Ne avrà per almeno dieci minuti.
Ora penso che, in un momento simile, può accadere qualsiasi cosa: German Schultz già infila la mano nella tasca, e Willie e Ginto Carnazzi sembrano lì lì per balzarmi addosso, quando la dama apre la bocca. Non dovete credere che costei sia un tipo volgare. Tutt’altro. Si vede che in lei c’è della classe; è alta e graziosa, e ha una voce calda, un tantino roca.
— Sentite, amici — dice. — Cos’è questa, una palestra di lotta libera?
Ho portato Lemmy qui, perché possiate parlargli d’affari. Invece vedo che la faccenda si mette male e per qualcuno può significare l’obitorio. Andiamo, Ferdie — aggiunge rivolta a Siegella — metti da parte la berta e cerca di ragionare. Dovresti saperlo che Lemmy non è tipo da intimorirsi per il solo fatto che ha un’arma puntata addosso. Johnny ha avuto quello che gli spettava, perché è stato sfacciato. Ora piantatela con le liti, beveteci su e spiegatevi da buoni amici!
La proposta mi piace, ma non lascio trasparire nulla. Faccio il disinvolto, mi avvicino a Johnny Malas che cerca di rialzarsi, lo prendo per il colletto e lo tiro su. Gli dico, con un sorriso cordiale:
— Spiacente di avervi dovuto trattare così, amico, ma sapete come va a finire quando comincio a seccarmi.
Quello cerca di sorridere, giallo in viso.
— Non parliamone più — mi fa. Siegella ritira la pistola.
— Credo proprio che Connie dica bene. Non ci guadagneremmo nulla, combinando qualche guaio qui dentro. Uno di voi dia da bere a Lemmy e parliamo.
Mi seggo, mentre Connie mi versa un drink. Quando mi porge il bicchiere, vedo che mi guarda languidamente, e penso che sarebbe ben buffo se l’amica di Siegella avesse un debole per me. Credetemi o anche rifiutate di crederci, ma porgendomi il bicchiere Connie mi guarda in un certo modo che mi fa rimescolare il sangue!
Le sorrido, poi faccio un sorrisetto a Siegella che mi sta a guardare e gli dico:
— Be’, parliamo!
— Dunque, Lemmy, le cose stanno così. Noi abbiamo bisogno di voi e ritengo che accetterete di lavorare con me, altrimenti potete fare testamen-to. Voi mi conoscete e sapete che non sono tipo da tollerare importuni fra i piedi. So perché siete venuto qui, almeno suppongo che siate venuto qui per lo stesso affaruccio. Anzi, posso dirvi di più — continua Siegella con un ghignetto — so anche quando v’è venuta l’idea la prima volta. Voi siete qui perché date la caccia a Miranda van Zelden. Non è così? — aggiunge.
Sorrido.
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