I colpi piovevano sul superbo posteriore. Mony, chinando la testa un po’ di lato, vedeva, in una spec-chio posto proprio di fronte, il gran culo di Culculina sollevarsi e abbassarsi. Nel sollevarsi, le chiappe si aprivano e appariva per un attimo la rosetta, per sparire nell’abbassarsi quando le belle natiche paffute si restringevano. Più in basso, le labbra pelose e allargate del sesso inghiottivano l’enorme membro che, nel movimento di ascesa del culo, appariva quasi per intero, e bagnato. I colpi di Alessina fecero arrossare completamente il povero culo, che ora trasaliva di voluttà. Ben presto uno dei colpi lasciò un segno sanguinante. Tutte e due, quella che frustava e quella ch’era frustata, deliravano come baccanti e sembrava godessero l’una e l’altra allo stesso modo. Lo steso Mony si mise a dividere il loro furore, e le sue unghie s’accanirono sulla pelle di seta delle spalle di Culculina. Alessina, per picchiare più comodamente l’amica, si mise in ginocchio a fianco del gruppo. Il suo gran culo grassottello e sobbalzante a ogni colpo che dava, si trovò cosi’ a due dita dalla bocca di Mony.
Il quale non ci mise molto a infilarvi la lingua. Poi, crescendo l’ira e la voluttà, si mise a mordere la chiappa destra. La ragazza lanciò un grido di dolore. I denti erano penetrati nella carne e un sangue fresco e vermiglio dissetò la gola secca di Mo-ny. Egli lo succhiò, apprezzandone parecchio il gusto ferroso appena un po’ salato. In quell’istante i sobbalzamenti di Culculina cominciarono a diventare più disordinati. Gli occhi stralunati non mostravano più che il bianco. La bocca macchiata della merda ch’era sul corpo di Mony, lanciò un gemito, e la bella raggiunse l’orgasmo contemporaneamente a Mony.
Alessina cadde su di loro sfinita, rantolante e digrignando i denti, e a Mony, che le infilò la lingua nel sesso, bastò poco per farla venire. Poi i nervi si rilassarono dopo qualche sobbal-zo ancora, e il trio si distese tra la merda, il sangue e lo sperma. Si addormentarono in questo stato.
Quando si svegliarono sentirono l’orologio a pendolo della camera suonare i dodici colpi della mezzanotte.
- Non muovetevi, ho sentito un rumore - disse Culculina - non CAPITOLO TERZO
(parte 5)
può essere la cameriera: è abituata a lasciarmi in pace, e starà di certo dormendo.
Un sudore freddo copri’ il volto di Mony e delle due giovani. I capelli si drizzarono loro in testa e i corpi nudi e merdosi furono scossi da brividi.
- C’è qualcuno! - disse Alessina.
- Già c’è qualcuno! - assenti’ Mony.
In quell’istante la porta si apri’ e quel poco di luce che prove-niva dalla strada notturna permise di scorgere due ombre umane vestite di soprabiti dal collo rialzato e con la bombetta in testa.
La prima ombra illuminò improvvisamente la stanza col raggio discreto di una pila elettrica che aveva in mano, ma i due scassinatori non videro subito il gruppo disteso sul pavimento.
- Che razza di puzza! - disse il primo.
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