L’altro capì che si lasciava sfuggire il momento ottimo e s’affrettò: e nonostante i suoi sforzi interni la voce tremava alquanto.
- Non so come esprimermi per farle comprendere intensamente ogni cosa; ma ella è abbastanza intelligente, ella capirà lo stesso. Senta. Mi sono adoprato a tutta possa per farle ottenere quel pezzo di carta lì, - indicava col dito il decreto, e Cassio, seguendo la direzione del dito chinò gli occhi sulla carta, - e anzitutto lo feci perché sentivo che la meritava. (- Sa egli la mia storia? -
chiese a sé Cassio, sentendo che i suoi meriti in carcere eran stati ben pochi).
Non le chiedo alcun ringraziamento, ed anzi mi spiacerebbe immensamente se, su quanto sto per dirle, influisse per nulla il sentimento di riconoscenza.
Desideravo parlarle come a gentiluomo: (- Diavolo! Che mi creda anch’egli un gran signore e voglia chiedermi del denaro? - pensò Cassio. - Non faccio torto alla mia riconoscenza; ma cosa egli vuole da me?) come a gentiluomo e uomo libero, appunto perché la domanda che sto per farle venga svolta da pari a pari.
Ella ora è libero, e quindi padrone di accoglierla come più crederà conveniente.
- Parli - disse l’altro con impazienza quasi dolorosa. - Tutto ciò che sta in me…
- Non so se sta in lei; ad ogni modo…
- Dica, dica…
- Senta, e, le ripeto, non mi giudichi male, non mi pigli per matto. Leggendo le lettere di sua sorella ho intraveduto in essa una così buona e nobile creatura che… (- Oh, Dio mio, o Signore! Egli se ne è innamorato! - gridò Cassio fra sé, e tornò a veder buio) me ne innamorai. Non sorrida di me; son giovine ancor io…
Oh, no Cassio non sorrideva:
- Le ha scritto? - chiese rudemente.
- No, non si offenda; non mi sono permesso tanto. Solo a lei…
- Ma è impossibile, ma è strano, ma è impossibile! - proruppe Cassio come parlando fra sé, battendo un pugno sul decreto steso sul suo ginocchio. La carta frusciava e strideva.
- Pare impossibile davvero, eppure è così; è un fatto strano, ma non è la prima volta che accade. Tant’è, signor Longino. La mia domanda è seria. Può sua sorella accettarla?
- Quale domanda?
L’altro pensò: - Questo giovine è troppo commosso; forse ho fatto male a parlargli subito; è troppo tutto in una volta.
- La mia domanda di matrimonio.
Cassio non rispose subito: fece uno sforzo, si dominò; tornò a veder chiaro, tornò a fissare il Direttore e lo vide come in passato pallido e sofferente e brutto. E nel suo immenso affanno calò una stilla di conforto. - Ella non lo accetterà - pensò.
- Ma, - domandò, - ha ella ben riflettuto? Ha scritto al mio paese, ha assunto informazioni? In simili casi…
- Non ho scritto: a che pro? Sapevo sua sorella signorina, giovine e buona: non volevo di più. Io sono così solo.
- Ella è troppo, troppo buono. Son io che ora non so esprimerle la mia riconoscenza. Non abbia timore di non esser compresa: la comprendo benissimo e ammiro il suo animo. La sua domanda mi onora altamente e per me… se stesse in me… Ma le assicuro, farò di tutto.
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