Vittoria o sconfitta, ecc.
La verità è celata da tutto questo. LA VERITÀ È SEGRETA («Il padre vostro che è nel segreto...»).35 La verità non si manifesta che nella nudità, e la nudità è la morte, vale a dire la rottura di tutti gli attaccamenti che per ogni essere umano costituiscono la ragione di vivere, i familiari, l’opinione altrui, i possessi materiali e morali, tutto.
Platone non dice ma sottintende che per farsi giusti – cosa che esige la conoscenza di sé – bisogna divenire fin da questa vita nudi e morti. L’esame di coscienza esige la rottura di tutti gli attaccamenti che costituiscono la nostra ragione di vita.
E del resto nel Fedone dice esplicitamente:
«Coloro che si applicano come si conviene alla ricerca della saggezza non si esercitano ad altro che a morire ed esser morti ... La morte non è altro che la separazione dell’anima dal corpo ... L’anima di chi cerca la saggezza disprezza il corpo e ne fugge lontano e cerca di essere36 sola con se stessa ... Se vogliamo conoscere37 in maniera pura una cosa, dobbiamo separarci dal corpo e contemplarla con l’anima ... Solo in quel momento, pare, possederemo ciò che desideriamo, ciò di cui ci dichiariamo innamorati,38 la ragione; vale a dire dopo la morte, non finché viviamo. Perché se è impossibile conoscere con il corpo alcunché in maniera pura, delle due cose l’una: o non possederemo mai il sapere, o lo possederemo dopo la morte; perché solo allora, e non prima, l’anima sarà in se stessa, per se stessa, lontano dal corpo. E sembra proprio che finché viviamo saremo tanto più prossimi al sapere quanto meno commercio o unione con il corpo avremo al di là dello stretto necessario; quanto meno saremo colmi della sua natura; quanto più ce ne purificheremo fino a quando Dio stesso non ce ne liberi ... La purificazione consiste nel separare il più possibile l’anima dal corpo, nel disporla e, disposta39 sola con se stessa, senza alcun contatto con il corpo, nel far sì che si raccolga e si concentri; nel farla abitare ora e in futuro, nella misura del possibile, sola con se stessa e come liberata dai vincoli del corpo. Ebbene, questo, il distacco e la separazione dell’anima dal corpo, ha per nome morte». <Fedone, 64 a-67 d>
È pressoché certo40 che la doppia immagine della nudità e della morte come simbolo della salvezza spirituale discende dalle tradizioni di quei culti segreti che gli antichi denominavano misteri. Testo babilonese di Ištar agli inferi.41 Sette porte. Ad ognuna ci si spoglia di qualcosa.
*significato dell’immagine della porta: bussate e vi sarà aperto.*42
Osiride, e quindi Dioniso, morto e resuscitato. – Discesa agli inferi come iniziazione.
Ruolo di questa doppia immagine nella spiritualità cristiana. Morte, san Paolo. Nudità, san Giovanni della Croce, san Francesco.
Se la giustizia esige che durante questa vita si sia nudi e morti, è evidente che per la natura umana si tratta di qualcosa d’impossibile, di qualcosa di soprannaturale.43
Ciò che impedisce all’anima di assimilarsi a Dio mediante la giustizia è anzitutto la carne, riguardo alla quale Platone afferma, sulla scorta degli Orfici e dei Pitagorici: «Il corpo è la tomba dell’anima».44
[Filolao: «Grazie alla testimonianza degli antichi teologi e profeti [sappiamo] che per effetto di un castigo l’anima è legata al corpo e come seppellita in quella tomba»].45
Sul pericolo della carne numerosi testi di Platone.
Platone ha ripreso anche un’altra immagine dei Pitagorici paragonando la parte sensibile e carnale dell’anima,46 sede del desiderio, a una botte che in alcuni ha un fondo, in altri è forata. In quelli che non abbiano ricevuto la luce la botte è forata, ed essi sono sempre intenti a versarvi quanto più possono senza riuscire mai a riempirla.47
Ma un ostacolo peggiore della carne è la società. Immagine terribile a questo proposito. Un’idea d’importanza primaria in Platone, presente in ogni sua opera, che viene nondimeno espressa esplicitamente solo nel passo che segue, per ragioni che il passo stesso spiegherà. Non è mai abbastanza sottolineata la sua importanza.
«“Credi tu forse, come il volgo, che soltanto alcuni adolescenti siano corrotti dai sofisti, e che valga la pena che si parli della corruzione ad opera di alcuni sofisti, di semplici privati?48 Sono proprio quelli che ne parlano i più grandi sofisti: è a loro che si deve l’intera educazione, sono loro a modellare secondo i propri desideri giovani e vecchi, uomini e donne”. “E quando lo farebbero?” dice. “Quando una grande folla” dice Socrate “riunita in un’assemblea o in un tribunale o in un teatro o in un esercito o in qualsiasi altro luogo di raduno di massa biasima oppure loda con gran tumulto parole o atti. Biasimano e lodano all’eccesso, gridano, battono le mani, e le stesse rocce e il luogo in cui si trovano fanno eco e raddoppiano il frastuono del biasimo e della lode”». <Repubblica, VI, 492 b-c>
*Questo sembra specifico di Atene, ma bisogna trasporre. Il seguito del passo dimostra che Platone ha in mente ogni genere di vita sociale senza eccezione. *
«“In simili circostanze quale sarà lo stato del cuore di un giovane? Quale educazione individuale può resistere, può evitare di essere sommersa da quei biasimi e da quegli elogi, di essere trascinata a caso dai flutti? Egli pronuncerà allora cose belle o brutte in conformità al parere degli altri,49 si attaccherà alle stesse cose cui essi si attaccano, diverrà simile a loro”. “Vi sarà costretto in modo possente,50 Socrate”. “Eppure” dice Socrate “non ho ancora parlato della coercizione peggiore”. “Quale?”.
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