Buckingham Palace. [N.d.T.]

Atto secondo

Ore 11 del giorno dopo. Studio di Higgins in Wimpole Street. È una stanza al primo piano che dà sulla strada; in origine avrebbe dovuto essere un salotto. Sullo sfondo, una porta doppia; chi entra trova, nell’angolo a destra, appoggiate alle pareti, due alte cassettiere perpendicolari l’una all’altra. Nell’angolo così formato, un tavolo che funge da scrittoio, sul quale stanno un fonografo, un laringoscopio, una fila di minuscole canne da organo con un mantice, una serie di tubi per lampade sonore, con bruciatori alimentati a gas attraverso un tubo di gomma connesso a un rubinetto a parete, parecchi diapason di diverse dimensioni, un calco a grandezza naturale di mezza testa umana mostrante in sezione gli organi vocali, e una scatola che contiene una serie di cilindri di cera per il fonografo.

Più in là, sullo stesso lato, un caminetto e una comoda poltrona rivestita di pelle e collocata di fianco al caminetto, vicino all’uscio, insieme a un secchio di carbone. Un orologio sta sulla mensola del caminetto, tra il quale e la scrivania si trova un portagiornali.

Sull’altro lato della stanza, a sinistra di chi entra, uno stipo a cassettini. Su di esso, un telefono e l’elenco. L’angolo al di là dello stipo è occupato, al pari di gran parte della parete, da un pianoforte a coda, con la tastiera parallela alla porta; il suonatore ha a disposizione una panchetta lunga quanto la tastiera stessa. Sul pianoforte, un piatto da dessert con frutta e dolci, soprattutto cioccolatini.

Il centro della stanza è sgombro. Oltre alla poltrona, alla panchetta davanti al pianoforte e a due seggiole accanto al tavolo col fonografo, ce n’è soltanto un’altra, scompagnata, di fianco al caminetto. Alle pareti, incisioni, per lo più Piranesi e ritratti a mezzatinta. Nessun quadro.

Pickering è seduto al tavolo, intento a riporre delle carte e un diapason di cui si è servito. In piedi accanto a lui, Higgins, che sta chiudendo gli sportelli ribaltati di due o tre cassetti dell’archivio. Alla luce del giorno, appare quale un uomo robusto, vigoroso, di bell’aspetto, sulla quarantina, vestito con una marsina nera dall’aria professorale, con camicia candida e cravatta di seta nera. È il tipo dell’uomo energico, amante della scienza, cordiale, interessato, in maniera addirittura esasperata, a qualsiasi cosa possa essere ridotta a oggetto di studio, e incurante di se stesso e degli altri, sentimenti compresi. In effetti, non fosse per l’età e per la statura, lo si direbbe più che altro un bambino irruento e rumoroso, avido di esperienze e che ha bisogno di qualcuno che lo tenga quasi continuamente d’occhio per evitargli di combinare guai. I suoi modi oscillano da una tirannica giovialità, quand’è di buon umore, a una tempestosa petulanza quando qualcosa gli va storto; ma è così aperto e senza malizia, da riuscire simpatico anche nei suoi momenti peggiori.

HIGGINS (mentre chiude l’ultimo cassetto). Be’, credo che questo sia tutto.

PICKERING Davvero sorprendente. Devo dirle che non ne ho afferrato neanche la metà.

HIGGINS Vuole risentire qualcosa?

PICKERING (alzandosi, accostandosi al caminetto e qui piantandosi con la schiena al fuoco). No, grazie: non adesso. Per questa mattina ne ho abbastanza.

HIGGINS (seguendone l’esempio e piazzandosi alla sua sinistra). Stanco di ascoltare suoni?

PICKERING Sì. Richiede una spaventosa attenzione. Ero piuttosto soddisfatto di me stesso, per il fatto che riesco a pronunciare ventiquattro diverse vocali; ma è niente a paragone delle sue centotrenta. Non sono in grado di cogliere la minima differenza tra gran parte di quei suoni.

HIGGINS (sogghignando e dirigendosi al pianoforte per mangiucchiare dei dolciumi). Oh, è una cosa che viene con la pratica. Dapprima non si coglie alcuna differenza, ma se si continua ad ascoltare si finisce per rendersi conto che c’è altrettanta differenza che tra la A e la B. (Fa capolino la signora Pearce, governante di Higgins.) Che c’è?

SIGNORA PEARCE (esitante, evidentemente perplessa). Una giovane chiede di vederla, signore.

HIGGINS Una giovane! E che vuole?

SIGNORA PEARCE Be’, ecco, signore, dice che lei sarà lieto di vederla quando saprà perché è venuta.