“La coercizione che quegli educatori, quei sofisti esercitano su quelli che non riescono a persuadere. Non sai forse che chi non si lascia persuadere viene da loro punito con l’infamia o con le ammende o con la morte? Credi dunque che un altro sofista, che parole51 pronunciate da semplici privati possano opporsi a tutto questo con successo? No, il solo tentativo sarebbe una pazzia.
«“Perché non c’è, non c’è mai stato, non ci sarà mai altro insegnamento concernente la morale se non quello della [moltitudine] [τoύτων]. Per lo meno nessun altro insegnamento umano. Giacché bisogna sempre fare eccezione per ciò che è divino. Bisogna saperlo: chiunque si salvi e divenga quel che deve essere all’interno di una simile struttura della società, a rigor di termini si salva [per una predestinazione che procede da Dio]52 [θεóυ μoĩραν αὐτὸ <σῶσαι> λέγων óυ κακῶς ερεĩς]”». <Ibid., VI, 492 c-493 a>
[N.B. Non si può affermare in modo più categorico che la grazia è l’unica fonte di salvezza, che la salvezza viene da Dio e non dall’uomo. Le allusioni ai tribunali, al teatro, ecc., che si riferiscono ai costumi ateniesi, potrebbero far credere che quella concezione non abbia una rilevanza generale; ma le parole «non c’è, non c’è mai stato, non ci sarà mai...» indicano il contrario. La moltitudine s’impone in un modo o nell’altro in tutte le società, senza eccezione. Esistono due morali, la morale sociale e la morale soprannaturale, e solo quelli che siano illuminati dalla grazia accedono alla seconda].
*La sapienza di Platone non è una filosofia, non è una ricerca di Dio con i mezzi della ragione umana.53 La sapienza di Platone non è altro che un orientamento dell’anima verso la grazia.*
«Quanto ai privati che danno lezioni a pagamento, la moltitudine li chiama sofisti e li considera alla stregua di rivali. Ma costoro non insegnano altro che le opinioni della moltitudine, opinioni che si formano quando la moltitudine si raduna. E ad esse danno il nome di sapienza. Immagina un animale grosso e forte; chi se ne prende cura impara a conoscerne collere e desideri, come bisogna avvicinarlo, dove toccarlo, in quali momenti e per quali motivi diventa irritabile o mansueto, quali versi è solito lanciare a seconda dell’umore, quali parole sono in grado di calmarlo o di irritarlo. Immagina che, dopo aver appreso tutto questo con la pratica, col tempo, egli chiami questo sapienza; che ci scriva sopra un trattato tecnico e ne faccia materia di un insegnamento. In verità54 egli non sa affatto quale di quelle opinioni e di quei desideri sia bello o brutto, buono o cattivo, giusto o ingiusto. Applica tutti questi termini in funzione delle opinioni del grosso animale. Ciò che fa piacere all’animale lo chiama buono, ciò che all’animale ripugna lo chiama cattivo, e al riguardo non ha altro criterio. Le cose55 necessarie le chiama giuste e belle, perché è incapace di vedere o di mostrare agli altri FINO A CHE PUNTO DIFFERISCANO IN REALTÀ56 L’ESSENZA DEL NECESSARIO E QUELLA DEL BENE.
*Rivelazione. Antico e Nuovo Testamento.*57
«Non sarebbe costui uno strano educatore? Ebbene, tale è esattamente colui che pensa che la sapienza sia costituita dalle avversioni e dai gusti58 di una moltitudine radunata, che si tratti di pittura, di musica o di politica.59 Ebbene, se uno ha contatti con la moltitudine e le comunica60 una poesia o un’altra opera d’arte o una concezione politica, se si sottomette alla moltitudine61 al di fuori dell’ambito delle cose necessarie,62 una ferrea necessità lo indurrà a fare ciò che la moltitudine approva». <Ibid., VI, 493 a-d>
Il grosso animale, che è la bestia sociale, è evidentemente la bestia dell’Apocalisse.
Questa concezione platonica della società come ostacolo fra l’uomo e Dio, ostacolo che Dio solo è in grado di superare, può anche accostarsi alle parole del diavolo al Cristo in san Luca.
«Egli gli mostrò nello spazio di un istante tutti i regni della terra. E il diavolo gli disse: “Io ti darò tutta questa potenza e la gloria che vi è connessa. Perché a me è stata affidata, a me e a chiunque mi piaccia farne partecipe”».63
*Motto di Richelieu. Machiavelli. – Marxismo per quel tanto che è vero. Male irriducibile che si può soltanto cercare di limitare.*64
È difficile afferrare la portata di questa concezione di Platone, perché non sappiamo fino a che punto siamo schiavi delle influenze sociali. Una tale schiavitù è per sua stessa natura quasi sempre incosciente, e nei momenti in cui appare alla coscienza abbiamo a disposizione la risorsa del mentire a noi stessi per velarla.
Due osservazioni, in modo da fare un po’ di chiarezza.
1. Le opinioni del grosso animale non sono necessariamente contrarie alla verità. Si formano a caso. L’animale ama alcune cose cattive e odia alcune cose buone; d’altra parte vi sono cose buone che ama e cose cattive che odia. Ma laddove le sue opinioni sono conformi alla verità, sono essenzialmente estranee alla verità.
Es.: se si ha voglia di rubare e ci si trattiene, vi è una grande differenza fra trattenersi per obbedienza al grosso animale o per obbedienza a Dio.
Il guaio è che possiamo benissimo dire a noi stessi che obbediamo a Dio mentre di fatto obbediamo al grosso animale.
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