M. Mandefield: un dotto ed esauriente studio sul mondo fiabesco-sovrannaturale che è il più cospicuo dei materiali costituenti il tessuto del dramma. Il saggio, in inglese nell’originale, è una “Memoire” presentata dal Mandefield per la sua laurea in lingua e letteratura inglese all’Università di Bordeaux nel 1936.
A T T O P R I M O
S C E N A I - A b o r d o d i u n v a s c e l l o i n m a r e . T e m p e s t a , t u o n i e f u l m i n i
Entrano il CAPITANO e il CAPO NOCCHIERO
CAPITANO -
Capo nocchiero!
CAPO NOCCHIERO -
Son qui, capitano.
Che c’è?
CAPITANO -
Coraggio, dà voce alla ciurma:
che si diano daffare, forza, forza!
O qui coliamo a picco(1)… Avanti! Presto!
( Esce)
Entrano alcuni MARINAI
CAPO NOCCHIERO -
Forza, ragazzi! Forza, fate cuore!
Voi, qua, imbrigliate la vela maestra!
Attenti al fischio, là, del capitano!
Ventaccio cane, soffia s’hai polmoni!
Soffia, fino a scoppiare!
Entrano ALONSO, SEBASTIAN, ANTONIO,
FERDINANDO, GONZALO e altri
ALONSO -
Ehi, là, nostromo!
Mi raccomando, attenti alla manovra!
Il capitano, dov’è il capitano?
Mettete all’opera tutta la ciurma.
CAPO NOCCHIERO -
E voi tenetevi sotto coperta!
ANTONIO -
Il capitano! Dov’è il capitano?
CAPO NOCCHIERO -
( Porgendo orecchio al fischio del capitano)
Non lo sentite?… Ma via dalla tolda,
che ci state intralciando la manovra!
Il vostro posto è giù, sotto coperta;
se rimanete qui,
date solo una mano alla burrasca.
(1) “Or we run ourselves aground” : “to run aground” non è - come vedo tradotto altrove - “arenarsi”, “andare in secco”, o addirittura “andare di traverso”, ma semplicemente “andare a fondo” ( “to the bottom of the sea” ). I personaggi a bordo di questa nave, in mezzo alla tempesta in alto mare, non temono di andare in secca - che sarebbe, in certo modo, la salvezza - ma di perire annegati.
GONZALO -
Ehi, brav’uomo, sta’ calmo, per favore!
CAPO NOCCHIERO -
Ditelo al mare di star calmo!… Fuori!
A quest’onda ruggente
importa poco il titolo di re
Tutti in cabina e zitti!
E non ci disturbate più.
GONZALO -
Va bene.
Ma ricòrdati di chi hai a bordo.
CAPO NOCCHIERO -
Nessuno che mi prema più di me.
Voi siete un membro del real consiglio:
se il poter vostro ha tal capacità
da ridurre al silenzio gli elementi,
e comandarli che si stiano in pace,
noi qui non toccheremo più una corda;
ma se non possedete un tal potere,
non vi resta che ringraziare Iddio
d’avervi fatto viver fino ad oggi,
e prepararvi al peggio, se verrà,
ma giù in cabina.
( Agli uomini)
Su, ragazzi, forza!
Forza e coraggio! Avanti! E fate cuore!
E voialtri toglietevi dai piedi!
( Esce)
GONZALO -
L’aspetto di costui mi riconforta:
sulla faccia non ha marcato il crisma
d’uno che deve morire affogato;
piuttosto d’uno nato pel capestro(2);
e tu, destino amico, per favore,
non desistere più da tal proposito,
e fa’ che la sua corda d’impiccato
sia la gomena nostra di salvezza,
perché credo davvero che la nostra(3)
questa volta non ci sarà d’aiuto.
Se quello non è nato per la forca,
allora il nostro caso è disperato.
( Escono)
Rientra il CAPO NOCCHIERO
(2) Allusione ad un vecchio proverbio inglese, secondo il quale “chi è nato per la forca non muore annegato”. Cfr. anche il detto “To have gallows on one’s face” : “avere la forca in faccia”, “avere l’aspetto di uno predestinato ad essere impiccato”.
(3) Cioè il cordame che abbiamo a bordo, sineddoche per tutta la nave.
CAPO NOCCHIERO -
Tirate giù il velaccio di maestra!
Forza, ancora più giù! Più giù! Più giù!
Portatelo all’altezza della gabbia!
( Un grido sottocoperta)
E peste a queste maledette grida!
Fanno più strepito dell’uragano
e coprono i comandi!
Rientrano SEBASTIAN, ANTONIO e GONZALO
Di nuovo qui! Ma che ci avete a fare?
Volete proprio che molliamo tutto,
e che coliamo a picco tutti quanti?
Vi siete messi in testa di affogare?
SEBASTIAN -
Un accidente a quella tua golaccia,
cane ringhioso, blasfemo, spietato!
CAPO NOCCHIERO -
Fatela voi, allora, la manovra!
ANTONIO -
Vatti a impiccare, rognoso cagnaccio!
Alla forca, figliaccio di puttana,
con questo tuo sbraitare da villano!
Scommetto che paura d’affogare
ce n’hai assai più tu, che tutti noi.
GONZALO -
Ma quello non s’affoga, garantito,
fosse pur questo scafo men robusto
e resistente d’un guscio di noce,
e facesse acqua come una baldracca
che non può contenersi dal pisciare!
CAPO NOCCHIERO -
Su, sottovento! Su, coi due velacci!
Al largo ancora, via! Tenersi al largo!
Entrano dei MARINAI, inzuppati
MARINAI -
Tutto è perduto! Tutto! Alle preghiere!
Ormai non ci rimane che pregare!
Perduto, tutto! Preghiamo! Preghiamo!
CAPO NOCCHIERO -
E che! S’ha da finire a bocca asciutta?(4)
GONZALO -
Il re e il principe sono in preghiera.
Andiamo sotto ed uniamoci a loro,
ché una è ormai la sorte di noi tutti.
(4) “What, must our mouths be cold?” : “Che! Le nostre bocche debbono finire gelate?”. Qui qualche testo ha la didascalia: “Estrae la bottiglia e beve”; che forse è in tono con l’azione scenica. Nella marineria inglese si diceva che quando i marinai sono in difficoltà in mare, si danno al bere.
SEBASTIAN -
Io non ne posso più con questa gente!
ANTONIO -
Ci stiam facendo portar via la vita
da degli ubriaconi…
( Indicando il capo nocchiero)
E questo maledetto boccalone!…
Potessi agonizzare in faccia al mare
per il passaggio di dieci maree!(5)
GONZALO -
No, no, impiccato quello ha da finire,
anche se sembra che ogni goccia d’acqua
intorno a noi voglia dire il contrario,
e il mare spalancarsi ad inghiottirlo.
( Grida confuse all’interno)
VOCI DA SOTTOCOPERTA -
Pietà di noi! Andiamo in pezzi!
In pezzi!…
Addio, moglie!
Addio, figli!
Addio, fratello!
Si schianta tutto!
Andiamo in pezzi!
In pezzi!
ANTONIO -
Andiamo ad affogare accanto al re.
( Esce)
SEBASTIAN -
Andiamo a dargli l’ultimo saluto.
( Esce)
GONZALO -
Ah, darei mille jugeri di mare
per un acro di terraferma asciutta,
coperta solo d’eriche e ginestre!…
Sia fatto sempre il volere di Dio,
ma avrei voluto morire all’asciutto.
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