E il timone staccò dal focolare,

affumicato, e prese una bipenne.

Ma non moveva il molto accorto al mare,

subito, sì per colli irti di quercie,

25

per un viotterello aspro, e mortali

trovò ben pochi per la via deserta;

e disse a un mandriano segaligno,

che per un pioppo secco era la scure;

e disse ad una riccioluta ancella,

30

che per uno stabbiolo era il timone:

così parlava il tessitor d’inganni,

e non senz’ali era la sua parola.

E poi soletto deviò volgendo

l’astuto viso al fresco alito salso.

35

Le quercie ai piedi gli spargean le foglie Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 47

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – L’ultimo viaggio Q

roggie che scricchiolavano al suo passo.

Gemmava il fico, biancheggiava il pruno,

e il pero avea ne’ rosei bocci il fiore.

E di su l’alto Nerito il cuculo

40

contava arguto il su e giù de l’onde.

E già l’Eroe sentiva sotto i piedi

non più le foglie ma scrosciar la sabbia;

né più pruni fioriti, ma vedeva

i giunchi scabri per i bianchi nicchi;

45

e infine apparve avanti al mare azzurro

l’Eroe vegliardo col timone in collo

e la bipenne; e l’inquieto mare,

mare infinito, fragoroso mare,

su la duna lassù lo riconobbe

50

col riso innumerevole dell’onde.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 48

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – L’ultimo viaggio Q

IX

IL PESCATORE

Ma lui vedendo, ecco di subito una

rondine deviò con uno strillo.

Ch’ella tornava. Ora Odisseo con gli occhi cercava tutto il grigio lido curvo,

5

s’egli vedesse la sua nave in secco.

Ma non la vide; e vide un uomo, un vecchio di triti panni, chino su la sabbia

raspare dove boccheggiava il mare

alternamente. A lui fu sopra, e disse:

10

“Abbiamo nulla, o pescator di rena?

Ben vidi, errando su la nave nera,

uomo seduto in uno scoglio aguzzo

reggere un filo pendulo sul flutto;

ma il lungo filo tratto giù dal piombo

15

porta ai pesci un adunco amo di bronzo

che sì li uncina; e ne schermisce il morso un liscio cerchio di bovino corno.

Ché l’uomo, quando è roso dalla fame,

mangia anche il sacro pesce che la carne

20

cruda divora. Io vidi, anzi, mortali

gittar le reti dalle curve navi,

sempre aliando sui pescosi gorghi,

come le folaghe e gli smerghi ombrosi.

E vidi i pesci nella grigia sabbia

25

avvoltolarsi, per desìo dell’acqua,

versati fuori della rete a molte

maglie; e morire luccicando al sole.

Ma non vidi senz’amo e senza rete

niuno mai fare tali umide prede,

30

o vecchio, e niuno farsi mai vivanda

di tali scabre chiocciole dell’acqua,

che indosso hanno la nave, oppur dei granchi, che indosso hanno l’incudine dei fabbri”.

E il malvestito al vecchio Eroe rispose:

35

“Tristo il mendico che al convito sdegna

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 49

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – L’ultimo viaggio Q

cibo che lo scettrato re gli getta,

sia tibia ossuta od anche pingue ventre.

Ché il Tutto, buono, ha tristo figlio: il Niente.

Prendo ciò che il mio grande ospite m’offre, 40

che dona, cupo brontolando in cuore,

ma dona: il mare fulgido e canoro,

ch’è sordo in vero, ma più sordo è l’uomo”.

Or al mendico il vecchio Eroe rispose:

“O non ha la rupestre Itaca un buono

45

suo re ch’ha in serbo molto bronzo e oro?

che verri impingua, negli stabbi, e capre?

cui molto odora nei canestri il pane?

Non forse il senno d’Odisseo qui regge,

che molto errò, molto in suo cuor sofferse?

50

e fu pitocco e malvestito anch’esso.

Non sai la casa dal sublime tetto,

del Laertiade fulgido Odisseo?”

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 50

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – L’ultimo viaggio Q

X

LA CONCHIGLIA

Il malvestito non volgeva il capo

dal mare alterno, ed al ricurvo orecchio

teneva un’aspra tortile conchiglia,

come ascoltasse. Or all’Eroe rispose:

5

“O Laertiade fulgido Odisseo,

so la tua casa.