Credo di averle accettate con molta goffaggine, poiché lui ha sorriso della mia goffaggine, e ha detto: ŤNon arrossire, Pamela: credi che non sappia che le ragazze graziose portano calze e scarpine?ť Mi sono talmente confusa a queste parole, che avreste potuto atterrarmi con una piuma. Perché dovete considerare che non c’era risposta possibile. E poi, era un po’ strano, pensai, e cosě avevo pensato anche prima, che lui stesso dovesse rovistare nel guardaroba della mia signora, e darmi queste cose con le sue mani, piuttosto che farmele dare dalla signora Jervis. Cosě ero lě lě per piangere, come una scema; e me ne sono andata facendo riverenze e arrossendo, credo, fino alle orecchie; infatti, benché non ci fosse niente di male in quanto aveva detto, pure non sapevo come prenderlo. Perň sono andata a raccontare ogni cosa alla signora Jervis, che ha detto che Dio lo aveva ispirato a essere buono con me, e che io dovevo raddoppiare la mia diligenza. Le sembrava, ha detto, che avesse voluto rifornirmi di abiti adatti per un posto di cameriera personale da lady Davers.
D’altro canto, i vostri paterni ammonimenti mi tornavano nella testa, e rendevano tutti questi doni quasi nulla per me rispetto a quello che sarebbero stati altrimenti. Ma spero che non ci sia motivo. Perciň voglio mettermi l’animo in pace; e certo non l’avrei mai pensata in altro modo, se non me lo aveste messo nella testa proprio voi; per il mio bene, questo lo so di certo. In ogni caso puň essere che senza queste apprensioni da mescolare a questi benefěci, potrei darmi troppe arie: e cosě voglio concludere che tutto quello che accade č per il nostro bene; e Dio vi benedica, miei cari padre e madre; e so che voi pregate costantemente perché sia benedetta io che sono, e sempre sarň
La vostra obbediente Figliola.
LETTERA VIII
Cara Pamela,
Non posso che rinnovare le mie riserve sul tuo padrone e sulle disinvolte espressioni che ti ha rivolto sulle calze: peraltro in tutto ciň puň anche non esserci nulla, e io spero che non ci sia. D’altro canto, quando rifletto che esiste la possibilitŕ che ci sia qualcosa, e che se ci. fosse da ciň dipenderebbe nientemeno che la felicitŕ della mia bambina in questo mondo e nel prossimo, questo mi basta per mettermi in apprensione sul tuo conto.
Armati, mia cara bambina, per il peggio; e sii decisa a perdere la vita piuttosto che la virtů. Che importa se i dubbi di cui ti ho riempita diminuiscono il piacere che avresti derivato dalla benevolenza del tuo padrone? e che sono i piaceri che vengono da qualche bel vestito, davanti a una coscienza tranquilla?
Sono sicuramente favori grandissimi questi che costui ti dispensa, ma per ciň appunto tanto piů sospetti. Come dici, sarebbe stato piů conveniente se la signora Jervis te ne fosse stata la dispensatrice, con il beneplacito di lui. Non posso dire che mi piaccia molto, il fatto che non sia andata cosě. Confido che rimarrai sempre sul chi vive: e tuttavia, quando dici che aveva un’aria cosě amabile, come un angelo, temo proprio che i favori facciano troppo colpo su di te! Poiché, anche se hai la fortuna di avere buonsenso e prudenza superiori ai tuoi anni, io tremo al pensiero di quali siano i rischi di una povera ragazza poco piů che quindicenne, contro le tentazioni di questo mondo, e un gentiluomo giovane e malintenzionato, se tale costui dovesse dimostrarsi; uno che ha tanto potere di fare favori, unito a una sorta di autoritŕ per comandarti come tuo padrone. Certo posso desiderare, e cosě anche tua madre, che tu venga presa dalla buona lady Davers. Sarebbe un alto onore; e, cosa che conta ancora di piů, un gran sollievo per i nostri cuori, per quanto riguarda la tua virtů.
Ma sia che questo avvenga o meno, ti ripeto, mia cara bambina, che ti ordino, in nome delle benedizioni dei tuoi genitori, di restare sul chi vive; in questo non ci puň essere nulla di male: e poiché la signora Jervis č una signora cosě buona, e cosě piena di benevolenza con te, sono molto piů tranquillo, e cosě anche tua madre, e speriamo che non le nasconderai nulla, e che ascolterai i suoi consigli in ogni cosa. Cosě, con le nostre benedizioni, e la certezza delle nostre preghiere per te, piů che per noi stessi, noi rimaniamo
i tuoi affettuosi Padre e Madre.
