<Ibid., 247 d>

 

*Dio mangia Dio.*

 

«Nel corso di quel viaggio circolare essa vede la giustizia stessa, la ragione, la scienza; non ciò che chiamiamo scienza,197 non la scienza quale si produce e muta secondo le circostanze [ἀλλ᾽ εν τῷ ó ἐστιν óν ὄντως], ma la scienza quale è realmente nell’essenza della sua realtà. E allo stesso modo contempla e mangia le altre realtà reali; poi, penetrando di nuovo all’interno del cielo, rientra a casa». <Ibid., 247 d-e>198

 

*L’anima MANGIA Dio.*

 

*[N.B. Qui è chiaro che cosa sono le idee di Platone. Sono puri e semplici attributi di Dio].*199

 

«Tale è la vita degli dèi. Fra le altre anime, la migliore segue Dio, gli assomiglia200 e solleva la testa del cocchiere nel mondo che è al di fuori del cielo; ed è trasportata in un moto circolare insieme alla sfera. Ma viene turbata dai cavalli e fatica a contemplare l’essere. Talora ascende, talora discende per la violenza che le fanno i cavalli, e vede certe cose e non altre.

«Le altre anime aspirano tutte ad andare in alto, ma non possono, vengono sommerse e trascinate, e nel tentativo di superarsi si calpestano a vicenda. Così vi è gran tumulto, mischia, sudore. A quel punto, per l’incapacità (κακίᾳ) dei cocchieri, molti cavalli si azzoppano, molte ali si spezzano. Tutte patiscono una grande pena e se ne vanno senza aver raggiunto (ἀτελεĩς, non iniziate, senza essere state iniziate a) la contemplazione della realtà.201Quando si sono allontanate, ricorrono a un nutrimento fatto di opinione. Per questo vi è un tale ardore di vedere il campo della verità, là dove essa ha dimora; accade che il nutrimento che conviene a quanto di migliore vi sia nell’anima venga da202 quel prato; l’essenza (φύσις)203 dell’ala che rende leggera l’anima trova lì il suo nutrimento. Ed è questa una legge ferrea204 (νóμoς ’Aδραστείας, i.e. di Nemesi). L’anima al seguito di Dio che scorge qualcosa della verità (τι τῶν ἀληθῶν) è fuori della sventura fino al successivo viaggio circolare. Se può farlo sempre, è sempre al sicuro. Ma quando, incapace di seguire, non ha visto, quando per un accidente (τινι συντυχίᾳ χρησαμένη) si è colmata di oblio e di male e appesantita, allora a causa del peso perde le ali e cade sulla terra». <Ibid., 248 a-c>

 

[A quel punto l’anima subisce una generazione umana – Riveste questa o quella personalità – (filosofo, re, mercante, artigiano, tiranno, ecc.; teoria delle caste con aggiunte) a seconda della maggiore o minore porzione di verità vista lassù, prima della caduta] [in questa enumerazione non vi sono schiavi].205

 

«L’anima che non abbia mai visto la verità non riveste mai questa forma <umana>. È infatti necessario che un uomo possa comprendere ragionando in conformità a un’idea206 che il ragionamento ha fatto sorgere a partire da una molteplicità di sensazioni (δεĩ γὰρ ἄνθρωπoν ξυνιέναι κατ’ εἶδóς λεγóμενóν, εκ πoλλῶν ἰὸν αἰσθήσεων εἰς ἓν λoγισμῷ συναιρoύμενoν).

«Ebbene in questo consiste la reminiscenza delle cose che la nostra anima ha visto quand’era al seguito di Dio, quando vedeva207 (ὑπεριδoῦσα, visione trascendente – vedeva soprannaturalmente – vedeva al di sopra di se stessa) ciò che asseriamo che è la realtà, ed emergeva (ἀνακύψασα) nella realtà che realmente è».208 <Ibid., 249 b-c>

 

[Così ogni essere umano, nessuno eccettuato, compreso il più degradato degli schiavi, ha un’anima che proviene dal mondo situato al di sopra dei cieli, vale a dire da Dio, e che è chiamata a ritornarvi.209 Il segno di quell’origine e di quella vocazione è l’attitudine a concepire idee generali, attitudine presente in misura variabile in ogni essere umano; senza di essa nessun bambino imparerebbe a parlare. Tra gli esseri umani vi sono soltanto differenze di grado che sono accidentali e variabili. Per essenza gli esseri umani sono identici e di conseguenza uguali. I Pitagorici definivano la giustizia mediante l’uguaglianza. Questa idea dell’uguaglianza essenziale degli uomini in quanto figli di Dio risale almeno all’anno 2000 prima dell’èra cristiana, dato che la si trova in documenti egizi di quell’epoca].210

Questa teoria della reminiscenza è orfica, come dimostra «l’acqua fredda che sgorga dal lago della Memoria».211

Qual è il significato delle parole reminiscenza e memoria? Appare chiaro appena si porti l’attenzione sull’immagine stessa, e questo va sempre fatto per i paragoni. Se ho avuto un pensiero... due ore dopo... orientamento dell’attenzione a vuoto per qualche minuto; verso qualcosa di vuoto eppure di reale. Poi, improvvisamente, la cosa è lì, senza possibilità di errore. Non la conoscevo, e adesso la riconosco come ciò che attendevo. Fatto quotidiano, e insondabile mistero.

Per natura abbiamo solo la nozione delle realtà di questo mondo. Il passato è il reale al nostro livello, che però non è in alcun modo alla nostra portata, verso di esso non possiamo fare neppure un passo, verso di esso possiamo solo orientarci affinché giunga sino a noi una sua emanazione.

Per questo il passato è la migliore immagine delle realtà eterne, soprannaturali. [La gioia, la bellezza del ricordo dipende proprio da questo.