Eliza: tu vivrai qui per i prossimi mesi, imparando a parlare correttamente, come una dama d’un negozio di fiori. Se sarai brava e farai quel che ti vien detto, dormirai in una stanza come si deve, avrai pasti abbondanti e denaro per comperarti cioccolatini e marciare in taxi. Se sarai cattiva e pigra, dormirai nel retrocucina insieme con gli scarafaggi, e la signora Pearce ti picchierà con una scopa. Alla fine dei sei mesi, andrai a Buckingam Palace in carrozza, splendidamente vestita. Se il re giudicherà che non sei una signora, la polizia ti porterà alla Torre, dove sarai decapitata a monito di altre fioraie presuntuose. Se invece non sarai smascherata, avrai in dono sette sterline e sei pence per cominciare una vita da commessa in un negozio. Se rifiuti quest’offerta, vuol dire che sei la più ingrata e perfida ragazza che ci sia. E gli angeli ne piangeranno. (A Pickering.) Soddisfatto, Pickering? (Alla signora Pearce.) Non l’ho messa giù abbastanza chiaramente e correttamente, signora Pearce?

SIGNORA PEARCE (con tono paziente). Io penso che farebbe meglio a lasciarmi fare un discorsino a quattr’occhi con la ragazza. Non so se posso prendermi cura di lei o acconsentire a questa soluzione. Naturalmente, so benissimo che lei non vuole farle del male; ma so anche che, quando viene colto da quello che lei definisce interesse per gli accenti della gente, non pensa minimamente né si cura di quello che può succedere alla gente o a lei. Vieni con me, Eliza.

HIGGINS Così va bene. La ringrazio, signora Pearce. La trascini in bagno.

LIZA (alzandosi riluttante e sospettosa). Lei è propri un gran preputente, ecco cus’è. Io qua non resto se non mi va giù di restare. E non voglio che nessuno mi picchia. Mai chiesto, me, di andare a Bucknam Palace. Mai avuto guai con la pula, me. Io sono una ragassa onesta…

SIGNORA PEARCE Inutile ribattere, ragazza. Tu non riesci a capire il signore. Vieni con me. (Si avvia all’uscio, lo apre per far passare Liza.)

LIZA (uscendo). Be’, però ne ho detto una giusta. Io non voglio andarci gnanca vicino al re, se poi corro il rischio che mi tagliano la testa. Se avria saputo indove che mi mettevo, non saria venuta qua. Sempre stata una ragassa onesta, me, mai pensato gnanca di rivolgergli la parola, a quello. E non gli devo niente, non gli devo. E poi, a me mi fa, ma io non voglio che mi mette sotto i pe’, e io ci ho i miei sentimenti come tutti in questo mondo…

La signora Pearce chiude l’uscio, e le lamentele di Eliza non si sentono più.

* * *

Con sua grande sorpresa, Eliza viene accompagnata al terzo piano: s’aspettava infatti di finire nel retrocucina.