovanni rassomigliava a qualcuno.

- Di’, Bellia, - disse, urtando un po’ il compagno, - a chi rassomiglia quel Santo?

L’altro sollevò il volto e guardò bene.

- Un piccolo agnello nero…

- Va! Va! A un cristiano!

- Non lo so.

- A Giame - mormorò Ghisparru con rispetto.

- Chi è Giame? - domandò il custode, sollevando il viso.

Anche Bellia tornò a guardare il Santo, e disse:

- Il figlio del padrone. Costui gli è balio (marito della balia), e tutte le cose belle che vede le rassomiglia a lui. Aspetta, aspetta, bello mio, quando torna dallo studio ti porrà il piede… dietro, e ti caccierà via. Eh! Eh!

Ghisparru non rispose. Tornò a inginocchiarsi, pregò un poco, e poi uscì fuori.

Ritornati nel primo cortile, i due servi chiesero al custode chi aveva fondato la chiesa, e se era molto ricca, e quanto a lui davano di paga.

Il vecchio raccontò una lunga storia, d’una dama che aveva i demoni in corpo, e che andava a cavallo, di notte, per le campagne, come una fantasima. E questa dama, chiamata donna Rofoela Perella, era molto devota, e andava sempre in chiesa, ma all’ora della benedizione doveva uscir fuori perché altrimenti smaniava e urlava, e batteva la gente con forza da leone. Era andata persino a Roma, ma neppure il Papa aveva potuto scacciarle i demoni. Allora, essa aveva 18

fatto un voto, di edificare cioè e dotare una chiesa se guariva. E una notte, cavalcando, tutto ad un tratto gli spiriti maligni l’avevano abbandonata.