Ma la nudità meravigliosa del saldo corpo esile e pieno era quasi coperta dalla sdegnosa noncuranza di esso, con cui ella si è presentata in mezzo a tutti quegli uomini, a testa alta, giù le braccia coi due pugnali affilatissimi, uno per pugno. Bertini ha spiegato brevemente l'azione: - Ella danza. È come un rito. Tutti stanno ad assistere religiosamente. A un tratto, a un mio grido, in mezzo alla danza, ella si trafigge il seno coi due pugnali e stramazza. Tutti accorrono e le si fanno sopra, stupiti e sgomenti. Sù, sù, attenti, attenti al campo! Voi di là, avete capito? state prima, serii, a guardare; appena la signora stramazza, accorrete tutti! Attenti, attenti al campo per ora! La Nestoroff, facendosi in mezzo al semicerchio coi due pugnali branditi, ha preso a guardarmi con una così acuta e dura fissità, ch'io, dietro al mio grosso ragno nero in agguato sul treppiedi, mi sono sentito vagellar gli occhi e intorbidate la vista. Per miracolo ho potuto obbedire al comando di Bertini: - Si gira! E mi son messo, come un automa, a girar la manovella. Tra i penosi contorcimenti di quella sua strana danza màcabra, tra il luccichìo sinistro dei due pugnali, ella non staccò un minuto gli occhi da' miei, che la seguivano, affascinati. Le vidi sul seno anelante il sudore rigar di solchi la manteca giallastra, di cui era tutto impiastricciato. Senza darsi alcun pensiero della sua nudità, ella si dimenava come frenetica, ansava, e pian piano, con voce affannosa, sempre con gli occhi fissi ne' miei, domandava ogni tanto: - Bien comme ça? bien comme ça? Come se volesse saperlo da me; e gli occhi erano quelli d'una pazza. Certo, ne' miei leggevano, oltre la maraviglia, uno sgomento prossimo a cangiarsi in terrore nell'attesa trepidante del grido del Bertini. Quando il grido uscì ed ella si ritorse contro il seno la punta de' due pugnali e stramazzò a terra, io ebbi veramente per un attimo l'impressione che si fosse trafitta, e fui per accorrere anch'io, lasciando la manovella allorché Bertini su le furie incitò le comparse. - A vojaltri, perdio! accorrete! fatemi la controparte!... Così... così... basta! Ero sfinito; la mano m'era diventata come di piombo, seguitando da sé, meccanicamente, a girar la manovella. Ho visto Carlo Ferro accorrer fosco, pieno di collera e di tenerezza, con un lungo mantello violaceo, ajutar la donna a rialzarsi, avvolgerla in quel mantello e portarsela via, quasi di peso, nel camerino. Ho guardato nella macchinetta e mi sono trovata in gola una curiosa voce sonnolenta per annunziare al Bertini: - Ventidue metri.
II
Aspettavamo, oggi, sotto il pergolato dell'osteria, che arrivasse una certa "signorina di buona famiglia", raccomandata dal Bertini, la quale doveva sostenere una particina in un film rimasto da qualche mese in tronco e che ora si vuol terminare. Da più d'un'ora un ragazzo era stato spedito in bicicletta alla casa di questa signorina, e ancora non si vedeva nessuno, neppure il ragazzo di ritorno. Polacco stava seduto con me a un tavolino, la Nestoroff e Carlo Ferro sedevano a un altro. Tutt'e quattro, insieme con quell'avventizia, si doveva andare in automobile, per un esterno dal vero al Bosco Sacro. L'afa del pomeriggio, il fastidio delle mosche innumerevoli dell'osteria, il silenzio forzato fra noi quattro, costretti a stare insieme non ostante l'avversione dichiarata, e del resto patente, di quei due per Polacco e anche per me, accrescevano e rendevano a mano a mano insopportabile la noja dell'attesa. Ostinatamente la Nestoroff si vietava di volger gli occhi verso di noi. Ma certo sentiva ch'io la guardavo, così, apparentemente senza attenzione, e più d'una volta aveva dato segno d'esserne seccata. Carlo Ferro se n'era accorto e aveva aggrottato le ciglia, guatandola; e allora ella aveva finto davanti a lui di provar fastidio, non già di me che la guardavo, ma del sole che, di tra i pampini del pergolato, la feriva in viso. Era vero; e mirabile su quel viso era il gioco dell'ombra violacea, vaga e rigata da fili d'oro di sole, che or le accendevano una pinna del naso e un po' del labbro superiore, ora il lobo dell'orecchio e un tratto del collo. Mi vedo talvolta assaltato con tanta violenza dagli aspetti esterni, che la nitidezza precisa, spiccata, delle mie percezioni mi fa quasi sgomento. Diventa talmente mio quello che vedo con così nitida percezione, che mi sgomenta il pensare, come mai un dato aspetto - cosa o persona - possa non essere qual io lo vorrei. L'avversione della Nestoroff in quel momento di così intensa lucidità percettiva mi era intollerabile.
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