STEFANO -
Se sei Trinculo, allora, vieni fuori!
Ti tiro io per le gambe più piccole;
perché se qui ci sono gambe piccole,
sono quelle di Trinculo, è sicuro.
( Lo tira fuori da sotto il mantello di Calibano)
E tu sei proprio lui, non c’è alcun dubbio!
Ma come t’è potuto capitare
di metterti qui a fare da seggetta
a un vitello lunare come questo?
O è lui che caca Trinculi?
(41) Allusione ad un antico proverbio scozzese: “Chi mangia col diavolo ha bisogno d’un cucchiaio col manico lungo”.
TRINCULO -
Era qui,
morto, ho creduto, colpito da un fulmine…
Stefano, allora non sei annegato…
A vederti, davvero mi vien fatto
di sperare che tu non lo sia più.
Ma s’è calmato adesso il temporale?
Perché per ripararmi in qualche modo
dalla sua furia m’ero intrufolato
a terra, qui, sotto questa gabbana
del vitello lunare, che tu dici,
e che m’è parso proprio fosse morto.
E così, Stefano, anche tu sei vivo?
Eccoci, allora: due napoletani,
Stefano, e sani e salvi tutti e due!
STEFANO -
Oh, no, ti prego, non farmi girare(42):
il mio stomaco è ancora un po’ incostante(43).
CALIBANO -
( Tra sé)
Se questi due non sono degli spiriti,
son due belle creature.
E quello là dev’esser proprio un dio,
perché ha con sé un liquore celestiale.
Mi devo inginocchiare innanzi a lui!
STEFANO -
( A Trinculo)
Come hai fatto a salvarti, me lo dici?
E come mai sei capitato qui?
Voglio che giuri su questa bottiglia
di dirmi come hai fatto a venir qui.
In quanto a me, ho trovato la salvezza
su una botte di vin secco di Spagna
gettata in mare da quei marinai;
sì, te lo giuro su questa bottiglia
fabbricata da me, con le mie mani,
da una corteccia d’albero,
dopo che venni sbalestrato a riva.
CALIBANO -
E su quella bottiglia io giuro a te
d’esserti sempre suddito fedele,
perché il liquore suo non è terrestre.
STEFANO -
Trinculo, allora, giura, avanti, su,
e raccontami come l’hai scampata.
(42) Questa frase di Stefano lascia intendere che Trinculo, in segno d’allegria, l’abbia abbracciato, e si sia messo a fare con lui giravolte, come per un passo di danza.
(43) “My stomach is not constant” : cioè potrebbe ancora dar fuori (come ha fatto, verosimilmente, per il mal di mare durante la recente burrasca).
TRINCULO -
Nuotando fino a riva, come un’anatra.
Io nuoto come un’anatra, lo giuro.
STEFANO -
Qua, bacia il libro santo.
( Gli porge la bottiglia, e lo fa bere)
Potrai saper nuotare come un’anatra,
ma un’oca sei ed un’oca rimani.
TRINCULO -
( Dopo aver sorseggiato alla bottiglia)
Oh, buono, Stefano! Ce n’hai dell’altro?
STEFANO -
L’intera botte, amico;
e la cantina dove sta nascosta
è un anfratto roccioso, in faccia al mare.
( A Calibano)
E tu, che dici, vitello lunare?
Come va la tua febbre? T’è passata?
CALIBANO -
Tu sei piovuto qua dal cielo, vero?
STEFANO -
Sì, dalla luna: l’Uomo della Luna
d’una volta, ero io, te l’assicuro.
CALIBANO -
Infatti ti ci ho visto là, e t’adoro.
Mi ti mostrava sempre la padrona,
te, col tuo cane e il tuo fascio di rovi(44).
STEFANO -
Vieni, giura anche tu su quel che dici,
e bacia il libro sacro.
( Gli fa dare un altro sorso alla bottiglia)
Dopo vado a riempirla. Giura ancora.
( Gli fa dare un altro sorso)
TRINCULO -
Per la luce del giorno! Questo mostro
mi pare proprio un gran babbeo di mostro!
E io, che avevo paura di lui!
È così debole che non sta in piedi…
Tu “l’Uomo della Luna”… L’ha bevuta,
questo babbeo di mostro credulone!
Una bella sorsata, mostro, eh?
(44) Nella fantasia popolare, la personificazione della luna (“L’Uomo della Luna”) era un uomo con una lanterna accesa in mano e un fascio di sterpi sotto il braccio. Questa figura si credeva di scorgere sulla faccia della luna piena. Ma al tempo di Shakespeare s’indicava per “man in the moon” qualunque Tizio che dovesse fare qualcosa, specialmente d’illecito, ed in tal senso l’espressione è usata sopra da Antonio, II, 1, 254, quando dice a Sebastian che nemmeno
“l’uomo della luna” sarebbe abbastanza veloce da recare notizie da Napoli a Tunisi. L’“uomo della luna” è anche un personaggio dell’Interludio del “Sogno d’una notte di mezza estate”.
CALIBANO -
Ogni palmo di terra di quest’isola
voglio mostrarti, buono a darti frutto;
e baciare i tuoi piedi, inginocchiato!
Sii tu il mio dio, ti prego!
TRINCULO -
Luce santa!
Un empio mostro, un mostro ubriacone!
Se appena appena il suo dio s’addormenta,
gli leva dalle mani la bottiglia.
CALIBANO -
( A Stefano)
Voglio baciarti i piedi,
voglio giurarti d’essere tuo suddito.
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