È di estrazione piuttosto bassa, signore. Molto bassa, anzi. Stavo per mandarla via, ma poi mi son detta che forse le occorreva per farla parlare in quelle sue macchine. Spero di non avere combinato un pasticcio. Certo, però, che a volte si vede della gente così strana… Spero che vorrà scusarmi, signore…

HIGGINS Non fa niente, signora Pearce. Ha un accento interessante, la ragazza?

SIGNORA PEARCE Oh, è qualcosa di spaventoso, signore, davvero spaventoso. Non riesco a capire come possa interessarle.

HIGGINS (a Pickering). Facciamola venire. Le dica di salire, signora Pearce. (Si precipita alla scrivania, afferra un cilindro da inserire nel fonografo.)

SIGNORA PEARCE (non del tutto persuasa). Benissimo, signore, sta a lei decidere. (Scende dabbasso.)

HIGGINS Questa sì, che si chiama fortuna. Le mostrerò come faccio le registrazioni. La faremo parlare, e io registrerò quello che dice dapprima con il metodo stenografico Bell, quindi in “romic” esteso; e poi la farò parlare nel fonografo, in modo che lei possa ascoltarla quanto vuole, avendo sott’occhio la trascrizione.

SIGNORA PEARCE (ricomparendo). Questa è la giovane, signore.

Entra la fioraia in pompa magna. Ha un cappello con tre piume di struzzo, una arancione, una azzurra e una rossa; un grembiale quasi lindo, e anche il cappottino è stato ripulito. La pateticità di questo deplorevole personaggio, con la sua innocente vanità e l’aria arrogante, commuove Pickering, che al riapparire della signora Pearce si è subito dato un contegno. Quanto a Higgins, invece, l’unica differenza che fa tra donne e uomini è che, quando non è protervo né grida vendetta al cielo per qualche minuscola difficoltà, blandisce le donne come fa il bambino con la balia quando vuole ottenerne qualcosa.

HIGGINS (con tono brusco, riconoscendo la fioraia con un disappunto che non nasconde, e insieme prendendola, infantilmente, come un’intollerabile ingiustizia). Ma come, questa è la ragazza di cui ho trascritto le espressioni ieri sera! Non serve a niente: ho tutte le registrazioni che voglio del gergo di Lisson Grove, e non ho nessunissima intenzione di sprecare un altro cilindro. (Alla ragazza.) Vattene. Non mi servi.

LA FIORAIA Dico, non la metta giù così dura. Non sa gnanca perché sono venuta. (Alla signora Pearce, in attesa di altri ordini accanto all’uscio.) Ma ce l’ha detto che sono venuta col taxi?

SIGNORA PEARCE Sciocchezze, ragazza mia. Tu credi che a un gentiluomo come il signor Higgins facciano impressione i mezzi di trasporto di cui ti servi?

LA FIORAIA Oh, quante spusse sotto il naso! Ma lui le lesioni le dà, mica balle: ho sentito io che lo diceva. Be’ mica sono vignua chi per sentirmi fa’ di compliment; e se le mie svanziche non sono bastansa bune, posso andare da un’altra parte.

HIGGINS Abbastanza buone per che cosa?

LA FIORAIA Bastansa bune per leei. Capito, ’desso? Sono vignuta per venire a lesione, capito? E per pagare per le lesioni, chiaro?

HIGGINS (sbalordito). Questa, poi! (Riuscendo finalmente a respirare.) E che ti aspetti che ti dica?

LA FIORAIA Be’, se lei saria un gentiluomo, può anche dirmi di sedermi, neh? Non ci ho detto che ci porto grana?

HIGGINS Pickering, secondo lei dobbiamo invitare questa buzzurra ad accomodarsi oppure dobbiamo buttarla dalla finestra?

LA FIORAIA (corre terrorizzata al pianoforte, dietro il quale si ripara). Ah-ah-oh-ow-ow-ow-oo! (Ferita e pianucolante.) Non voglio che mi chiamano busurra quando che sono disposta a sganciare come una sciura.

Immobili, i due uomini stanno a fissarla a bocca aperta dall’altra parte della stanza.

PICKERING (con tono gentile). Ma si può sapere che vuole?

LA FIORAIA Voglio essere una dama che sta in un chiosco a vender fiuri all’angolo di Tottenham Court Road. Ma non mi prendono se non posso parlare più meglio.