Come mai non intendeva, ch'io non le ero nemico? A un tratto, dopo avere spiato un pezzo di tra l'incannicciata, ella s'alzò e la vedemmo avviarsi fuori, a una carrozza d'affitto, anch'essa da un'ora lì ferma davanti l'entrata della Kosmograph ad aspettare sotto il sole cocente. Avevo veduto anch'io quella carrozza; ma il fogliame della vite m'impediva di scorgere chi vi fosse ad aspettare. Aspettava da tanto tempo, che non potevo credere vi fosse sù qualcuno. Polacco s'alzò; m'alzai anch'io, e guardammo. Una giovinetta, vestita d'un abitino azzurro, di tela svizzera, lieve lieve, sotto un cappellone di paglia guarnito di nastri di velluto nero, stava in quella carrozza ad aspettare. Con in grembo una vecchia cagnetta pelosa, bianca e nera, guardava timida e afflitta il tassametro della vettura, che di tanto in tanto scattava e già doveva segnare una cifra non lieve. La Nestoroff le s'accostò con molta grazia e la invitò a smontare per togliersi dalla sferza del sole. Non era meglio aspettare sotto la pergola dell'osteria? - Molte mosche sa? ma almeno si sta all'ombra. La cagnetta pelosa aveva preso a ringhiare contro la Nestoroff, digrignando i denti in difesa della padroncina. Questa, improvvisamente invermigliata in volto, forse per il piacere inopinato di vedere quella bella signora prendersi cura di lei con tanta grazia; fors'anche per la stizza, che la sua vecchia stupida bestiola le cagionava, rispondendo così male alla premura gentile di quella, ringraziò e, confusa, accettò l'invito e smontò con la cagnetta in braccio. Ebbi l'impressione che smontasse sopra tutto per riparare alla cattiva accoglienza della vecchia cagnetta alla signora. Difatti, le diede forte con la mano sul muso, sgridando: - Zitta, Piccinì! E poi, volgendosi alla Nestoroff: - Scusi, non capisce nulla... Ed entrò con lei sotto il pergolato. Guardai la vecchia cagnetta, che spiava corrucciata la padroncina da sotto in sù, con occhi umani. Pareva le domandasse: - E che capisci tu?. Il Polacco, intanto, le si era fatto avanti, con galanteria. - La signorina Luisetta? Ella tornò a invermigliarsi tutta, come sospesa in una penosa meraviglia, d'esser conosciuta da uno a lei sconosciuto; sorrise; disse di sì col capo, e tutti i nastri di velluto nero del cappellone di paglia dissero di sì con lei. Polacco tornò a domandarle: - Papà è qua? Sì, di nuovo, col capo, come se tra il rossore e la confusione non trovasse la voce per rispondere. Infine, con uno sforzo, la trovò, timida: - È entrato da un pezzo: disse che si sarebbe sbrigato subito, e intanto... Alzò gli occhi a guardare la Nestoroff e le sorrise, come se le dispiacesse che quel signore con le sue domande la avesse distratta da lei, che le si era mostrata così gentile pur senza conoscerla. Polacco allora fece la presentazione: - La signorina Luisetta Cavalena; la signora Nestoroff. Poi si volse ad accennare Carlo Ferro, che subito sorse in piedi e s'inchinò rudemente. - L'attore Carlo Ferro. Infine, presentò me: - Gubbio. Mi parve che, tra tutti, io fossi quello che meno la impacciasse. Conoscevo per fama Cavalena, suo padre, notissimo alla Kosmograph sotto il nomignolo di Suicida. Pare che il pover'uomo sia terribilmente oppresso da una moglie gelosa. Per la gelosia della moglie, a quanto si dice, dovette prima lasciar la milizia, da tenente medico, e non so quante condotte vantaggiose; poi anche l'esercizio della professione libera, e il giornalismo, in cui aveva trovato modo d'entrare, e alla fine anche l'insegnamento, a cui per disperazione s'era appigliato, nei licei, come incaricato di fisica e storia naturale. Ora, non potendo (sempre a causa della moglie) dedicarsi al teatro, per il quale crede da un pezzo d'avere spiccatissime attitudini, s'è acconciato alla confezione di scenarii cinematografici, con molto sdegno, obtorto collo, per sopperire ai bisogni della famiglia, non bastando al mantenimento di essa la sola dote della moglie e quel che ricava dall'affitto di due stanze mobigliate. Se non che, nell'inferno della sua casa, abituato ormai a vedere il mondo come una galera, pare che, per quanto si sforzi, non riesca a comporre una trama di film, senza che a un certo punto non ci scappi un suicidio.
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