Niente al mondo mi potrà persuadere a prendere un’altra vacanza.

Ma perché non mi ha confessato di non sapere niente di agricoltura?».

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«Dirlo a lei? Pannocchia, testa di cavolo e figlio di un cavolfiore? È la prima volta che sento un rimprovero così insensato. Faccio il giornalista da quattordici anni ed è la prima volta che sento dire che un uomo deve essere competente per dirigere un giornale.

Barbabietola! Sa chi scrive le recensioni nei giornali di second’ordine? Una congrega di calzolai che ha fatto carriera e garzoni di farmacisti che sanno di buona recitazione quanto io so di agricoltura, e niente più. Chi recensisce i libri? Gente che non ne ha mai scritto uno. Chi scrive i commenti sulla situazione finanziaria? Disgraziati che si sono sempre trovati nella situazione migliore per non capirne nulla. Chi critica le campagne contro gli indiani? Signori che non distinguono un grido di guerra da una tenda e che non hanno mai fatto una gara di corsa con un tomahawk o acceso il fuoco dell’accampamento con le frecce strappate dai vari familiari. Chi scrive gli appelli in favore della temperanza e strepita contro i rischi dell’alcolismo? Avvinazzati che 73

puzzeranno di whisky anche nella fossa. Chi dirige i giornali per agricoltori? Lei, eh? Di solito poeti falliti, autori di romanzi dalle copertine ingiallite dal tempo, drammaturghi scandalistici, pettegolari. Alla fine

capitombolate sull’agricoltura nel temporaneo sforzo di frenare la caduta in un ospizio. Lei vorrebbe insegnare a me come si fanno i giornali! Signore, io conosco questo mestiere dall’alfa all’omega e le dico che meno uno sa, maggiore è il trambusto che provoca e migliore lo stipendio che prende. Lo sa il cielo che, se fossi stato ignorante invece che colto, e impudente invece che timido, avrei potuto farmi un nome in questo mondo gelido ed egoista. Me ne vado, signore. Dato che mi ha trattato in questo modo, è mio pieno diritto andarmene. Ma ho fatto il mio dovere. Ho onorato il mio contratto fin dove mi è stato possibile. Le dissi che avrei reso questo giornale interessante per ogni tipo di lettore, e l’ho fatto. Le dissi che avrei raggiunto una tiratura superiore alle ventimila copie: se avessi 74

avuto altre due settimane a disposizione, ce l’avrei fatta. E le ho anche dato la migliore categoria di lettori che un giornale per agricoltori abbia mai avuto; non ci sarebbe stato nessun contadino, non un singolo individuo in grado di distinguere un albero di meloni da una vigna di pesche anche a costo della vita. È lei a rimetterci da questa rottura, e non io, razza di albero da crostate. Adios». E

me ne andai.

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IN DIFESA DEL GENERALE

FUNSTON11

I

22 febbraio. Oggi è il grande Anniversario12; ed è stato celebrato così ampiamente in tutto il mondo che le differenze di fuso orario hanno provocato curiosi episodi con alcuni dei telegrammi che testimoniano il rispetto dovuto al sublime nome che questa data richiama alle nostre menti: sebbene siano stati spediti all’incirca tutti alla stessa ora, alcuni, per noi, riportavano la data di ieri, mentre altri quella di domani. E sui giornali si parlava del generale Funston.

11 Frederick N. Funston (1865-1917) fu Generale dell’esercito degli Stati Uniti. Il suo ruolo nelle guerre ispano-americana e filippino-americana lo portò alla ribalta nazionale. Questo articolo satirico fu pubblicato dalla «North American Review» nel 1902.