Ma non voglio precorrere i tempi.
Sono nato il 18 luglio 1918 a Mvezo, un minuscolo villaggio sulle rive del fiume Mbashe nel distretto di Umtata, la capitale del Transkei. L’anno della mia nascita segnò la fine della Grande guerra, lo scoppio di un’epidemia influenzale che uccise milioni di persone in tutto il mondo, e l’intervento di una delegazione dell’African National Congress alla Conferenza di pace di Versailles, che dava voce alle proteste della popolazione africana del Sudafrica. Mvezo, tuttavia, era un luogo appartato, lontano dal mondo dei grandi eventi, dove la vita scorreva assai simile a quella che era sempre stata per centinaia e centinaia di anni.
Il Transkei si trova a circa 1300 chilometri a est di Città del Capo, 900 chilometri a sud di Johannesburg, e si estende tra il fiume Kei e il confine col Natal, tra gli aspri monti Drakensberg a nord e le azzurre acque dell’Oceano Indiano a est. È una splendida terra, ondulata di colline e di fertili valli, dove il paesaggio è verde anche d’inverno perché percorso da una miriade di fiumi e di torrenti. Il Transkei, che un tempo era la più vasta divisione territoriale all’interno del Sudafrica, con una superficie grande quanto la Svizzera, conta una popolazione di circa tre milioni e mezzo di abitanti più una esigua minoranza di basotho e di bianchi. È la patria del popolo thembu, che fa parte della nazione xhosa, della quale io sono un membro.
Mio padre, Gadla Henry Mphakanyiswa, era un capo sia per sangue sia per tradizione. La sua posizione di capo del villaggio era avallata dal re della tribù thembu, ma sotto la dominazione britannica la sua carica dovette essere ratificata dal governo, che a Mvezo s’incarnava nella persona del magistrato locale.
In qualità di capo incaricato dal governo, egli era autorizzato a percepire uno stipendio, nonché una parte delle imposte che il governo riscuoteva dalla comunità per la vaccinazione del bestiame e per la concessione delle terre da pascolo demaniali. Benché la figura del capo fosse ancora stimata e venerabile, il suo ruolo già da settantacinque anni si andava progressivamente svuotando per il controllo di un governo bianco che mai si era mostrato incline alla comprensione e al rispetto dei nostri valori. La tribù thembu risale, attraverso venti generazioni, fino al re Zwide. Secondo quanto è stato tramandato, il popolo thembu viveva ai piedi dei monti Drakensberg; da lì, nel sedicesimo secolo, migrò verso la costa, dove venne assorbito nella nazione xhosa.
Gli xhosa, a loro volta, fanno parte del popolo nguni, che fin dall’undicesimo secolo viveva di caccia e di pesca nella ricca e temperata regione sudorientale del Sudafrica, tra il grande altopiano interno a nord e l’Oceano Indiano a sud. Gli nguni si dividono in due gruppi: un gruppo settentrionale - comprendente gli zulu e gli swazi - e un gruppo meridionale, composto da amabaca, amabomvana, amagcaleka, amamfengu, amampodomise, amampondo, abesotho e abethembu. Insieme, questi due gruppi formano la nazione xhosa.
Gli xhosa sono un popolo fiero e patrilineo, con una lingua eufonica ed espressiva e una radicata credenza nell’importanza delle leggi, dell’istruzione, della cortesia. La società xhosa era un ordinamento sociale equilibrato e armonioso, nel quale ogni individuo sapeva quale fosse il suo posto. Ogni xhosa appartiene a un clan che fa risalire le sue origini a uno specifico antenato. Io sono un membro del clan Madiba, così chiamato dal nome di un capo thembu che governò nel Transkei nel diciottesimo secolo. A me si rivolgono spesso col nome di Madiba, il mio nome di clan, usandolo in segno di rispetto.
Ngubengcuka, uno dei più grandi monarchi che unì l’intera tribù thembu, morì nel 1830. Com’era usanza, aveva mogli provenienti dalle principali case reali: la Grande Casa, nella quale veniva scelto l’erede, alla Casa di destra, e l’Ixhiba, una casa minore a cui alcuni alludono come alla Casa di sinistra. Era compito dei figli dell’Ixhiba, o Casa di sinistra, risolvere le dispute reali. Mthikrakra, il figlio maggiore della Grande Casa, succedette a Ngubengcuka, e tra i suoi figli furono Ngangelizwe e Matanzima. Sabata, che governò i thembu dal 1954, era nipote di Ngangelizwe e maggiore di Kalzer Daliwonga, più noto come K. D. Matanzima, ex primo ministro del Transkei - mio nipote per legge e per tradizione -, che era un discendente di Matanzima. Il figlio maggiore della casa Ixhiba era Simakade, il cui fratello minore era mio nonno Mandela.
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