«Be’, compagni, allora - può andare anche così. E ora, mentre mi riposo dagli scossoni che ho appena subito, tu dimmi perché, giovane e galante come sembri, ti aggiri così solitario e affranto su questa costa selvaggia.»

La voce dello sciagurato era stridula e orrenda, e i suoi contorcimenti mentre parlava, spaventosi da vedere. Eppure egli acquistò su di me una sorta di influenza che non riuscivo a contrastare, e gli raccontai la mia storia. Quando questa fu terminata, rise forte e a lungo: gli scogli riecheggiarono il suono: fu come sentire l’inferno che mi gridava intorno.

«Oh, cugino di Lucifero!» disse; «Sicché anche tu sei caduto per il tuo orgoglio; e benché luminoso come il figlio del mattino, sei disposto a privarti del tuo bell’aspetto, della tua sposa, e del tuo benessere, piuttosto che sottoporti alla tirannia del bene. Onoro la tua scelta, con tutta l’anima! Così sei scappato, e hai perso la battaglia: e ti proponi di digiunare su questi scogli, e una volta morto, di farti strappare gli occhi dagli uccelli, mentre il tuo nemico e la tua promessa esultano della tua rovina. Il tuo orgoglio mi sembra stranamente simile all’umiltà.»

Mentre parlava mille pensieri zannuti mi trafissero il cuore.

«E che vorresti che facessi?» gridai.

«Io! Oh, nient’altro che distenderti e dire le tue preghiere prima di morire. Però se fossi in te, so quale sarebbe l’azione da compiere.»

Gli venni vicino. I suoi poteri soprannaturali lo rendevano un oracolo ai miei occhi; pure, uno strano brivido ultraterreno mi vibrava dentro mentre dicevo: «Parla!

Insegnami - quale azione mi consigli?»

«Vendicati, amico! Umilia i tuoi nemici! Posa il piede sul collo del vecchio, e impadronisciti di sua figlia!»

«Io mi volto a oriente e a occidente», esclamai, «ma non vedo alcun mezzo! Avessi dell’oro, potrei ottenere parecchio; ma povero e solo, sono impotente.»

Il nano aveva ascoltato la mia storia stando seduto sul suo baule. Ora si alzò; toccò una molla - quello si spalancò di colpo! Quale miniera di ricchezze - di gioielli luccicanti, di oro risplendente, e di pallido argento - si esibì lì dentro! Dentro di me nacque un folle desiderio di possedere quel tesoro.

«Senza dubbio», dissi, «uno potente come te potrebbe fare qualsiasi cosa.»

«No», disse il mostro, umilmente, «sono meno onnipotente di quanto sembri.

Possiedo delle cose che ti possono far gola; ma le darei tutte in cambio di una piccola parte, o addirittura solo per il prestito, di quello che hai tu.»

«I miei possedimenti sono al tuo servizio», replicai, amaramente - «la mia povertà, il mio esilio, la mia onta - te ne faccio liberamente omaggio, di tutti quanti.»

«Bene! Ti ringrazio. Aggiungi un’altra cosa al tuo dono, e il mio tesoro è tuo.»

«Poiché il nulla è il mio unico retaggio, che cosa vorresti avere a parte il nulla?»

«Il tuo bel viso e le tue ben fatte membra.»

Rabbrividii. Questo potentissimo mostro voleva forse assassinarmi? Non avevo pugnale. Dimenticai di pregare… ma impallidii.

«Ti chiedo un prestito, non un dono», disse quella creatura spaventevole: «prestami il tuo corpo per tre giorni - nel frattempo avrai il mio dove ingabbiare la tua anima, e, come pagamento, il mio forziere. Che dici di questo affare? - Tre brevi giorni.»

Ci dicono che è rischioso fare discorsi illegali; e io posso ben confermarlo. Scritto in parole povere, può sembrare incredibile che io prestassi orecchio a questa proposta; ma malgrado la laidezza innaturale di costui, c’era qualcosa di affascinante in un essere la cui voce poteva governare la terra, l’aria e il mare. Provai l’acuto desiderio di accettare, perché con quel forziere avrei potuto comandare il mondo. La mia unica esitazione derivava dalla paura che non mantenesse il suo patto. D’altro canto, pensai, ben presto morirò su queste sponde solitarie, e le membra che costui brama non saranno più mie - vale la pena di correre il rischio. E poi, sapevo che, secondo tutte le regole dell’arte magica, c’erano formule e giuramenti che nessuno dei suoi praticanti osava infrangere. Esitai prima di rispondere; e lui continuò, ora sfoggiando la sua ricchezza, ora parlando del misero prezzo che richiedeva, finché rifiutare parve una follia. È così: affida la tua barca al flusso della corrente, e questa viene trascinata via, su cascate e cateratte; abbandoniamo la nostra condotta al torrente sfrenato della passione, ed eccoci in viaggio, non sappiamo per dove.

Pronunciò molti giuramenti, e io li sottoscrissi giurando a mia volta su molti nomi sacri, finché non vidi questo prodigio di potere, questo sovrano degli elementi, tremare come una foglia d’autunno davanti alle mie parole; e come se lo spirito dentro di lui parlasse malvolentieri e per costrizione, da ultimo con voce rotta rivelò l’incantesimo in base al quale sarebbe stato costretto, se avesse voluto ingannarmi, a restituire il maltolto. Il nostro caldo sangue doveva mischiarsi per formare e per guastare l’incantesimo.

Basta su questo tema profano. Mi lasciai convincere - la cosa si fece.