Bevi, Simò!», disse bonariamente zio Sirca.
Per dimostrare che neppure il vino, che è uno dei peggiori nemici del bandito, gli faceva paura, Simone bevette: e continuava a fissare Marianna, al disopra della tazza.
«Marianna, e che è accaduto di te in tutto questo tempo? Non pensi a prendere marito?»
«Sceglie», rispose per lei Sebastiano, «li sceglie come si scelgono le pere selvatiche in cerca di quella matura!»
Lei non rispose: raccolse nel cestino il pane, i piatti, il tagliere e porse tutto al servo perché sparecchiasse: poi si alzò e ripose qualche oggetto; e poiché Sebastiano scherzava dicendo che zio Berte avrebbe dovuto sposarsi con Fidela la serva del canonico, poiché era questa a impedire col suo esempio a Marianna di sposarsi, ella uscì nello spiazzo e fece alcuni passi.
La notte era calda e chiara; le stelle rasenti al bosco parevano così vicine da poterle toccare, e tutto, erbe, foglie, fiori, odorava dolcemente. Marianna non si sentiva offesa per gli scherzi del cugino; solo le dispiaceva che egli parlasse così in presenza di Simone.
Sebastiano uscì fuori a cercarla mentre il padre e il servo andavano di là nel recinto ov’era chiuso il bestiame, e le disse avvicinandole il viso al viso:
«Non fare il broncio a Simone: tientelo amico, Marianna…».
«Io non ho bisogno di amici», rispose lei aspra, tuttavia rientrò e per qualche momento si trovò sola con Simone: e gli notò sul viso e in tutta la persona, che s’era alquanto piegata, un’aria di stanchezza e di tristezza.
«Bevi, Simone.»
Egli le afferrò il polso della mano che gli porgeva la tazza.
6
«Marianna, così Dio mi assista, ti sei fatta bella!», mormorò: e gli occhi gli lampeggiavano felini eppure tristi, quasi supplichevoli. «Marianna, ti ricordi quando mi davi da bere, quando tornavo assiderato dall’ovile?»
«Pensavo appunto a questo, Simone!»
«Che hai pensato di me, in questo tempo? Tante volte mi passò in mente il pensiero di venirti a trovare; ma, ti dico la verità, avevo soggezione.»
«Soggezione di me?»
«Di te, perché tu sei superba. Anche allora eri superba: con me, no, però, allora, e neppure adesso.»
«Né allora né adesso: non ho ragione di essere superba. Bevi, dunque!»
«Marianna», egli disse, prendendo la tazza con l’altra mano, senza lasciarle il polso; «sì, quando mi dissero: “Marianna è alla Serra”, pensai subito: “voglio andare a trovarla”. Contenta sei, di vedermi?»
Marianna si mise a ridere, ma tosto si rifece seria, perché lui, bevendo, non cessava di stringerle il polso; e con le dita sottili gli afferrò le forti dita aprendogliele ad una ad una per liberarsi.
«Lasciami», impose, corrugando le sopracciglia.
Egli obbedì, come quando era servo.
D’improvviso però ella lo vide fissare le dita al suolo come artigli, quasi volesse abbrancare la terra, e poi tendere l’orecchio ai rumori di fuori e balzare in piedi scuotendosi tutto come per liberarsi d’un mantello pesante; e di nuovo le parve un altro, - il servo affrancato che la guardava da pari a pari, spoglio della schiavitù passata.
Ma rientravano gli uomini ed egli non le disse più una parola.
II.
Al buio, mentre cercava di addormentarsi nella sua stanzetta dove penetrava l’odore del bosco, Marianna rivedeva la figura di Simone nell’atto di afferrare la terra e balzare su come per dominare lei e tutte le cose intorno. Sì, così come dalla terra nuda, egli era balzato dalla sua oscura sorte di servo per diventare l’ospite temuto dei suoi stessi padroni. E lo vedeva guardarla dall’alto, con occhi dolci e terribili: se fossero stati soli egli l’avrebbe afferrata come una preda.
Eppure, comunque egli fosse, e sebbene il polso le ardesse ancora per la stretta di lui, ella si sentiva sempre la padrona; era certa che con un solo suo sguardo lo avrebbe sempre atterrato.
Le sembrava di rivederlo ragazzo, mandriano in quello stesso ovile, al servizio dei pastori dello zio: magro, alto, olivastro, sempre taciturno, col viso basso un poco reclinato a destra, come preoccupato da gravi pensieri, di tanto in tanto scuoteva la testa sul collo e volgeva intorno gli occhi luminosi. Ogni domenica la madre andava in casa dei padroni a chiedere notizie di lui come di un bambino alla scuola. Sì, egli si comportava bene: era fidato, attento, laborioso. Verso Pasqua tornava per fare il precetto pasquale, e a Natale accompagnava il padrone alla messa di mezzanotte. Non guardava le donne, non beveva, non aveva vizi. Marianna non ricordava ch’egli le avesse mai mancato di rispetto. Ed ecco un giorno si era assentato dall’ovile e non aveva più fatto ritorno. La famiglia lo aveva pianto come morto, per mesi e mesi; si credeva, dapprima, ch’egli fosse stato presente a qualche misfatto e i malfattori, per evitare la sua testimonianza pericolosa, lo avessero ucciso, nascondendone il cadavere.
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