La ridusse povera; la teneva chiusa e le minacciava orribili cose. Io giunsi tuttavia sino a lei e in cambio del suo amore le promisi ridonarle la sua fortuna e l’indipendenza. «Sposami - diss’ella - fuggirò con te». Ma siccome sul mio progetto gravava un fosco avvenire, io preferii operare liberamente. La convinsi rifugiarsi presso una famiglia amica, e quando la vidi al sicuro operai. E sa cosa feci? Forse se lo immagina; falsificai la firma del tutore e siccome egli, ricchissimo, era conosciuto e aveva credito illimitato, ottenni molto, in paese e fuori. Acquistai al nome della fanciulla terre e rendita, e attesi. Alla scadenza fu nota la colpa; io speravo romanticamente di passare per un eroe; invece fui preso, condannato, vilipeso: i miei pochi beni andarono in aria, la mia famiglia mi rinnegò. Ella sola mi resta, ed essa, signor Direttore, è Paola.

Il signor Direttore stette ancora zitto. Che poteva dire? Tutto ciò che sentiva, la storia di Cassio unita alla sua, pareva una cosa inverosimile; eppure era dolorosamente vera, Cassio parve seguirne il pensiero.

- È strano, non è vero? È inverosimile. Se venisse narrato non sarebbe creduto.

- La vita è così, - disse l’altro, lentamente, guardandosi le unghie delle dita ripiegate, - il destino ha infinite trame misteriose.

- È rassegnato - pensò Cassio, e azzardò un’altra considerazione:

- La vita è spesso un terribile romanzo.

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Ma guardando bene il Direttore vide così straziante sul suo volto l’abituale aria di sofferenza, che tornò di botto al pensiero che l’aveva ricondotto là dentro.

- Volevo dirle, ecco; nonostante tutto, io farò di tutto per dimostrarle la mia gratitudine.

- Che dice, lei?…

- Mi lasci dire. Avevo il dovere di spiegarle come in realtà stanno le cose; però giacché Ella è stata tanto buona con me le dò la mia parola di gentiluomo che farò di tutto…

- Che dice, che dice… - ripeteva l’altro, e intanto pareva intento non alle parole di Cassio, ma a voci lontane.

- Dopo tutto, Paola sola è arbitra; io mi comporterò come se davvero fossi fratello, null’altro che fratello.

- Ma no! Ma no! Che dice mai!

- Anzi, se ella desidera, posso scrivere oggi stesso; aspetteremo la risposta.

Giacché, veda, secondo questa risposta è poi inutile ch’io faccia ritorno al mio paese.

- Che dice! - ripeté il Direttore, ma ora la sua voce vibrò cosciente. Si guardò l’unghia del pollice eretto sul pugno stretto, poi sollevò gli occhi e cercò lo sguardo di Cassio.

- Ella non scriverà: ella tornerà al suo paese, ed io le auguro ogni miglior felicità, dal profondo del cuore. Scusi, sa, ma chi poteva pensare? Ella ha ragione; la vita è un terribile romanzo…

Cassio insisté. Lo lasciasse scrivere; era un favore ch’egli stesso gli chiedeva. Vedrebbe. La sua gratitudine era senza limiti, e prima dell’amore era in lui più forte il dovere. Paola sarebbe certo più fortunata col Direttore che con lui, ed egli doveva sopratutto voler il bene e la felicità di lei.