<Ibid., 32 b-c>

 

«Tale fu il calcolo del Dio eternamente reale riguardo al Dio che un giorno avrebbe dovuto essere» (il Verbo in quanto ordinatore del mondo). <Ibid., 34 a-b>

 

 

L’Anima del mondo286

 

«Pose l’anima nel mezzo, la estese attraverso il tutto e anche al di fuori e ne avvolse il corpo [l’anima è fuori del corpo] e ne fece un cerchio che gira circolarmente, un cielo unico, solo e vuoto (oὐρανὸν ἕνα μóνóν ἔρημoν), capace per virtù propria di essere a se stesso compagno, di non aver bisogno di alcun altro, conosciuto e amato sufficientemente da se stesso. Così la generò Dio beato». <Ibid., 34 b>287

 

«Dio fece l’anima, per nascita e per virtù, prima del corpo e più antica di esso, perché dominasse da sovrana e il corpo obbedisse». <Ibid., 34 c>

 

 

Composizione dell’Anima del mondo

 

[L’anima non è il νóυς. È il Dio generato nel suo rapporto con la creazione, all’intersezione dell’altro mondo e di questo, come MEDIATORE].

 

«Dalla sostanza indivisibile, eternamente identica a se stessa, e da quella relativa al corpo, la quale è divenire e divisibilità, da queste due sostanze egli compose288 una terza idea di sostanza come intermediaria, ossia la sostanza relativa all’essenza del medesimo e dell’altro. E in quanto intermediaria l’ha legata289 con lo stesso rapporto da un lato all’indivisibile, dall’altro al corporeo e al divisibile. E, prese queste tre realtà, le ha combinate tutte e tre in un’essenza [ἰδέαν] unica, armonizzando con violenza la specie [φύσιν] dell’Altro, che è ribelle alla mescolanza, e quella dello Stesso». <Ibid., 35 a>

 

Il fondamento, l’essenza dell’Anima del mondo è qualcosa che costituisce una media proporzionale tra Dio e l’universo materiale. La media proporzionale è l’idea stessa di mediazione.290

Questa funzione mediatrice accosta stranamente l’Anima del mondo a Prometeo, a Dioniso, all’Amore, all’uomo perfettamente giusto della Repubblica.291 (Nei testi orfici l’Amore svolge il ruolo dell’Anima del mondo).292

Testo orfico sull’amore (Uccelli di Aristofane)293 *(Forse da non citare)*

 

In principio erano il Caos e la Notte e le nere tenebre e il vasto Tartaro.
La Terra non era, né l’Aria né il Cielo. Nel seno illimitato delle tenebre
dapprima la Notte dalle nere ali generò un uovo senza
germe [uovo del mondo, cfr. Fedro].
Da questo, quando le stagioni furono trascorse,294
germinò l’Amore desiderato,
il dorso scintillante di ali d’oro simile ai turbini del vento.
Unendosi al Caos alato e notturno attraverso295 (κατά) il vasto Tartaro,
egli fece schiudere la nostra specie e fu causa del suo salire (ἀνήγαγεν) alla luce.
Non vi era la specie degli immortali, prima che l’Amore non avesse tutto combinato.
Quando le cose furono combinate le une con le altre, nacquero il Cielo e l’Oceano,
e la Terra, e la specie imperitura degli dèi felici.296

 

(Cfr. φιλία in Gorgia – L’amore principio di ordine).297

Proclo, commento al Timeo (32 c):

 

«Ferecide (di Siro, maestro di Pitagora) diceva che Zeus, quando fu in procinto di creare, si mutò in amore, poiché partendo dai contrari combinò l’ordine del mondo in una concordanza (óμoλoγία) e lo condusse all’amicizia, e in ogni cosa seminò l’identità e l’unità ovunque diffusa».298

Un altro accostamento è la sofferenza. In Prometeo, in Dioniso, nell’Amore (l’Amore povero, senza tetto), nel Giusto vi è sofferenza. Ecco quella dell’Anima del mondo:299

 

