Gli inviati francesi si sono spinti fino a Calais per annunciargli con la rapidità del vento ciò che le tue auguste labbra pronunceranno e che egli ascolterà pazzo di gioia.

 

ELISABETTA

Conte Bellièvre, vi prego di non insistere! Vi ripeto, non è il momento adatto per accendere liete fiaccole nuziali. Su questo paese incombe un cielo tetro e cupo, e a me si addice più il velo vedovile che la splendida acconciatura nuziale! Un avvenimento atroce e spaventoso sta per abbattersi sulla mia casa, e far tremare il mio cuore.

 

BELLIÈVRE

Concedici almeno una promessa, Maestà: e rinviamo a giorni più lieti il coronamento di tanta felicità.

 

ELISABETTA

I sovrani sono soltanto gli schiavi del trono, e ad essi è interdetto assecondare gli impulsi del cuore. Ho sempre desiderato morire nubile perché un giorno si potesse leggere sulla mia tomba questa iscrizione: «Qui giace la regina vergine». Ma i miei sudditi hanno espresso parere contrario, e pensano a quando non ci sarò più. Non basta che il mio paese adesso sia prospero e lieto, io devo sacrificarmi in vista della sua futura felicità e rinunciare alla mia libertà di donna nubile, il bene più prezioso che possiedo, e accettare che mi venga imposto un padrone. In questo modo il mio popolo mi notifica che sono soltanto una donna, quando credevo di aver governato come un uomo e come un re. So benissimo che chi contrasta la legge di natura non può definirsi un servo di Dio, e dobbiamo ricoprire di lodi chi ci ha preceduto per aver aperto i conventi e aver ridonato alla vita migliaia di infelici vittime di una malintesa religiosità. Ma una regina, che non passa il suo tempo dedita all’ozio o ad una sterile contemplazione, e che si assume i compiti più gravosi senza mai tradire il minimo sforzo dovrebbe poter evitare quella legge che rende metà del genere umano soggetta all’altra metà…

 

AUBESPINE

Non c’è una sola virtù, regina, che tu sul trono non abbia posto in giusta luce, e ormai sei il modello esemplare del tuo sesso, la sua luminosa esaltazione! Al mondo, certo, non esiste un uomo che meriti gli sia sacrificata la tua libertà. Tuttavia se per nascita, eroico valore e prestanza virile un mortale può considerarsi degno di questo onore…

 

ELISABETTA

È indubbio, signor ambasciatore, che un matrimonio con un regale principe di Francia costituisce, per me, un grande onore. Confesso sinceramente che, se devo… se non posso evitare di piegarmi alle aspettative del mio popolo - che temo sia più forte della mia volontà - non conosco in Europa un altro principe cui sacrificare con minor ripugnanza la mia ricchezza più preziosa: la libertà. Per il momento, vi basti un attestato come questo.

 

BELLIÈVRE

È una meravigliosa speranza, ma è solo una speranza, e il mio signore vorrebbe qualcosa di più…

 

ELISABETTA

Cosa pretende, allora? (Si sfila un anello dal dito e lo guarda pensierosa) Una regina non possiede niente che la distingua da una donna qualsiasi! Un identico simbolo la incatena allo stesso dovere, alla stessa soggezione… L’anello è il simbolo del matrimonio, e tanti anelli in fila formano una catena. Portatelo in dono al vostro signore. Non è ancora una catena, non mi lega ancora ma potrà tramutarsi nel cerchio che mi terrà prigioniera.

 

BELLIÈVRE (s’inginocchia a ricevere l’anello)

In suo nome, graziosa sovrana, ricevo in ginocchio il tuo dono e ti bacio devotamente la mano.

 

ELISABETTA (al conte di Leicester, che ha continuato a fissare durante le ultime parole)

Permettete, Milord! (Gli toglie il nastro azzurro dell’Ordine della Giarrettiera e lo mette al collo di Bellièvre) Mettete al collo di Sua Altezza questo nastro che io in questo momento annodo al vostro, dichiarandovi membro del mio Ordine! Honny soit qui mal y pense! Sparisca la diffidenza tra i nostri due paesi e un saldo vincolo d’amicizia stringa fraternamente le corone d’Inghilterra e di Francia.

