Tacciono, all’armi guardano i biolchi.

Chi guarda è un altro che in lor è: l’Antico.

Fermo sul suo pungetto, uno è un astato

che avea seguito l’aquile di Druso.

45

Ei campeggiò sul Reno e sul Visurgi.

Franse i giganti Cauchi e Langobardi.

Portò, trent’anni, l’armi il vallo e il vitto.

Cenò la pulte con l’aceto e il sale.

Ebbe ferite e un ramuscel di quercia.

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Poi vecchio arò due iugeri di terra.

Le glebe allora ei debellava, e gli era

pilo la vanga e gladio la gombiera.

Spiò nel volo degli uccelli il tempo

della sementa e della mietitura.

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Piantò gli alberi a file di coorte.

Non trombe all’alba altre sentì, che il gallo.

Non fu nel campo altro ronzìo, che d’api.

Poi, di quel campo, in un de’ suoi nepoti,

servo rimase. E portò lino al Duddo

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e vino allo Scafardo.

L’altro a cavallo dietro il suo Sculdascio

giunto era qui con la selvaggia fara:

rasa la nuca, la capellatura

attorno al viso mista alla gran barba.

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Vide i gasindi dar la lancia a Clefi,

vide ferir nella colonna Autari.

Quindi nel nome del suo Dio, nel nome

della sua spada, ebbe una casa e il bosco.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 12

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Le canzoni di re Enzio – La canzone del carroccio Q

Tenne il cavallo, serbò scudo e lancia,

70

se lo chiamasse all’eribanno il Duca.

Ed avventò contro le sacre quercie

la vecchia scure delle sue battaglie.

Ed allevò gli utili porci, e trasse

ai fòri antichi le grugnenti greggi.

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Poi si trovò, ne’ suoi nepoti, schiavo,

esso arimanno! Né più v’era attorno,

chi la saetta gli ponesse in mano,

chi lo adducesse al libero quadrivio.

Ora, egli ammira l’armi del Comune,

80

fermo sul suo pungetto.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 13

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Le canzoni di re Enzio – La canzone del carroccio Q

IV

L’insegna del Comune

E suona la campana del Comune.

La Patria intima il breve suo decreto,

di bronzo.