VI

85

Ma te non più porterò via, divino

eroe, sul carro, col rotondo scudo

ch’ha suon di tibie, e dolce canta, AI LINO: dall’altra parte tornerò del cielo,

a sera, e te con altri ignudi ignudo

90

io parerò tenendo un aureo stelo;

un aureo stelo con in cima un astro;

e parerò le vostre esili vite,

come un pastore, con quel mio vincastro:

un gregge d’ombre, senza i folti velli

95

color viola. E per le vie muffite

v’udrò stridere come vipistrelli.

La bianca Rupe tu vedrai, dov’ogni

luce tramonta, tu vedrai le Porte

del Sole e il muto popolo dei Sogni.

100 E giunto alfine sosterai nel Prato

sparso dei gialli fiori della morte,

immortalmente, Achille, affaticato.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 24

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Le Memnonidi Q

VII

Dove dirai: Fossi lassù garzone,

in terra altrui, di povero padrone;

105 ma pur godessi, al sole ed alla luna,

la dolce vita che ad ognuno è una;

e i miei cavalli fossero giovenchi,

che lustro il pelo, i passi hanno sbilenchi; e ritrovassi, nell’uscir dal tetto,

110 per asta dalla lunga ombra, il pungetto; e rimirassi, nell’uscir dal clatro,

per carro dal sonante asse, l’aratro:

l’aratro pio che cigola e lavora

nella penombra della nuova aurora! —

115 Diceva, e già nel cielo era appassita: venne il Sole, e s’alzò l’urlo di guerra.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 25

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Antìclo Q

Antìclo

I

E con un urlo rispondeva Antìclo,

dentro il cavallo, a quell’aerea voce;

se a lui la bocca non empìa col pugno

Odisseo, pronto, gli altri eroi salvando;

5

e ognun chiamando tuttavia per nome

la voce alata dileguò lontano;

fin ch’all’orecchio degli eroi non giunse

che il loro corto anelito nel buio;

come già prima, quando già lì fuori

10

impallidiva il vasto urlìo del giorno,

l’urlìo venato da virginei cori,

che udian dietro una nera ombra di sonno;

nel lungo giorno; e poi languì, ché forse

era già sera, e forse già sul mare

15

tremolava la stella Espero, e forse

la luna piena già sorgea dai monti;

ed allora una voce ecco al cavallo

girare attorno, che sonava al cuore

come la voce dolce più che niuna,

20

come ad ognuno suona al cuor sol una.

II

Era la donna amata, era la donna

lontana, accorsa, in quella ora di morte,

da molta ombra di monti, onda di mari:

sbalzò ciascuno quasi a porre il piede

25

su l’inverdita soglia della casa.

Ma tutti un cenno di Odisseo contenne:

Antìclo, no. Poi ch’era forte Antìclo,

sì, ma per forza; e non avea la gloria

loquace a cuore, ma la casa e l’orto

30

d’alberi lunghi e il solatìo vigneto

e la sua donna. E come udì la voce

della sua donna, egli sbalzò d’un tratto

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 26

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Antìclo Q

su molta onda di mari, ombra di monti;

udì lei nelle stanze alte il telaio

35

spinger da sé, scendere l’ardue scale;

e schiuso il luminoso uscio chiamare

lui che la bocca aprì, tutta, e vi strinse il grave pugno di Odisseo Cent’arte;

e sentì nella conca dell’orecchio

40

sibilar come raffica marina:

“Helena! Helena! è la Morte, infante!”

III

Ma quella voce gli restò nel cuore;

e quando uscì con gli altri eroi — la luna piena pendeva in mezzo della notte —

45

gli nereggiava di grande ira il cuore;

e per tutto egli uccise, arse, distrusse.

Gittò nel fuoco i tripodi di bronzo,

spinse nel seno alle fanciulle il ferro;

ché non prede voleva; egli voleva

50

udir, tra grida e gemiti e singulti,

la voce della sua donna lontana.

Ma era nella sacra Ilio il nemico

di gloria Antìclo, non in Arne ancora,

fertile d’uva, o in Aliarto erboso:

55

e in un vortice rosso Ilio vaniva

a’ piè del plenilunio sereno.

Morti i guerrieri, giù nelle macerie

fumide i Danai ne battean gl’infanti,

alle lor navi ne rapian le donne:

60

e d’Ilio in fiamme al cilestrino mare,

dalle Porte al Sigeo bianco di luna,

passavano con lunghi ululi i carri.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 27

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Poemi conviviali – Antìclo Q

IV

Ma non ancora alle Sinistre Porte

Antìclo eroe dalla città giungeva.

65

Lì l’auriga attendeva il suo guerriero

insanguinato; e oro e bronzo, il carro,

e la giovane schiava alto gemente.

Voto era il carro, solo era l’auriga:

legati con le briglie abili al tronco

70

del caprifico, in cui fischiava il vento,

i due cavalli battean l’ugne a terra,

fiutando il sangue, sbalzando alle vampe.

Ma non giungeva Antìclo: egli giaceva

sul nero sangue, presso l’alta casa

75

di Deifobo. E dentro eravi ancora

fremere d’ira, strepere di ferro:

poi che, intorno all’amante ultimo, ancora gli eroi venuti con le mille navi,

Locri, Etoli, Focei, Dolopi, Abanti,

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contendean ai Troiani Helena Argiva;

tutti per lei si percotean con l’aste

i vestiti di bronzo e i domatori

di cavalli; e le loro aste, stridendo,

rigavano di lunghe ombre le fiamme.

V

85

Ma pensava alla sua donna morendo

Antìclo, presso l’atrio sonoro

dell’alta casa. E divampò la casa

come un gran pino; ed al bagliore Antìclo

vide Lèito eroe sul limitare.

90

Rapido a nome lo chiamò: gli disse:

“Lèito figlio d’Alectryone, trova

nell’alta casa il vincitore Atride,

di cui s’ode il feroce urlo di guerra.

Digli che fugge alle mie vene il sangue

Op.