VII
E stette Achille ad ascoltare i ringhi
de’ suoi cavalli, e più lontano il pianto
delle Nereidi, e dentro i lor singhiozzi
senti più trista, sì ma più sommessa,
155 la voce della sua cerulea madre.
Anche sentì tra il sonno alto del campo
passar con chiaro tintinnìo la cetra,
di cui tentava il pio cantor le corde;
mentre i cavalli sospendean, fremendo,
160 di dirompere il bianco orzo e la spelta.
Passava il canto tra la morte e il sogno:
qualche avvoltoio, sorto su dai morti,
gli eroi viventi ventilava in fronte.
Lontanò ella sotto il cielo azzurro,
165 e poi vanì. Né più la intese Achille;
Né gli restava, oltre i cavalli e il carro Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 19
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli
Giovanni Pascoli Poemi conviviali
– Solon Q
da guerra e le stellanti armi, più nulla,
se non montare sopra i due cavalli,
fulgido, in armi, come Sole, andando
170 al suo tramonto. Quando udì vicino
in singulto: Briseide su la soglia
stava, e piangeva, la sua dolce schiava.
Ed egli allora si corcò tenendo
lei tra le braccia, con su lor la pelle
175 del lion rosso; ed aspettò l’aurora.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 20
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Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Le Memnonidi Q
Le Mnemonidi
Ecco apparì l’Aurora che la terra
nera toccava con le rosee dita.
I
Disse: — Uccidesti il figlio dell’Aurora:
non rivedrai né la sua madre ancora!
5
E sì, t’amavo come un suo fratello.
Tu fulvo, ei nero; nero sì, ma bello:
tu come rogo che divampa al vento,
ei come rogo che la pioggia ha spento:
Memnone amato! E tu dovevi amare
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lui nato in cielo figlio tu del mare!
L’azzurro mare ama la terra nera;
il giorno ardente ama l’opaca sera;
l’opera, il sonno; ama il dolor la morte…
Va dunque, Achille, alle Sinistre Porte!
II
15
Io sì t’amava, e ti ricordo, molle
della mia guazza la criniera fulva,
nella lontana Ftia ricca di zolle:
nei boschi, invasi dall’odor di lauro,
del Pelio: lungo lo Sperchèo, tra l’ulva
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pesta dall’ugne del tuo gran Centauro.
Io ti mostrava là su l’alte nevi
i foschi lupi che notturni a zonzo
fiutaron l’antro dove tu giacevi:
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 21
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Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Le Memnonidi Q
e tu gettavi contro loro incauto
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la voce ch’ora squilla come bronzo,
allor sonava come lidio flauto.
Io ti vedeva predatore impube
correre a piedi, immerso nella tua
anima azzurra come in una nube;
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io, rosseggiando, e con la bianca falce
la luna smorta, vedevam laggiù
correre un uomo dietro una grande alce.
III
E meco c’era Memnone, che un urlo
dal ciel mandava ai piedi tuoi veloci.
35
Tu li credevi di laggiù le voci
forse della palustre oca o del chiurlo.
Perché t’amava anch’esso, il tuo fratello
crepuscolare, che poi te protervo
seduto sopra il boccheggiante cervo,
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circondava de’ suoi strilli d’uccello.
Or egli è pietra, e ben che nera pietra,
il figlio dell’Aurora ha le sue pene,
ché quando io sorgo, e piango, ei dalle vene rivibra un pianto come suon di cetra…
45
forse sospesa a un ramo, quale io credo
d’udire ancora, qui tra i pini e i cedri,
che al primo sbuffo de’ miei due polledri
vibrò chiamando il suo perduto aedo.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 22
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Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Le Memnonidi Q
IV
E quando io sorgo, le Memnonie gralle
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fanno lor giochi, quali intorno un rogo,
non come aurighi con Ferèe cavalle
sbalzanti in alto sotto il lieve giogo,
con la lucida sfera su le spalle;
e né come unti lottatori ignudi
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che si serrano a modo di due travi,
e né come aspri pugili coi crudi
cesti allacciati intorno ai pugni gravi;
ma come eroi, con l’aste e con gli scudi.
Quasi al fuoco d’un rogo, al mio barlume
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ecco ogni eroe contro un eroe si slancia:
lottano in mezzo alle rosate schiume
del lago, e il molle becco è la lor lancia, e non ferisce sul brocchier di piume.
Guarda le innocue gralle irrequiete,
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là, con lo scudo ombelicato e il casco!
negli acquitrini dove voi mietete
lanuginose canne di falasco,
per tetto della casa alta, d’abete.
V
Ei piange, e vede la mia mano ch’apre
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rosea, di monte in monte, usci e cancelli; apre, toccando lieve i chiavistelli,
alle belanti pecore, alle capre;
anche al fanciullo che la verga toglie,
curva, e si lima i cari occhi col dosso
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dell’altra mano: anche al villano scosso
di mezzo ai sogni dall’industre moglie;
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 23
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli
Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Le Memnonidi Q
anche all’auriga che i cavalli aggioga
al carro asperso ancor del sangue d’ieri,
mentre l’eroe, già stretti gli stinieri,
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prende lo scudo per l’argentea soga:
scudo rotondo, di lucente elettro,
grande, con le città, con le capanne,
e greggi e mandre, e corbe d’uva e manne
di spighe, e un re pei solchi, con lo scettro.
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