Ricambio il sorriso.
— Potete ridere davvero, sorellina — le dico. — L’avete recitata bene la parte! Però non dev’essere stata una cosa difficile, sebbene io faccia la figura del cafone sceso a vendere le uova in città. E anche voi, ridete pure, finché una di queste belle notti non vi romperò il muso.
Questi si divertono un mondo, vedendo il mio disappunto. È proprio quello che mi ci vuole, poiché ho bisogno di pensare in fretta. Non mi piace per nulla, il tranello in cui sono cascato.
Siegella fa un cenno col capo a Malas, e quello mi si avvicina, e comincia a perquisirmi. Ora a me non fa nulla, se mi perquisisce un poliziotto, ma mi salta la mosca al naso, se vedo un tipo come Malas che mi tasta tutto per cercare una pistola che non ho.
E così, nonostante il fatto che Siegella mi tenga ancora la pistola puntata addosso, do un bel colpetto con la mano, di taglio, sul collo di Malas, uno dei miei colpetti favoriti di jiu-jitsu, e quello va a terra come un birillo.
Siegella ringhia, ma io parlo per primo:
— Sentite un po’, Siegella — gli faccio — non conosco le ragioni di questo tranello, ma se credete che uno dei vostri gradassi possa mettermi le mani addosso vi sbagliate. Se avete da dirmi qualcosa, parlate pure e io vi ascolto, ma non tollero insolenze da certi scalzacani. Capito?
Siegella accenna di sì col capo.
— Vi capisco, Lemmy — dice. E guarda Malas che si sta rialzando e si frega il collo, tutto intontito. — Ma non vi pare di avere esagerato?
— Vedete, Siegella, qui non siamo né a Toledo né a Chicago e neanche a New York. Qui siamo a Londra, e se credete di poter continuare per un pezzo con questi sistemi, vi sbagliate.
Siegella guarda di nuovo verso Malas.
— Ha la pistola? — gli chiede. Malas scuote il capo negativamente. Siegella ghigna.
— Ebbene, Lemmy — mi fa. — Ora vi dirò qualcosa. Voi lavorerete per me. Capito? E se io dico a Johnny di perquisirvi, ebbene, dovete lasciarvi perquisire. E per spiegarmi meglio, ora vi farò dare una razione dai ragazzi; così imparerete le buone maniere… e dopo potremo parlare!
Siegella fa un cenno col capo a Schutterby e a Schultz, e quelli mi si stanno avvicinando, quando stendo il braccio e prendo Johnny Malas per il collo. Lo tengo davanti a me, in modo che se Siegella (che ha una pistola col silenziatore) spara, prima dovrà ammazzare il suo scagnozzo, il quale si dimena come un’anguilla.
— Sentite, Siegella — gli dico — richiamate all’ordine i ragazzi, se non volete che rompa il collo a costui!
Siegella è impallidito, ma capisce che stavolta ho carte migliori in mano.
Fa un cenno e quelli tornano a sedere. Penso che sia questo il momento di fare ciò che gli uomini politici chiamano un bel gesto e così lo faccio: scaravento Johnny Malas contro il muro, con tale violenza, che quello s’affloscia sul pavimento.
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