Elettra, che non ne può più, che preferirebbe morire piuttosto che cedere, ma che per non cedere deve indurirsi sempre più penosamente, accoglie la notizia con una sorta di sollievo. È giunta a quel grado di sofferenza in cui si desidera soltanto di farla finita, non importa come.
Che Egisto arrivi più presto che può.24
Che io me ne vada quanto prima lontano da voi tutti.25
Crisòtemi non capisce:
Vivresti felice, se tu fossi ragionevole.26
Ma Elettra risponde con cupa ostinazione:
Non consigliarmi di tradire quelli che amo.27
Fortunatamente Crisòtemi porta anche una notizia più rassicurante. Clitennestra, dice, ha fatto un sogno che sembra annunciare l’arrivo di Oreste. A quell’epoca tutti credevano nei sogni. Elettra torna a sperare. Vedendo arrivare Clitennestra, Crisòtemi si allontana. Clitennestra ed Elettra si scambiano molte parole dure, amare e violente; poi Clitennestra, sempre sotto l’impressione del suo sogno, pronuncia una strana preghiera con la quale chiede a Dio, in termini velati, la morte di due dei propri figli, Oreste ed Elettra.
Ha appena finito di parlare che compare un vecchio. Si direbbe che la preghiera di Clitennestra sia stata esaudita prima ancora che fosse pronunciata, perché il vecchio viene a riferire che Oreste è rimasto ucciso accidentalmente nel corso di una competizione sportiva.
In realtà Oreste non è morto. Egli è vivo e si trova poco lontano. È stato lui a inviare il vecchio a raccontare quella storia. Ha intenzione di venire in seguito lui stesso, a portare uno di quei vasi chiamati urne nei quali erano poste le ceneri dei morti; a quel tempo, infatti, i cadaveri venivano bruciati. Sa che nessuno lo riconoscerà. Dirà che reca le ceneri di Oreste. Egisto e Clitennestra saranno così rassicurati, non staranno più in guardia, e lui potrà facilmente ucciderli di sorpresa.
Il racconto dettagliato e preciso del vecchio persuade tutti che Oreste è morto. Elettra si sente perduta. Clitennestra trionfa con insolenza sulla sua disperazione:
Ve ne starete finalmente tranquilli, tu e Oreste.28
Elettra non ha più nulla della sua fierezza di una volta. Risponde come si può rispondere quando si è vinti:
Siamo ridotti al silenzio. Non potremo ridurre al silenzio te!29
Presto la lasciano sola. Può almeno piangere liberamente:
Oreste caro, come mi distruggi morendo!30
Sventurata! Adesso a chi posso volgermi?
Eccomi sola, poiché sono privata di te
e del padre mio. Ricadrò sotto gli ordini
di quelli che più odio al mondo.31
Ma no! D’ora innanzi, per il tempo che mi resta da vivere
non voglio più. Sulla soglia di questa porta
mi siederò, e, senza amici, attenderò che la mia vita si spenga.32
Ma arriva Crisòtemi di corsa. Non ha sentito il racconto del vecchio; crede di avere buone ragioni per ritenere che Oreste sia lì. Elettra le annuncia la morte di Oreste. Crisòtemi piange. Elettra, invece, non piange più. Ha ritrovato la sua tetra energia. Non ha più intenzione di lasciarsi morire sulla soglia. Non potendo più contare sulla protezione di Oreste, vuole tentare lei stessa di uccidere Egisto. Non ha armi, né alcun vigore fisico. Ma non importa.
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