Bada di non darti arie perché ti dicono che sei graziosa: poiché tu non ti sei fatta da sola, e pertanto nessuna lode ti puň essere dovuta per questo.
Solo la virtů e la bontŕ possono fare la vera bellezza. Ricorda questo, Pamela.
LETTERA IX
Mi dispiace, miei cari padre e madre, di dovervi comunicare che le speranze che avevo di andare a servire lady Davers sono del tutto tramontate. Milady mi avrebbe voluta; ma il mio padrone, come ho appena appreso, non ha dato il suo consenso. Ha detto che il nipote di milady avrebbe potuto incapricciarsi di me, e che io avrei potuto attrarlo, o essere attratta da lui; e che lui riteneva, dato che sua madre mi voleva bene e mi aveva affidata alle sue cure, di dovermi far continuare con lui; e che la signora Jervis sarebbe stata come una madre per me.
La signora Jervis mi dice che milady ha scosso la testa e ha detto: ŤAh! Fratello!ť e che č stato tutto. E poiché mi avete fatta diventare paurosa, con i vostri ammonimenti, a volte il cuore mi da cattivi presentimenti. Ma per ora non dico niente dei vostri ammonimenti, né del mio stesso disagio, alla signora Jervis; non che diffidi di lei, ma per paura che mi debba considerare presuntuosa, e vana, e supponente, a nutrire qualsivoglia paura in proposito, data la gran distanza fra un gentiluomo cosě, e una povera ragazza come me. Tuttavia mi č parso che la signora Jervis attribuisse qualche significato a quel cenno della testa di lady Davers, e a quel suo dire ŤAh!
Fratello!-ť e nient’altro.
Dio, spero, mi concederŕ la sua grazia; e cosě io se potrň non mi metterň troppo in angustie; poiché spero che non ce ne sia motivo. Ma di ogni piccola faccenda che accade, vi metterň al corrente, affinchč possiate continuare coi vostri buoni consigli, e a pregare per
La vostra sollecita PAMELA.
LETTERA X
Mia cara Madre,
Voi e il mio buon padre potrete domandarvi perché non ricevete una mia lettera da tante settimane: ma la ragione č stata una scena triste, molto triste. Poiché, poco ma sicuro, ora č anche troppo chiaro che tutti i vostri ammonimenti erano fondati. O mia cara madre, sono infelice! infelice davvero!
D’altro canto, perň, non temete, sono onesta! E spero che Dio, con la sua bontŕ, cosě mi conservi!
Oh, questo padrone angelico! questo splendido gentiluomo!
questo grazioso benefattore della vostra povera Pamela!
che doveva prendersi cura di me per la preghiera della sua buona madre moribonda! che tante apprensioni nutriva per me, temendo che mi lasciassi attrarre dal nipote di lord Davers, fino al punto di non consentirmi di andare da lady Davers: proprio questo gentiluomo (sě, devo chiamarlo gentiluomo, anche se ha perso i meriti di quel titolo) si č degradato fino a proporre delle libertŕ alla sua povera serva: ora si č mostrato col suo vero volto, e per me niente sembra cosě nero e pauroso.
Non ero stata con le mani in mano, ma avevo scritto, ogni tanto, di come lui, procedendo con passi subdoli e vili, rivelasse i suoi malvagi propositi: sennonché qualcuno ha rubato la mia lettera, e non so che fine abbia fatto. Era una lettera molto lunga. Io temo che chi č stato vile fino al punto di tentare cose malvagie per un verso, non si fermi a questo. Ma, sia come sia, tutto l’uso.che potrŕ farne sarŕ di vergognarsi, forse, per la sua parte; io certo non mi vergognerň della mia; poiché egli vedrŕ come sono risoluta a essere virtuosa, e mi faccio un vanto dell’onestŕ dei miei poveri genitori.
Vi dirň tutto alla prima occasione, poiché sono sorvegliata molto da vicino; e costui dice alla signora Jervis: ŤQuesta ragazza non fa che scribacchiare, penso la si possa impiegare meglioť.
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