E anzitutto il cocchiere che è in noi guida una coppia di cavalli; e di questi cavalli uno è bello e buono, nato da genitori belli e buoni; l’altro, il contrario. Così, di necessità, è difficile la conduzione della nostra pariglia. È questa l’origine dei viventi immortali e mortali. Tutto ciò che è anima ha cura di ciò che è senza anima e percorre il cielo, assumendo forme che mutano. L’anima perfetta e alata si libra in alto e governa il mondo intero. Quella che perde le ali è trascinata fino a quando non incontri una cosa solida dove abitare; essa prende un corpo di terra». <Ibid., 246 a-c>

 

«La proprietà essenziale dell’ala è di portare in alto ciò che è pesante». <Ibid., 246 d>185

 

[Impossibile dire con maggiore chiarezza che l’ala è un organo soprannaturale,186che è la GRAZIA].

 

«Si libra in alto, là dove abita la razza degli dèi, e tra le cose corporee è quella che ha maggior affinità con il divino. Il divino è bello, saggio, buono e così via. Sono in particolare queste virtù a nutrire e accrescere la parte alata dell’anima; mentre la bruttezza, il male e gli altri contrari la sfibrano e la fanno morire. Zeus, il grande sovrano del cielo, avanza per primo guidando il suo cocchio alato e ordina e sorveglia ogni cosa. Lo segue l’esercito degli dèi e dei geni disposto in undici schiere. Nella dimora degli dèi rimane Estia da sola...187 Vari sono gli spettacoli di felicità188 e le evoluzioni all’interno del cielo, ove la razza beata degli dèi si dispiega, ciascuno assolvendo ciò che gli spetta. Chiunque voglia e possa li segue. Nel coro divino non c’è invidia. Quando vanno a mensa, al banchetto, ascendono e avanzano fino alla sommità della volta sopraceleste. I cocchi degli dèi, ben equilibrati, muniti di buone redini, vi giungono con facilità, gli altri a fatica. Perché il cavallo partecipe del vizio è pesante; a causa del peso tende verso la terra quando il cocchiere non l’abbia ben addestrato. Questo impone all’anima una pena estrema, un’estrema violenza (ἀγών). Le anime di coloro che sono chiamati immortali, giunte alla sommità, vanno all’esterno e si tengono sul dorso del cielo, e, erette, si lasciano trasportare dalla sua rotazione, mentre guardano quello che vi è al di fuori del cielo.

«Il mondo che è al di fuori del cielo, nessun poeta l’ha cantato né lo canterà degnamente. Ecco come è. Perché bisogna osare dire il vero, sempre, ma soprattutto quando si parla della verità. La realtà che realmente è189 è senza colore, senza forma, senza alcunché di tangibile;190 può essere contemplata solo dal maestro dell’anima, dallo spirito (νóυς). Essa è per l’appunto oggetto di ciò che costituisce la vera conoscenza, che abita anch’essa in quel luogo (ἀληθoῦς ἐπιστήμης γένoς)191». <Ibid., 246 d-247d>

 

[N.B. Qui ancora Zeus, Essere, Conoscenza. Zeus mangia l’essere, e questo atto di mangiare costituisce la conoscenza. Zeus mangia l’essere, ovvero Dio si nutre di Dio. Il nutrimento vuol dire amore e gioia insieme].192

 

«Come il pensiero193 di Dio si nutre di spirito e di conoscenza (νóυς καὶ ἐπιστήμη) senza alcuna mescolanza,194 così anche il pensiero di ogni anima che si accinga a ricevere quel che le si conviene, allorquando scorge attraverso il tempo la realtà,195 ama (ἀγαπᾷ) e contemplando la verità se ne nutre ed è felice fino a che il moto di rotazione196 non l’abbia ricondotta al medesimo punto. [24 ore]».