— A questo si può sparare — sussurra Pel di Carota — sono certo che è alla giusta distanza.

— Presto, passami la carabina.

Felice l’imbraccia, mira, spara e il passerotto cade.

Pel di Carota ha gli occhi velati di lacrime. Non vede neppure dove il passero è caduto. Sembra un gioco di prestigio: un attimo fa la carabina era nelle sue mani ed ora deve fare il cane.

— Che aspetti? Corri a raccogliere quel passero. Non ti decidi mai nelle tue cose. Se aspettavi ancora, anche quel passero ci sfuggiva sotto il naso!

Pel di Carota s’avvia a passi lenti e il fratello gli grida:

— Che? Fai il broncio, adesso? Tu o io fa lo stesso, no? L’ha detto anche nostro padre. Io l’ho ammazzato oggi, tu lo ammazzerai domani.

Pel di Carota tiene nelle mani che gli tremano dal dispetto e dalla delusione quel povero uccellino ancora tiepido e con voce che il pianto trattenuto rende afona propone:

— Se andassimo subito a cercare un altro passero … potrei provare oggi stesso.

— No, oggi no. È tardi. Dobbiamo tornare a casa. Tieni tu il passero, te lo regalo e la mamma te lo cucinerà. Ficcalo in tasca e lascia che sporga il becco. Così si vedrà che abbiamo colpito nel segno.

I due ragazzi s’avviano. Pel di Carota ha di nuovo la carabina sulla spalla ma, quel peso, non gli da più alcun piacere.

Sulla soglia il padre, che li ha visti venire, li aspetta. Vedendo Pel di Carota, ancora con la carabina a tracolla, esclama:

— Ma come? Ancora tu, porti la carabina? L’hai portata sempre tu?

— Sempre.

— Che c’è nel vostro carniere?

Pel di Carota fruga nella sua tasca e mostra il passerotto che sembra ancor più piccolo di quando lo ha raccolto da terra. Le piumette si sono appiccicate al suo corpicino ormai freddo e Pel di Carota lo lascia cadere, con disgusto.

Poi, senza aggiunger parola se ne va verso i campi. Ormai sa che cosa rappresenta la carabina per lui. Un peso sulla spalla e niente altro. Forse, col tempo, molto, molto tempo, quando Felice si sarà stancato di quel giocattolo nuovo, lo lascerà adoperare anche a lui, ma la carabina non sarà più così lucida, esatta e funzionante. Felice non ha cura di ciò che gli appartiene e tutto ciò che tocca subisce il danno della sua indifferenza.

Succede sempre così, per tutte le cose, libri, giocattoli, tutto ciò che Felice possiede, prima o poi, passa di proprietà del fratello minore, ma in quali condìzioni? I libri sono scuciti, perdono le pagine, sono pieni di macchie, di strappi e i giocattoli risultano sempre mancanti delle principali caratteristiche che, in origine, formavano lo scopo e l’interesse per cui il giocattolo era stato ideato. Ma che importa?

Anche i vestiti smessi da Felice passeranno a Pel di Carota e, anche se la mamma provvede ad adattarli, son sempre frusti e rappezzati, scoloriti e sdruciti e non si adattano mai alle sue spalle, alle sue braccia e penzolano sul suo corpicino magro, con quell’aria mortificata e vuota che assumono i panni appesi ad asciugare.