E scoperchiò la paniera dei dolci, mise tutto in iscompiglio: era tutto rosso, con la barba scarmigliata, il corsetto slacciato.

La moglie s’adirava fra di sé, ma per non scomporsi non lo guardava neppure, tutta intenta, in apparenza, a complimentar la dama.

Giame osservava ogni cosa.

Il priore li invitò alla cena che doveva farsi dal cappellano, e non ammise né repliche né ringraziamenti. Diceva:

- Bisogna esser uomini. Bisogna mangiare, bere, accettare gli inviti. Bisogna mostrarsi gente di mondo, bisogna esser uomini.

Per mostrarsi gente di mondo, i Dalvy dovettero accettare l’invito.

Intanto venne il cappellano in persona, poi vennero altri due o tre paesani: e tutti volevano portar di qua e di là i Dalvy, coprendoli di gentilezze, senza conoscerli neppur di nome.

- Bene, - disse Giame, sfuggendo un momento la compagnia, - vado e torno subito.

Andò in cerca del servo. Cadeva una divina sera stellata: i rumori svanivano nell’aria fragrante; parte della folla erasi sbandata fra le macchie, stroncando e trascinando rami di lentischio per fare il fuoco di San Giovanni davanti al portone.

- Ghisparru, - disse Giame, trovato il servo, - noi siamo invitati a cena. Mia madre dormirà presso la prioressa. Tu cena col custode. Da’ attenzione ai cavalli.

E s’indugiò un momento, davanti al limpido orizzonte, pensando la poesia solitaria della brughiera, non profanata dalla folla.

A poco a poco un certo silenzio si fece intorno, dentro i cortili. La folla cenava.

Ghisparru e zio Juanne Battista infilarono un intero formagello in uno spiedo di legno, e lo arrostirono a fuoco lento. Poi il servo prese dalla bisaccia dei padroni anche il vino, le spianate (focaccie) lucenti come avorio, il burro ed il sale. E cenarono.

- Ha molti figli, il tuo padrone? - chiese il custode.

- Questo e due figlie maritate con ricchi cavalieri.

- Sono molto ricchi?

- Ricchi come il mare. Ah, sì, ricchi! E il padrone ha cominciato da nulla, sapete? Andava pei paesi, comprando pelli d’agnello;

- Chi ha volontà, - disse saggiamente zio Juanne, - dalle pelli d’agnello fa pelli di leone. E quello è il tuo figlio di latte?

- Il mio figlio di latte.

- È un dottore, non è vero?

- È un dottore.

Per un po’ il servo, che pareva preoccupato e triste, tacque; poi s’animò e cominciò a parlar di Giame con entusiastico affetto.

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- Sì, - riprese, - è un dottore! Ma che credete che sia vecchio? Ha ventidue anni soltanto.