Il baronetto Matteo assumerà la presidenza, e vengono realmente tre membri del Parlamento. Ne ho veduti due sicuramente levati da letto, e il terzo, che è stato da Crockford tutta la notte, è corso un momento a casa a mettersi una camicia pulita e a bere un paio di bottiglie d'acqua di soda. Certo ci raggiungerà un tempo per parlare all'assemblea. È un po' eccitato per la notte trascorsa; ma non importa, parlerà con maggiore energia.

– Sembra che la cosa prometta piuttosto bene, – disse il signor Rodolfo Nickleby, la cui calma faceva un vivo contrasto con la vivacità dell'altro uomo di affari.

– Piuttosto bene! – echeggiò il signor Bonney. – È la più bella idea che sia mai sorta: "La compagnia metropolitana per la pronta consegna a domicilio dei panini caldi e dei biscotti perfezionati. Capitale, cinque milioni di sterline, in cinquecentomila azioni di dieci sterline l'una". Il semplice nome farà in non più di dieci giorni raggiungere un plusvalore alle azioni.

– E quando avranno un plusvalore… – disse il signor Rodolfo Nickleby con un sorriso.

– Quando l'avranno, saprete benissimo ciò che avrete da fare, e come ritirarvi tranquillamente al momento preciso, – disse il signor Bonney, battendo familiarmente il capitalista sulla spalla. – A proposito, strano tipo quel vostro impiegato.

– Sì, povero diavolo! – rispose Rodolfo, mettendosi i guanti. – Newman Noggs una volta teneva cavalli e cani.

– Ah, sì? – disse l'altro con indifferenza.

– Sì, – continuò Rodolfo, – e non tanti anni fa; ma dilapidò il suo denaro, lo investì in qualche maniera, lo diede a mutuo, e in breve prima diventò un perfetto imbecille e poi un pezzente. Si diede al bere, e ebbe un attacco di paralisi, e poi venne da me a chiedermi una sterlina in prestito, come avevo fatto io quand'egli stava in auge… come avevo fatto io…

– Facevate degli affari con lui, – disse il signor Bonney con uno sguardo espressivo.

– Appunto, – rispose Rodolfo. – Io non potevo prestargliela, s'intende,

– Ah, naturalmente.

– Ma siccome appunto allora avevo bisogno d'un impiegato per rispondere alla porta e per altre faccenduole, lo assunsi per carità, e da quel momento è rimasto con me. È un po' matto, credo, – disse il signor Nickleby, atteggiando il viso a un'occhiata pietosa, – ma è abbastanza utile, poveretto… abbastanza utile.

Quell'uomo dal cuore generoso trascurò d'aggiungere che Newman Noggs, essendo addirittura rovinato, lo serviva per alquanto meno del salario di un fattorino di tredici anni, e similmente mancò di ricordare nella sua cronaca frettolosa che l'eccentrica taciturnità di Noggs lo rendeva specialmente prezioso in un luogo dove molti affari si facevano dei quali era bene non trapelasse alcuna notizia fuori. L'altro era evidentemente impaziente di andare, però; e siccome i due s'installarono in fretta nella vettura da nolo subito dopo, forse il signor Nickleby dimenticò di accennare a circostanze di così lieve importanza.

V'era un gran trambusto in Bishopsgate Street Within, quand'arrivarono e, giacchè quel giorno il vento soffiava forte, una mezza dozzina di uomini traversava di fianco la strada sotto una congerie di carta, portando dei manifesti giganteschi, i quali annunciavano una pubblica assemblea per discutere l'oppurtunità di fare una petizione al Parlamento in favore della Compagnia metropolitana per la pronta consegna a domicilio dei panini caldi e dei biscotti perfezionati, capitale cinque milioni di sterline, divise in cinquecentomila azioni di dieci sterline l'una: somme che erano debitamente espresse in cifre grosse e nere di considerevoli dimensioni. Il signor Bonney, lavorando attivamente di gomiti, si aperse il varco sulla scalinata, ricevendo in cammino molti umili inchini dagl'inservienti che stavano sui pianerottoli a indicare la via, e, seguito dal signor Nickleby, s'immerse in una fuga di sale dietro quella della riunione pubblica; e lì, nella seconda, c'erano un tavolo che aveva l'aspetto d'un tavolo d'affari e parecchi signori con l'aspetto di persone d'affari.

– Silenzio! – esclamò un signore dal duplice mento, appena vide il signor Bonney. – Il presidente, signori, il presidente.

