Ogni dolore è scomparso. Non lottate più, siete trasportati, non siete più padrone di voi stessi e non vi affliggete. Fra poco l’idea del tempo scomparirà completamente. Ancora, di tanto in tanto, un breve risveglio. Vi sembra di uscire da un mondo meraviglioso e fantastico. Mantenete, è vero, la facoltà di osservarvi, e domani avrete conservato il ricordo di alcune delle vostre sensazioni. Ma, questa facoltà psicologica, non potete applicarla. Vi sfido a temperare una penna o una matita; sarebbe una fatica che supera le vostre forze.

Altre volte la musica vi racconta poemi infiniti, vi introduce in drammi spaventosi o fatati. Si associa con gli oggetti che sono sotto i vostri occhi. I dipinti del soffitto, pur mediocri o brutti, si animano di una vita terribile. L’acqua limpida e incantatrice scorre nel prato che trema. Le ninfe dalle carni radiose vi guardano con grandi occhi più limpidi dell’acqua e dell’azzurro. Vi collochereste nelle più mediocri pitture, nelle più volgari tappezzerie delle locande.

Ho notato che l’acqua assumeva un fascino pauroso per tutte le menti un poco artistiche illuminate dall’hascisc. Le acque correnti, i getti d’acqua, le cascate armoniose, l’azzurra immensità del mare, scorrono, dormono, cantano nel profondo del vostro spirito. Forse non sarebbe bene lasciare un uomo in tale stato sul bordo di un’acqua limpida; come il pescatore della ballata, si lascerebbe forse trascinare nell’abisso dall’Ondina.

Verso la fine della serata, si può mangiare, ma l’operazione non si svolge senza fatica. Ci si trova così al di sopra dei fatti materiali che certamente si preferirebbe restare sdraiati lunghi distesi nel fondo del proprio paradiso intellettuale. Alcune volte, però, l’appetito si sviluppa in modo straordinario; ma ci vuole grande coraggio per muovere una bottiglia, una forchetta, un coltello.

La terza fase, distinta dalla seconda per un acutizzarsi della crisi, per un’ebbrezza vertiginosa seguita da un nuovo malessere, è qualcosa di indescrivibile. È ciò che gli orientali chiamano kief; è la felicità assoluta. Non è più qualcosa di turbinoso e tumultuoso. Tutto è impassibile e quieto. È una beatitudine calma e immobile. Ogni problema filosofico è risolto. Tutte le ardue questioni contro le quali si ingegnano i teologi e che fanno la disperazione dell’umanità razionale, sono limpide e chiare. Ogni contraddizione è divenuta unità. L’uomo è divenuto dio.

C’è in voi qualcosa che dice: «Tu sei superiore a tutti gli uomini, nessuno capisce ciò che pensi, ciò che adesso senti. Sono perfino incapaci di capire l’immenso amore che provi per loro. Ma non bisogna odiarli per questo; è necessario avere pietà di loro. Un mondo immenso di felicità e di virtù s’apre davanti a te. Nessuno saprà mai a quale grado di virtù e di intelligenza sei giunto. Vivi nella solitudine del tuo pensiero, ed evita di affliggere gli uomini».

Uno degli effetti più grotteschi dell’hascisc è il timore, spinto fino alla più meticolosa mania, di affliggere chiunque.