Se un artista cerca di imitare una cosa sensibile o un fenomeno psicologico, un sentimento, ecc., la sua opera è mediocre. Nella creazione di un’opera d’arte di primissimo ordine l’attenzione dell’artista è orientata verso il silenzio e il vuoto; da quel silenzio e da quel vuoto discende un’ispirazione che si sviluppa269 in parole e in forme. Qui il Modello è la fonte dell’ispirazione trascendente – e di conseguenza l’Operaio corrisponde al Padre, l’Anima del mondo al Figlio e il Modello allo Spirito.270

 

*Modello ultratrascendente, non rappresentabile, al pari dello Spirito.*

 

Nessuna intenzione particolare. Il poeta che mette una determinata parola per un determinato effetto è un poeta mediocre.

Quel Modello è un Vivente, non una cosa.271

 

*Analogia ben scelta se la prova dell’origine divina del mondo è la sua bellezza. Perché è un’immagine più legittima di quella di un orologio? Perché un’opera d’arte – come la conoscenza, come l’amore – contiene l’ispirazione. Quelle righe racchiudono la distinzione tra l’arte di primissimo ordine, necessariamente legata alla santità, e l’arte di 2°, 3°, ennesimo ordine. Molti di quelli che sono considerati grandissimi artisti appartengono all’arte di 2° ordine.*

 

«Ebbene riguardo all’intero cielo, o a questo mondo, o qualunque sia il nome che gli si dà, occorre chiedersi in primo luogo, così come si è tenuti a fare per qualsiasi argomento, se sia una realtà eterna che non ha alcun principio di generazione oppure se sia divenuto272 partendo da un principio. Esso è divenuto; giacché lo si può vedere, toccare,273 ha un corpo, e tutto questo attiene alle sensazioni, e le cose sensibili che l’opinione coglie con l’ausilio della sensazione sono divenute e manifestamente soggette al divenire.274 Abbiamo affermato che quanto è divenuto ha di necessità un autore. Grande impresa è trovare il creatore (πoιητής) e padre di questo universo; quando lo si sia trovato, non se ne può parlare a tutti.

«Ma a questo proposito occorre ancora chiedersi secondo quale dei due modelli – il modello che resta conforme a sé medesimo e identico oppure il modello che muta (γεγóνóς) – il carpentiere del mondo lo abbia edificato. Se il mondo è bello, se l’operaio è buono, è evidente che egli ha guardato all’eterno. Nell’altro caso, di cui non è neppure permesso di parlare,275 ha guardato a quel che muta. È lampante che egli ha guardato all’eterno. Giacché l’uno è la più bella delle cose create, l’altro è il più perfetto degli autori».276 <Ibid., 28 b-29 a>

 

«Diciamo per quale causa vi è stato divenire e perché colui che compose questo tutto lo abbia composto. Egli era buono, e in colui che è buono giammai vi è invidia riguardo ad alcunché. Essendo senza invidia, ha voluto che tutto nascesse il più possibile affine a lui.277 Dio ha voluto che tutto fosse buono, che nessuna cosa fosse sprovvista del valore che le è proprio (φλαῦρoν δὲ μηδὲν εἶναι κατὰ δύναμιν).278 Così ha preso tutto ciò che vi era di visibile (πᾶν óσóν ἦν óρατóν παραλαβών), mentre era senza quiete,279 perennemente in un moto senza ritmo e senza ordine. Egli lo portò dal disordine all’ordine, ritenendo l’ordine assolutamente migliore del disordine [πάντως] [i.e. migliore in sé, non sotto un determinato rapporto]. L’essere perfettissimo non ha avuto né ha licenza di280 far altro che ciò che vi è di più bello. Riflettendo si accorse che tra le cose di essenza visibile un universo senza intelligenza non avrebbe potuto in alcun modo essere più bello di un universo in cui vi fosse un’intelligenza.281 Ed è impossibile che l’intelligenza esista da qualche parte senza l’anima. In virtù di questo calcolo egli costruì l’universo mediante l’unione di un’intelligenza con un’anima e di un’anima con un corpo, al fine di realizzare qualcosa che per essenza fosse l’opera perfettamente bella. Così secondo la verosimiglianza *spiegare questo vocabolo – riflessi d’argento di s<an> G<iovanni> della Croce*282 si deve dire che questo mondo nacque in verità dotato di un’anima e di un’intelligenza grazie alla provvidenza di Dio». <Ibid., 29 d-30 c>

 

 

Il modello

 

«A somiglianza di quale degli esseri viventi il compositore lo compose? Ci rifiutiamo di dire che lo avrebbe composto a somiglianza di uno degli esseri che costituiscono delle parti. Perché ciò che assomiglia all’imperfetto non può in alcun modo essere bello. Stabiliremo che l’essere vivente di cui tutti gli altri, considerati separatamente283 o per specie, sono parti è tra tutti l’essere al quale il mondo è più simile. Quello abbraccia e possiede in sé tutti gli esseri viventi spirituali, così come il mondo contiene noi e tutti gli animali visibili. A quell’essere, il più bello degli esseri spirituali (νooυμένων), assolutamente perfetto sotto ogni riguardo, Dio volle far somigliare un unico vivente visibile, avente dentro di sé tutti i viventi della stessa specie, e lo compose». <Ibid., 30 c-31 a>

 

[Mondo unico]

 

«... affinché grazie all’unità esso fosse simile all’essere vivente assoluto, per questa ragione il creatore non creò due universi né un numero infinito, ma fu, è e sarà questo cielo, unico, figlio unico (μóνóγενής)». <Ibid., 31 b>

 

*(Cielo, Anima del mondo).*

 

[Questo cielo, i.e. l’intelligenza unita all’Anima del mondo (lo dirà in seguito).284 È questo il figlio unico. Espressione che tornerà].285 [Corpo, visibile e tangibile, donde fuoco e terra. Tre dimensioni, occorrono dunque due medie proporzionali: aria e acqua].

 

«In tal maniera e da tali specie di cose in numero di quattro è nato il corpo del mondo, essendo stato messo in concordanza per mezzo della proporzione; e grazie a questo possiede l’amicizia, sicché convergendo con se stesso è indissolubile».