I nuovi arrivati furono ricevuti dagli applausi generali, e il signor Bonney si affrettò ad occupare il posto d'onore del tavolo; si tolse il cappello, si ficcò le dita nei capelli, e picchiò forte con un martelletto innanzi a sè; al che parecchi gridarono "Silenzio!" e si fecero dei piccoli cenni reciproci, come d'ammirazione per quell'energico contegno. In quel momento appunto un inserviente, febbrilmente agitato, si precipitò nella stanza, e spalancando la porta con un tonfo, gridò: – Il baronetto Matteo Pupker.

La commissione si levò in piedi e battè le mani dalla gioia, e, mentre le batteva, entrò il baronetto Matteo Pupker, accompagnato da due membri vivi del Parlamento, un irlandese e uno scozzese, tutti e tre sorrisi e inchini e con un aspetto così affabile che sarebbe parsa una mostruosità addirittura avere il cuore di votare contro di loro. Il baronetto Matteo Pupker specialmente, che aveva una testolina rotonda coperta da una parrucca bionda, si contorse in un tale parossismo d'inchini che la parrucca corse rischio di precipitare ad ogni istante. Quando quelle dimostrazioni di plauso furono in qualche modo sedate, i signori ch'erano in termini familiari col baronetto Matteo Pupker o coi due altri membri, si affollarono loro intorno in tre gruppetti, mentre i signori che non erano in rapporti familiari col baronetto Matteo Pupker o coi due altri membri, s'indugiavano accanto all'uno o all'altro e sorridevano e si stropicciavano le mani nella folle speranza che avvenisse qualche cosa che richiamasse l'attenzione su di loro. Nel frattempo il baronetto Matteo Pupker e i due altri membri stavano riferendo ai loro circoli rispettivi quali fossero le intenzioni del governo intorno all'accettazione della proposta di legge, e davano un rendiconto fedele di ciò che il governo aveva detto confidenzialmente l'ultima volta che avevano desinato con lui, aggiungendo come il governo fosse stato scorto a strizzar l'occhio dicendo ciò che aveva detto: premesse, queste, dalle quali non era difficile trarre la conclusione che se il governo aveva a cuore un oggetto, era il benessere e il vantaggio della Compagnia metropolitana per la pronta consegna a domicilio dei panini caldi e dei biscotti perfezionati.

Frattanto, durante le disposizioni preliminari della seduta e l'opportuna divisione del soggetto dei discorsi, il pubblico nella sala grande dava di tanto in tanto degli sguardi alla piattaforma vuota e alle donne nella galleria della musica. La maggior parte degli astanti era stata occupata con questi divertimenti per un paio d'ore, ma siccome i più bei sollazzi finiscono quando son troppo prolungati, con lo stancare, gli spiriti più gravi cominciarono a picchiare il pavimento coi tacchi, e ad esprimere le loro proteste con gridi e ululati. Queste esercitazioni vocali, di quelli che avevano aspettato più a lungo, pervenivano naturalmente da coloro ch'eran più vicini alla piattaforma e più lontani dalle guardie di servizio, le quali non avendo una gran voglia di fare a pugni per aprirsi un varco tra la folla e pur nondimeno sentendo il lodevole desiderio di fare qualcosa per reprimere gli schiamazzi, immediatamente cominciarono a trascinare per la coda dell'abito e per il bavero quanti se ne stavano tranquilli e cheti accanto alla porta, appioppando nello stesso tempo varî magnifici e sonanti colpi con le loro mazze, seguendo il metodo di quell'ingegnoso attore, Pulcinella, il cui brillante esempio, e nel maneggio dell'arma e nel suo impiego, quel ramo del potere esecutivo piglia di tanto in tanto a modello.

Parecchie animatissime schermaglie si stavano svolgendo, quando un gran grido attrasse l'attenzione anche dei belligeranti; e allora si versò verso la piattaforma, da una porta laterale, una lunga schiera di signori, che col cappello tra mano e gli occhi vflti all'indietro, cacciavano sonori evviva. La cagion di tutto fu sufficientemente spiegata quando il baronetto Matteo Pupker e gli altri membri veri e reali del Parlamento fecero il loro ingresso in mezzo a grida assordanti, e si dissero l'un l'altro coi cenni, che non avevan mai veduto, nell'intero corso della loro carriera pubblica, uno spettacolo più bello.

