Verrà un’altra masnada di direttori affamati, e vorranno qualcuno da mangiare a colazione. Sono costretto a dirti addio. Rinuncio a essere presente a quelle celebrazioni. Sono venuto al Sud per la mia salute, e me ne vado subito per la stessa ragione. Il giornalismo del Tennessee è troppo movimentato per me».

Poi ci separammo con reciproco rammarico, e presi una camera all’ospedale.

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COME DIRESSI UN GIORNALE PER

AGRICOLTORI

Non fu certo senza qualche preoccupazione che assunsi la direzione temporanea di un giornale per agricoltori. Così come un contadino non assumerebbe il comando di una nave senza un po’ di apprensione. Ma ero in circostanze tali che mi facevano mettere i soldi al primo posto. Il direttore di ruolo doveva andare in vacanza, quindi accettai le condizioni che mi offriva e ne presi il posto.

La sensazione di essere di nuovo al lavoro era grandiosa e m’impegnai duramente tutta la settimana, con piacere. Andammo in stampa e attesi con ansia tutto il giorno per vedere se i miei sforzi avrebbero attirato l’attenzione dei lettori. Quando al tramonto lasciai l’ufficio, un gruppo di uomini e di ragazzi ai piedi della scala si disperse all’istante per lasciarmi passare e ne sentii due che dicevano: «É lui!».

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Naturalmente mi fece piacere. Il mattino dopo trovai un assembramento simile ai piedi della scala, coppie sparse per la strada e individui qua e là sul mio cammino; mi guardavano tutti con interesse. Mentre mi avvicinavo, il gruppo si divise indietreggiando, e sentii un uomo dire:

«Guardate i suoi occhi!». Feci finta di non accorgermi dell’interesse che stavo suscitando, ma ne fui segretamente compiaciuto e mi riproposi di scriverne un resoconto a mia zia.

Salendo la breve rampa di scale, e

avvicinandomi alla porta che aprii, sentii delle voci allegre e colsi all’improvviso due giovanotti dall’aspetto campagnolo che, al vedermi, sbiancarono in viso, dopodiché si gettarono tutti e due fuori dalla finestra con gran frastuono. Ne fui sorpreso.

Dopo circa una mezz’ora entrò un anziano gentiluomo dalla barba fluente e un bel viso piuttosto austero che, al mio invito, si sedette.

Sembrava che qualcosa lo preoccupasse. Si tolse il cappello e lo mise sul pavimento; ne tirò fuori un fazzoletto di seta rossa e una copia del 64

nostro giornale. Si mise il giornale in grembo e, mentre si puliva gli occhiali con il fazzoletto, mi chiese: «É lei il direttore?».

Dissi che era così.

«Non ha mai diretto prima un giornale per agricoltori, vero?»

«No» dissi. «É il mio primo tentativo.»

«Come immaginavo. Ha qualche esperienza nella pratica dell’agricoltura?»

«No, credo di no.»

«Me l’aveva suggerito l’istinto» disse il vecchio gentiluomo, rimettendosi gli occhiali e squadrandomi freddamente attraverso le lenti, mentre piegava il giornale nella forma dovuta.

«Vorrei leggerle cosa mi ha risvegliato tale istinto. É stato questo editoriale. Ascolti e mi dica se è stato lei a scriverlo:

“Non bisogna mai strappare le rape, si rovinano.