 

AUBESPINE

Sovrana Maestà, questo è un giorno di gioia! Che tutti i sudditi di quest’isola vivano in letizia e nessuno soffra e pianga! Il tuo volto irradia clemenza. Oh, se uno di questi raggi illuminasse un’infelice regina legata da vincoli di parentela sia alla Francia che all’Inghilterra!

 

ELISABETTA

Non spingetevi oltre, conte! Non mescoliamo due cose assolutamente incompatibili. Se la Francia effettivamente desidera un’unione con me, deve condividere le mie apprensioni e non stringere alleanza coi miei nemici…

 

AUBESPINE

La Francia si sentirebbe indegna ai suoi stessi occhi se, concludendo questo patto, si scordasse l’infelice, vedova del suo re, della sua stessa fede… L’onore e l’umanità impongono che…

 

ELISABETTA

In questo senso apprezzo come merita questa parola d’intercessione. La Francia adempia come meglio crede ai suoi obblighi d’amicizia e lasci a me il compito di agire da sovrana. (Fa un inchino ai nobili francesi, che si ritirano insieme agli altri Lord)

 

Scena terza

 

 

Elisabetta, Leicester, Burleigh, Talbot. La regina si siede.

 

BURLEIGH

Gloriosa sovrana, oggi tu coroni i voti del tuo popolo. Solo oggi assaporiamo davvero i giorni sereni di cui ci fai dono, poiché non tremiamo più al pensiero dell’incerto futuro che ci attende. Ma ancora una nube incombe sul nostro orizzonte, c’è ancora un sacrificio che tutti esigono a gran voce. Ti prego di concedercelo, e allora potremo finalmente proclamare che l’Inghilterra, da oggi, è un paese felice.

 

ELISABETTA

Cosa vuole ancora il mio popolo? Parlate, Milord!

 

BURLEIGH

Esige la testa della Stuarda. Se vuoi assicurare al tuo popolo il dono incommensurabile della libertà, la vera fede che abbiamo acquistato a prezzo di tante fatiche, lei deve scomparire. La tua nemica deve morire, se vuoi che non tremiamo per la tua stessa vita! Tu sai che gli inglesi non sono ancora schierati sotto gli stendardi della fede, che il pagano culto di Roma conta ancora numerosi adepti su quest’isola, e che questi ultimi sono animati da una viva e tenace ostilità. Parteggiano per la Stuarda, sono alleati dei duchi di Lorena, gli implacabili avversari della tua regale dinastia. Questo partito composto da fanatici esaltati ti dichiara una guerra a oltranza che prosegue in segreto con arti diaboliche nella speranza di annientarti. Reims, la sede arcivescovile del cardinale di Lorena, è la fucina dove si forgiano le armi contro di te, dove si tiene alta scuola di regicidio e si ammaestrano incessantemente i missionari di questa ideologia, dei fanatici folli che marciano su quest’isola travestiti in mille modi. Da laggiù per ben tre volte è partito un sicario, e quell’antro continua a partorire sempre nuovi nemici pronti in qualsiasi istante a scendere in campo contro di te… Il castello di Fotheringhay è la dimora dell’Ate di questa eterna guerra che, con la fiaccola dell’amore, incendia tutto il regno. I giovani si dichiarano pronti a morire per lei, vittime delle illusorie speranze che suscita nei loro cuori… La scusa ufficiale è di liberarla, ma la verità è che vogliono insediarla al tuo posto sul trono. Infatti i duchi di Lorena si rifiutano di riconoscere il tuo legittimo diritto e, ai loro occhi, tu non sei altro che una volgare usurpatrice protetta dalla fortuna! Sono stati loro a incoraggiare quella sciocca a pretendere il trono inglese! Con lei e la sua gente, non c’è nessuna pace possibile! La sua vita è la tua morte! La sua morte è la tua vita!

 

ELISABETTA

Milord! Il vostro compito è assai triste. So che la vostra ansia è sinonimo di onestà, conosco la profonda saggezza di ogni sillaba che pronunciate, ma questa saggezza che prescrive di spargere del sangue io la detesto dal profondo del cuore… Vorrei che mi deste un consiglio meno drastico… Lord Shrewsbury! Dite la vostra opinione.

 

TALBOT

Hai giustamente lodato la fedeltà e l’onestà di Burleigh… ma anch’io ho in petto un cuore che batte fedele, anche se la mia eloquenza non è paragonabile alla sua.