Essa smontò da cavallo, si gettò per terra, baciò le pietre, e promise di edificare in quel sito una chiesa a San Giovanni Battista, del quale era assai devota.
Ora la chiesa possedeva terre, denari, rendite, armenti. Molte offerte venivano fatte al Santo. Inoltre ogni anno, in autunno, il custode partiva con un cavallo carico di bisaccie, e sul braccio portando una nicchia di legno e vetro con entro una statuetta del Santo. E andava pei villaggi, chiedendo la santa elemosina.
Le pie donne del Nuorese davano danari, cera, lana, frumento: in Barbagia le bisaccie venivano colmate di noci, fagiuoli, castagne: in altri luoghi i devoti offrivano formaggi, olio, miele, bestiame. Tutta questa roba si vendeva, e così ogni anno aumentavano le ricchezze del Santo, i suoi terreni ed i suoi armenti.
I due servi ascoltavano a bocca aperta, specialmente Ghisparru.
- E a voi cosa vi danno?
- A me? Nulla - disse il custode. - Vivo dell’elemosina speciale che i pellegrini e i devoti mi fanno.
I due si guardarono: poi trassero ciascuno una monetina, e gliela porsero.
- Una per me, una per il Santo - disse il vecchio, baciando le monete.
- Come vi chiamate? Non avete figli?
- Chi non ha moglie non ha figli. Io mi chiamo Juanne Battista (si fece il segno della croce), figlio di Dio e di Sant’Antonio [1]. E voi chi siete? Dove andate?
- Noi siamo servi di Antonio Dalvy di D… - disse Bellia, con certa boria. -
Andiamo in cerca di puledri e giumente, che il nostro padrone compra.
Il vecchietto sollevò gli occhi.
- Oh? Io ho una giumenta! Volete comprarla?
- Come l’avete?
- Come l’ho? Come si hanno le cose del mondo.
- Non sia raspis, raspis! - disse Bellia, facendo ondeggiare e poi piegando le dita della mano destra [2]. E rise.
- Tu possa fare il riso della melograna [3] - gridò indignato il vecchietto. -
Me l’hanno data, la giumenta. L’anno scorso è venuto alla festa un signore ricco, ricco. Era alto così, come me e te sopra di me, con una barba lunga che pareva un fascio di raggi di sole. E gli occhi in colore del cielo. Era un signore che è sardo, ma vive in terra ferma anzi fuori del regno (forse era il Marchese di Mores). Basta, si divertiva molto e guardava ogni cosa con tanto d’occhi, e ballava, e beveva poi! Basta, aveva questa giumenta, la vedrete, e s’è messo a correre con gli altri cavalli, ed ha vinto il premio. Basta, mi si è avvicinato, e mi ha detto qualche cosa in lingua che io non comprendevo. Io m’inchinavo e lo salutavo. Poi mi ha detto qualche altra cosa.
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