Finalmente l'assemblea cessò dal gridare, ma dopo che la votazione ebbe richiamato alla presidenza il baronetto Matteo Pupker, le acclamazioni ripigliarono per altri cinque minuti. Cessate le quali, il baronetto Matteo Pupker prese a dire quali fossero i suoi sentimenti in quella grande occasione e che dovesse significare quell'occasione agli occhi del mondo, e quale dovesse essere l'intelligenza dei connazionali dinanzi a lui, e quale dovesse essere la ricchezza e la rispettabilità dei suoi onorevoli amici dietro di lui, e infine, di quanta importanza dovesse essere per la ricchezza, la felicità, il comodo, la libertà, la stessa esistenza d'un grande popolo libero, un'istituzione come la Compagnia metropolitana per la pronta consegna a domicilio dei panini caldi e dei biscotti perfezionati!

Si presentò allora il signor Bonney per svolgere la prima mozione.

Dopo essersi cacciata la destra nei capelli, ed essersi piantata la sinistra, in maniera disinvolta, sulle costole, diede il cappello in custodia al signore dal duplice mento (che rappresentava una specie di reggifiasco per gli oratori in generale), e annunziò che avrebbe letto al pubblico la prima mozione: "che quest'assemblea considera con timore e apprensione le condizioni nelle quali si volge in questa metropoli e nei dintorni il commercio dei panini caldi; che essa ritiene i maggiori rivenditori di panini caldi, immeritevoli, nella loro presente organizzazione, della fiducia pubblica; e che giudica l'intero sistema di vendita dei panini caldi nocivo alla salute e del pari alla morale popolare, e inoltre distruttore dei veri interessi d'una grande comunità commerciale e mercantile". L'onorevole signore svolse il suo ordine del giorno con un discorso che fece sgorgare dei lagrimoni dagli occhi delle signore, e destò la più viva commozione in tutti i presenti. Egli aveva visitato le abitazioni dei poveri nei varî distretti di Londra, e le aveva trovate sfornite del minimo indizio d'un panino caldo, cosa, questa, che gli dava una forte ragione per credere che alcuni di quegli indigenti non avessero avuto l'occasione di assaggiarne uno nel giro di tutto un anno. Egli aveva osservato che fra i rivenditori di panini caldi imperava l'ubbriachezza, la corruzione, la dissolutezza, e questo non si doveva attribuire che alla ignobile natura del loro mestiere com'era in quei giorni esercitato; aveva trovato gli stessi vizi fra le classi più povere della popolazione che avrebbero dovuto essere consumatrici di panini caldi; e ciò si doveva far risalire alla disperazione generata dal fatto di non aver facilmente a mano quell'articolo nutriente e alla necessità, perciò, di cercare un falso stimolante nei liquori inebbrianti. Egli si assumeva di provare, innanzi a una commissione della Camera dei Comuni, ch'esisteva un complotto per tener alto il prezzo dei panini caldi e per dare ai rivenditori col campanello un monopolio; l'avrebbe provato con gli stessi rivenditori al banco della Camera, e avrebbe provato inoltre che gli stessi rivenditori corrispondevano insieme per mezzo di parole e segni segreti, quali "Snooks", "Walker", "Ferguson", "Is Murphy right", e molte altre espressioni. Era questo triste stato di cose che la Compagnia si proponeva di correggere: primo, col proibire dietro la minaccia di gravi pene, qualsiasi industria privata di panini caldi; secondo, col provvedere i soci della Compagnia in persona, il pubblico in generale e i poveri a domicilio di panini di prima qualità a prezzi ridotti.

Con questo scopo appunto una proposta di legge era stata presentata al Parlamento dal loro patriottico presidente il baronetto Matteo Pupker, e per sostenere la proposta essi s'erano appunto riuniti. Erano i sostenitori della stessa proposta di legge che avrebbero conferito un immortale lustro e splendore all'Inghilterra sotto il nome della Compagnia metropolitana per la pronta consegna a domicilio dei panini caldi e biscotti perfezionati, con un capitale, aggiungeva, di cinque milioni di sterline, in cinquecento mila azioni di dieci sterlina l'una.

Il signor Rodolfo Nickleby appoggiò l'ordine del giorno, e dopo che un altro ebbe detto che si doveva emendare l'ordine del giorno con l'aggiunta della parola "biscotto" dopo le parole "panino caldo", tutte le volte che apparivano queste parole, esso fu approvato con una votazione trionfale. Solo uno nella folla gridò "No"; ma fu immediatamente arrestato ed espulso.

Il secondo ordine del giorno che riconosceva l'opportunità di abolire immediatamente "tutti i rivenditori di panini caldi (o biscotti), tutti i fabbricanti di panini caldi (o biscotti) di qualunque genere, maschi o femmine, ragazzi o uomini, sonatori di campanelli o no", fu svolto da un grave oratore d'aspetto semiclericale, che entrò a un tratto in tale profondo patos da spazzare e far dimenticare il precedente oratore in meno che non si dica.