Grande biblioteca della letteratura italiana 32

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Il sonno di Odisseo Q

e si scorgeva la sassosa strada

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della città: si distinguea, tra il verde

d’acquosi ontani, la fontana bianca

e l’ara bianca, ed una eccelsa casa:

l’eccelsa casa d’Odisseo: già forse

stridea la spola fra la trama, e sotto

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le stanche dita ricrescea la tela,

ampia, immortale… Oh! non udì ne vide

perduto il cuore d’Odisseo nel sonno.

V

E su la nave, nell’entrare il porto,

il peggio vinse: sciolsero i compagni

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gli otri, e la furia ne fischiò dei venti: la vela si svoltò, si sbatté, come

peplo, cui donna abbandonò disteso

ad inasprire sopra aereo picco:

ecco, e la nave lontanò dal porto;

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e un giovinetto stava già nel porto,

poggiato all’asta dalla bronzea punta:

e il giovinetto sotto il glauco olivo

stava pensoso; ed un veloce cane

correva intorno a lui scodinzolando:

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e il cane dalle volte irrequiete

sostò, con gli occhi all’infinito mare;

e com’ebbe le salse orme fiutate,

ululò dietro la fuggente nave:

Argo, il suo cane: ma non già l’udiva

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tuffato il cuore d’Odisseo nel sonno.

VI

E la nave radeva ora una punta

d’Itaca scabra. E tra due poggi un campo

era, ben culto; il campo di Laerte;

del vecchio re; col fertile pometo;

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 33

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coi peri e meli che Laerte aveva

donati al figlio tuttavia fanciullo;

ché lo seguiva per la vigna, e questo

chiedeva degli snelli alberi e quello:

tredici peri e dieci meli in fila

100 stavano, bianchi della lor fiorita:

all’ombra d’uno, all’ombra del più bianco, era un vecchio, poggiato su la marra:

il vecchio, volto all’infinito mare

dove mugghiava il subito tumulto,

105 limando ai faticati occhi la luce,

riguardò dietro la fuggente nave:

era suo padre: ma non già lo vide

notando il cuore d’Odisseo nel sonno.

VII

Ed i venti portarono la nave

110 nera più lungi. E subito aprì gli occhi l’eroe, rapidi aprì gli occhi a vedere

sbalzar dalla sognata Itaca il fumo;

e scoprir forse il fido Eumeo nel chiuso

ben cinto, e forse il padre suo nel campo

115 ben culto: il padre che sopra la marra appoggiato guardasse la sua nave;

e forse il figlio che poggiato all’asta

la sua nave guardasse: e lo seguiva,

certo, e intorno correa scodinzolando

120 Argo, il suo cane; e forse la sua casa, la dolce casa ove la fida moglie

già percorreva il garrulo telaio:

guardò: ma vide non sapea che nero

fuggire per il violaceo mare,

125 nuvola o terra? e dileguar lontano,

emerso il cuore d’Odisseo dal sonno.

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L’ultimo viaggio

I

LA PALA

Ed il timone al focolar sospese

in Itaca l’Eroe navigatore.

Stanco giungeva da un error terreno,

grave ai garretti, ch’egli avea compiuto

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reggendo sopra il grande omero un remo.

Quelli cercava che non sanno il mare

né navi nere dalle rosse prore,

e non miste di sale hanno vivande.

E già più lune s’erano consunte

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tra scabre rupi, nel cercare in vano

l’azzurro mare in cui tuffar la luce;

né da gran tempo più sentiva il cielo

l’odor di sale, ma l’odor di verde:

quando gli occorse un altro passeggero,

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che disse; e il vento che ululò notturno,

si dibatteva, intorno loro, ai monti,

come orso in una fossa alta caduto:

“Uomo straniero, al re tu muovi? Oh! tardo!

Al re, già mondo è nel granaio il grano

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Un dio mandò quest’alito, che soffia

anc’oggi, e ieri ventilò la lolla.

Oggi, o tarda opra, vana è la tua pala”.

Disse; ma il cuore tutto rise accorto

all’Eroe che pensava le parole

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del morto, cieco, dallo scettro d’oro.

Ché cieco ei vede, e tutto sa pur morto:

tra gli alti pioppi e i salici infecondi,

nella caligo, egli, bevuto al botro

il sangue, disse: “Misero, avrai pace

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quando il ben fatto remo della nave

ti sia chiamato un distruttor di paglie”.

Ed ora il cuore, a quel pensier, gli rise.

E disse: “Uomo terrestre, ala! non pala!

Ma sia. Ben ora qui fermarla io voglio

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nella compatta aridità del suolo.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 35

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Giovanni Pascoli Poemi conviviali – L’ultimo viaggio Q

Un fine ha tutto. In ira a un dio da tempo io volo foglia a cui s’adira il vento”.

E l’altro ancora ad Odisseo parlava:

“Chi, donde sei degli uomini? venuto

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come, tra noi? Non già per l’aere brullo,

come alcuno dei cigni longicolli,

ma scambiando tra loro i due ginocchi.

Parlami, e narra senza giri il vero”.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 36

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II

L’ALA

E rispose l’Eroe molto vissuto:

“Tutto ti narro senza giri il vero.