L’essere che procede dal bene non consiste neppure nelle concezioni95 che la nostra intelligenza è in grado di maneggiare e di definire. Nei passi successivi, infatti, Platone paragona le più precise tra quelle nozioni a ombre, a riflessi e immagini nell’acqua.

In rapporto alla natura e all’intelligenza umana quell’essere è trascendente. La luce che lo illumina non è neppure della stessa natura dell’intelligibilità nelle scienze che sono alla nostra portata. È anch’essa una luce trascendente.

Appare dunque difficile non considerare quell’essere come Dio e quella luce come Dio. Appare difficile interpretare quelle tre nozioni del bene, della verità e dell’essere altrimenti che come una concezione della Trinità

Cfr. Parmenide, 143 e.96 Se l’uno è, vi sono l’uno, l’essere e il legame tra i due (e di qui tutti i numeri). Ma si tratta di pura astrazione. (Se l’uno è veramente uno, non è in alcun modo) – *Da Aristotele sappiamo che l’Uno è uno dei nomi dati da Platone a Dio. *97

(Il Bene corrisponde al Padre, l’essere al Figlio98 e la verità allo Spirito).

È evidente che Platone considera l’autentica sapienza come una cosa soprannaturale. L’opposizione tra le due possibili concezioni della sapienza non può essere espressa con maggiore decisione. Quelli che considerano la sapienza come un’acquisizione accessibile alla natura umana pensano che in qualcuno che sia divenuto sapiente un lavoro umano abbia99 introdotto qualcosa che prima non c’era.100

Platone pensa che colui che sia pervenuto alla sapienza autentica non abbia in sé nulla di più di quanto aveva prima, perché la sapienza non è in lui, ma gli viene sempre da altrove, ossia da Dio.101

Egli non ha avuto altro da fare che volgersi alla fonte della sapienza, convertirsi.

Quella luce della verità è quindi l’ispirazione.

E tuttavia, mentre noi possiamo mutare la direzione dello sguardo mantenendo il corpo nell’immobilità o quasi, così non è per l’anima. L’anima non può dare una nuova direzione al proprio sguardo se non volgendosi tutt’intera.

Per volgere lo sguardo a Dio, l’anima deve dunque distogliersi tutt’intera dalle cose che nascono e periscono, che mutano, dalle cose temporali (esatta equivalenza). Tutt’intera; compresa quindi la parte sensibile, carnale dell’anima, quella che è radicata nelle cose sensibili da cui attinge la vita. Bisogna sradicarla. È una morte. La conversione è siffatta morte.

 

*L’intelligenza risiede in ogni uomo. L’uso dell’intelligenza ha come condizione l’amore soprannaturale (nient’affatto una dottrina intellettualistica, al contrario).*

 

Avvertiamo immediatamente la perdita di una cosa o di un essere a cui teniamo per via di un abbattimento che corrisponde a una perdita di energia. Ebbene, bisogna perdere tutta l’energia vitale che ci è fornita dalla totalità delle cose e degli esseri a cui teniamo. È quindi davvero una morte.

Così il distacco totale è la102 condizione dell’amore di Dio, e quando l’anima ha compiuto il movimento di distaccarsi totalmente da questo mondo per volgersi tutt’intera a Dio viene illuminata dalla103 verità che da Dio discende in lei.

È la medesima nozione che si trova al centro della mistica cristiana.

Si noti: tutta l’anima. Cfr. san Giovanni della Croce. Il minimo attaccamento impedisce la trasformazione dell’anima. Così come un solo grado di calore in meno rispetto a quello necessario impedisce al legno di accendersi (cfr. Stoici);104 così come il filo più sottile, finché non sia stato spezzato, impedisce all’uccello di spiccare il volo...105 È quel che Platone dice con una sola espressione: tutta l’anima.106

Come si opera la conversione? E, anzitutto, che cos’è l’uomo prima della conversione? Immagine della caverna. Immagine terribile della miseria umana. Così noi siamo (e non: siamo stati).

 

«“Pensa a uomini che abbiano come dimora una caverna sotterranea con un’apertura verso la luce per tutta la larghezza – Fin dall’infanzia si trovano107 in quella caverna con le gambe e il collo in catene. Così devono108 restarsene immobili a guardare soltanto davanti a sé, non potendo girare la testa a causa delle catene. La luce giunge loro da un fuoco che brucia al di sopra di loro, lontano dietro di loro. Tra il fuoco e gli esseri incatenati, al di sopra di loro, vi è una strada lungo la quale è costruita una parete, simile alla barriera109 che quelli che operano meraviglie pongono tra sé e il pubblico e al di sopra della quale esibiscono le loro rarità. Vedi ora passare lungo la parete persone che recano figure di ogni genere sollevandole affinché sporgano oltre il muro, figure di uomini e animali in legno e in pietra e ogni sorta di oggetti fabbricati.