«Quella combinazione Dio la tagliò in due per intero nel senso della lunghezza, accavallò le due metà l’una sull’altra in forma di χ, e le piegò per congiungerle in cerchio, unendo le estremità al punto opposto a quello dell’intersezione. Le catturò in un movimento identico e che avviene nello stesso luogo, un moto circolare che le avvolge. Dei due cerchi fece esterno l’uno, interno l’altro. Decise che la rotazione esterna fosse quella dell’essenza del Medesimo, l’interna quella dell’essenza dell’Altro, e assegnò il dominio alla rotazione del Medesimo e del Simile ... Estese tutto ciò che è corporeo all’interno dell’anima ... Così ebbero nascita il corpo visibile del cielo e l’anima, invisibile, partecipe del rapporto e dell’armonia, nata dal più perfetto dei pensieri eternamente reali, lei, il più perfetto dei pensieri generati». <Timeo, 36 b-37 a>300

 

«Questo mondo, vivente visibile che contiene tutto ciò che è visibile, immagine sensibile del Dio spirituale, è nato, infinitamente grande, buono, bello e perfetto, questo cielo unico che è figlio unico». <Ibid., 92 c>301

V
DISCESA DI DIO1

1. RICERCA DELL’UOMO DA PARTE DI DIO

«QUAERENS ME SEDISTI LASSUS...»2

 

[Si noti che nel Vangelo non si parla mai, salvo errore, di una ricerca di Dio da parte dell’uomo. In tutte le parabole è il Cristo che cerca gli uomini, ovvero il Padre li fa condurre dai suoi servitori. Oppure un uomo trova come per caso il regno di Dio e allora, soltanto allora, vende ogni cosa].3

«INNO A DEMETRA». RACCONTO DEL RATTO DI CORE («INNI OMERICI»)

Demetra dai bei capelli, divinità sacra, io canterò,
lei e sua figlia dalle fini caviglie, che Aidoneo
rapì, avuta in dono da Zeus che cupo rimbomba, che lontano vede.
La portò via lontano da Demetra dal gladio d’oro, dai dolci frutti,
mentre giocava con le figlie di Oceano dal profondo seno
a coglier fiori, la rosa e il croco e le viole così belle,
in un prato soave, e le iridi e il giacinto,
e il narciso, generato come trappola, per la vergine dal viso bocciolo di rosa,
dalla Terra, per volere di Zeus messa al servizio di Colui che accoglie.
Di quella radiosa meraviglia contemplavano tutti lo spettacolo,
gli dèi immortali al pari degli uomini mortali.
Dalla sua radice cento corolle spuntavano.
Al profumo della pianta tutto il cielo che si estende lassù,
e la terra intera sorrideva, e il turgido mare salato.
Ella prese a fremere e tese le mani, le due mani,
per ghermire il bel balocco. Allora si aprì la terra dalle vaste strade
nella piana di Nisa; allora comparve il re, Colui che accoglie,
con i cavalli immortali, il figlio di Crono dai molti nomi.
La rapì lei malgrado sul suo carro d’oro,
la portò via che piangeva e gridava, a gran voce,
invocando il padre, figlio di Crono, dio supremo, dio perfetto.
.......................................................................................
COSÌ LEI MALGRADO LA PORTAVA VIA PER PROVVIDENZA DI ZEUS
il fratello di suo padre, Colui che comanda, Colui che accoglie.4

 

[Il dolore di Demetra impedisce al grano di germogliare; la specie umana morirebbe e gli dèi rimarrebbero senza onori se Zeus non mandasse a dire a Aidoneo di lasciare andare la fanciulla. Aidoneo ascolta il messaggio sorridendo e obbedisce. Dice a Core:]

 

«Va’, Persefone, da tua madre dall’azzurro velo,
poiché nel petto non hai che un coraggio e un cuore di figlia.
E non crucciarti all’eccesso senza motivo.
Giacché tra gli immortali non sono uno sposo senza onore,
io, di tuo padre Zeus fratello germano. Qui dimorando,
signora sarai su tutto ciò che vive, su tutto ciò che si muove
e gli onori più grandi avrai tra gli immortali».
......................................................................................
Disse.