— Ebbene, non lo sarete; ma cerchiamo di mettere insieme una risposta per vostra madre…

Ci accordammo su alcune idee. Ella scrisse e mi fece leggere la lettera che anche quella volta mi parve eccellente.

Intanto mi fecero parlare con il direttore spirituale della casa, mi mandarono il dottore che aveva tenuto la predica alla vestizione, mi raccomandarono alla madre delle novizie, incontrai il vescovo d’Alep; dovetti sostenere alcune discussioni con delle pie donne che s’immischiavano dei fatti miei senza che le conoscessi. Erano abboccamenti continui con monaci e preti. Venne mio padre, mi scrissero le mie sorelle, per ultima si fece viva mia madre: resistei a tutto. Nel frattempo fu deciso il giorno della professione dei voti; nulla fu trascurato per ottenere il mio consenso, ma quando si vide che era inutile sollecitarlo, si scelse il partito di farne a meno.

Da quel momento fui rinchiusa nella mia cella, mi fu imposto il silenzio, fui isolata da tutti, abbandonata a me stessa. E vidi chiaramente che erano decisi a disporre di me senza di me. Non volevo pronunciare i voti: questo almeno era sicuro, e tutti i terrori veri o falsi che volevano incutermi di continuo non riuscivano a far vacillare la mia decisione. Tuttavia ero in uno stato pietoso. Non sapevo quanto potesse durare, e se fosse venuto a cessare, sapevo ancor meno quello che poteva accadermi. In mezzo a tante incertezze, scelsi un partito, signore, che giudicherete come meglio crederete.

Non vedevo più nessuno, né la superiora, né la madre delle novizie, né le mie compagne. Feci avvertire la prima e finsi di adeguarmi alla volontà dei miei genitori, ma il mio proposito era di far terminare in maniera clamorosa quella persecuzione e di protestare pubblicamente contro la violenza che intendevano usare contro di me.

Dissi dunque che erano padroni della mia sorte, che avrebbero potuto disporre a loro piacimento, che dal momento che esigevano che facessi professione, l’avrei fatta.

Allora la gioia si diffuse in tutta la casa, le carezze ricominciarono con tutte le lusinghe e tutte le seduzioni. «Dio aveva parlato al mio cuore. Nessuna più di me era fatta per lo stato di perfezione. Era impossibile che ciò non accadesse, tutti se lo erano sempre aspettato. Non si adempiono i propri doveri con tanta edificazione e costanza, quando non si è veramente chiamate. La madre delle novizie non aveva mai visto in alcuna delle sue allieve una vocazione più manifesta. Era assai sorpresa dal capriccio che mi era preso, ma aveva sempre detto alla nostra madre superiora che 12

occorreva tener duro e che sarebbe passato; che le monache migliori avevano avuto di quei momenti; che erano suggerimenti dello spirito maligno il quale raddoppiava i suoi sforzi quando era sul punto di perdere la sua preda; che ormai stavo per sfuggirgli; che per me non c’erano più che rose; che gli obblighi della vita monastica mi sarebbero parsi tanto più sopportabili in quanto me li ero così ingigantiti; che quell’improvviso appesantimento del giogo era una grazia del cielo che si serviva di tale mezzo per renderlo più leggero…».

Mi sembrava abbastanza singolare che la stessa cosa potesse venire da Dio e dal diavolo, a seconda di come a loro piacesse considerarla. Vi sono molte circostanze simili in religione, e tra coloro che mi hanno consolata, alcuni mi hanno detto che i miei pensieri erano altrettante istigazioni di Satana, altri che erano ispirazioni di Dio.

Lo stesso male viene o da Dio che ci mette alla prova, o dallo spirito maligno che ci tenta.

Mi comportai con discrezione; ritenni di poter rispondere di me. Vidi mio padre.

Mi parlò freddamente. Vidi mia madre. Mi abbracciò.