III

Ma i tordi ancor non calano, e non sento

se non il fischio delle ballerine

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seguire il solco dell’aratro lento;

e lo scoppiettìo trito senza fine

del pettirosso mattinier… Comincia

il passo. Sono piene le saggine

e le olivete. Sì; ma c’è la cincia!”

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 20

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Primi poemetti – La sementa Q

La cincia

I

Sorrise, e disse che una volta c’era

un re piccino; e s’egli era piccino,

la sua reggia era grande e nera nera.

E un aio aveva questo reattino

5

nero, e l’aio era lì sempre a gracchiare,

e più, quando vedea torbo il mattino.

Il re veniva alle finestre a mare,

il re veniva alle finestre a monte:

“Avessi l’ale! Potessi volare!”

10

Nitrir sentiva alla sua voce pronte

le sue pulledre sparse alla pastura

nel grande prato ch’era dopo il ponte.

E quel nitrito, per le antiche mura,

per gl’infiniti muti colonnati,

15

destava i cani; e nella reggia oscura

rimbombavano in tanto alti latrati.

II

Or una fata l’ode. Ecco, sia fatto!

La gran reggia doventa una gran macchia

a colonne di pino e d’albogatto.

20

Nera tra i lecci vola una cornacchia.

È l’aio. Vola su brentoli e mortelle,

libero, il recacchino, il redimacchia.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 21

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Primi poemetti – La sementa Q

E il curvo collo svincolano snelle

quelle pulledre scalpitando, ed ecco

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ch’elle frullano azzurre cinciarelle.

Tengono l’osso ancora (od uno stecco?)

le cinciallegre, piccoli mastini,

sotto le zampe, e picchiano col becco.

Dunque, dagli albigatti esse e da’ pini

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fanno la guardia, e il re ne’ suoi sambuchi, tra molta signoria di fiorrancini,

regna, e si svaga con la caccia ai bruchi.

III

Così, vedete, il cacciator che gira,

vede calare un branco. Egli bel bello

35

s’appressa, egli già mira, egli già tira…

suona un nitrito tremulo d’uccello,

come starnuto, suona un bau bau chiaro, come doppio squillar di campanello;

e il branco fugge prima dello sparo.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 22

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Giovanni Pascoli Primi poemetti – La sementa Q

L’Avemaria

I

E poi sazi sorgevano: le zolle

sbriciò l’aratro, della terra nera,

dietro le vacche non ancor satolle.

Rosa, con gli altri e con Viola, a schiera, 5

ricopriva le porche col marrello.

Babbo voleva aver finito a sera.

Il dì passò tra sole e solicello:

il sole s’insaccò, né tornò fuori,

e Montebello si pose il cappello.

10

Stridule, qua e là, di più colori,

correan le foglie: non s’udia per gli ampi

filari che il vocìo degli aratori.

Palpitavano, a tratti, larghi lampi;

serrava il cardo le argentine spade;

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ma tutta la sementa era nei campi.

Venne la sera ed abbuiò le strade.

II

E le vacche tornavano alle stalle;

e la gente, ciarlando per la via,

saliva co’ marrelli su le spalle.