Raggi di luna



Presentazione

Sposi per un anno. Questo è il patto che Nick e Susy Lansing hanno stipulato: rimanere uniti nella buona sorte fino a quando il denaro dei regali di nozze e l’ospitalità degli amici permetterà loro di continuare la luna di miele. Poi, se una migliore occasione si presenterà a uno di loro, l’altro acconsentirà a lasciarlo libero. Lo scenario dei primi mesi di questa anomala unione è idilliaco: una romantica villa sulle sponde del lago di Como, un palazzo patrizio a Venezia, passeggiate nelle calli ombrose, chiari di luna, amici spensierati sempre pronti ad assecondare i due novelli sposi. Eppure, fin dall’inizio, la macchina perfetta del matrimonio concordato si inceppa, incalzata da un elemento imprevisto: l’amore. Capriccioso, incoerente, poco incline a compromessi e a sfumature, l’amore si insinua nella mente ordinata e onesta di Nick, che ha idealizzato la moglie al punto da non poterle perdonare nessuno sbaglio, nessuna leggerezza; e in quella di Susy, incapace di rinunciare ai suoi sogni di grandezza se non per il marito, ma così spaventata da questa scoperta da non riuscire a dirglielo, anche quando sarebbe l’unico modo per trattenerlo.

E allora, di nuovo soli, «liberi», come amavano dire prima di sposarsi, Nick e Susy cercano ognuno la propria occasione lontano dall’altro, lui sul panfilo di ricchi amici, lei nientemeno che con un lord. Ma l’amore che paradossalmente li ha separati, si è talmente insinuato nel loro cuore da ricongiungerli.

Anche in Raggi di luna, come negli altri romanzi di Edith Wharton, sono presenti tutti gli elementi cari alla scrittrice, dalla critica impietosa alla società – alla buona società – del suo tempo, alle storie d’amore ostacolate dalle convenzioni di un mondo ipocrita, che per una volta, almeno, non avrà la meglio sui sentimenti dei protagonisti.

Edith Newbold Wharton (1862-1937), appartenente a una famiglia dell’alta borghesia newyorchese, si trasferì a Parigi nel 1910, frequentando i più importanti circoli letterari dell’epoca. Tra i suoi romanzi più famosi L’età dell’innocenza, Un caso terribile: Ethan Frome, Bucanieri, L’usanza del paese e I ragazzi.

Varianti

Edith Wharton

Raggi di luna

Parte prima

1.

Si levava per loro – la loro luna di miele – sopra le acque di un lago talmente famoso come scenario di passioni romantiche da renderli piuttosto orgogliosi di non aver avuto paura di sceglierlo come ambiente della loro.

« Per rischiare un esperimento del genere bisognava proprio essere totalmente privi di senso dell’umorismo o avere un grosso talento come il nostro», considerò Susy Lansing mentre si sporgevano dall’immancabile balaustra in marmo per guardare il loro orbe tutelare stendere il suo tappeto magico sulle acque ai loro piedi.

« Già… oppure ci voleva il prestito di villa Strefford », precisò suo marito, alzando lo sguardo tra i rami a una lunga e bassa chiazza chiara a cui la luna stava cominciando a dare la forma della facciata bianca di una casa.

« Oh, via, avevamo cinque posti tra cui scegliere. Compreso l’appartamento di Chicago, voglio dire. »

«Ah, avevamo… sei fantastica! » E Nick posò la mano sulle sue, per un contatto che risvegliò ancora una volta il senso di esultanza incredula che suscitava sempre in lei una disamina ponderata della loro vicenda… Ed era del tutto tipico di lei che si limitasse ad aggiungere, con il suo solito tono ridente: « Oppure, se vogliamo proprio lasciar fuori l’appartamento – non va neanche a me di esagerare –, pensa soltanto alle altre possibilità: la casa di Violet Melrose a Versailles, la villa di tua zia a Montecarlo… e una riserva di caccia».

Quest’ultima possibilità era consapevole di averla buttata là in un tono frettoloso e incerto, oltre che con un’enfasi un po’ eccessiva, come per garantirsi che lui, in argomento, non l’accusasse di voler sorvolare. Ma suo marito non sembrava averne alcuna intenzione. «Povero vecchio Fred! » si limitò a osservare; al che lei esalò un vago: « Oh, be’… ».

La mano era ancora posata sulle sue, sicché per diversi istanti, mentre erano lì in silenzio nell’avvolgente bellezza della sera, lei ebbe unicamente coscienza della corrente di calore che scorreva tra i loro palmi, mentre il chiar di luna tracciava sotto di loro la sua magica striscia da costa a costa.

E finalmente Nick Lansing fece sentire la sua voce. « Versailles in maggio era impossibile: l’orda degli amici di Parigi ci sarebbe stata addosso nel giro di ventiquattr’ore. E Montecarlo è fuori discussione perché si tratta esattamente del tipo di posto dove tutti pensavano che saremmo andati. Quindi – con tutto il rispetto per te – non è poi stato questo grosso sforzo mentale decidere per Como. »

Sua moglie si ribellò immediatamente a una simile diminuzione delle sue capacità di riflessione. «Però abbiamo dovuto discutere non poco per convincerti che eravamo perfettamente in grado di affrontare il ridicolo di scegliere Como! »

« Be’, avrei preferito qualcosa su un tono minore; o perlomeno l’ho pensato finché siamo arrivati qui. Ma adesso vedo che questo è un posto cretino se non si è perfettamente felici; e che quindi… equivale a qualsiasi altro. »

Lei espresse con un sospiro il proprio beato assenso. « E devo dire che Streffy ha fatto tutto alla perfezione. Persino i sigari; chi pensi che glieli abbia regalati? » Quindi aggiunse in tono pensoso: « Quando dovremo andarcene ne sentirai la mancanza ».

« Oh, santo cielo, non mettiamoci a parlare proprio adesso di quando andremo via. Non siamo fuori dal tempo e dallo spazio? Senti un po’ quella roba dal profumo così forte, laggiù. Che cosa sono? Stefanotidi? »

«Sì…sì… Penso di sì. Oppure gardenie… Oh, le lucciole! Guarda… là, sullo sfondo di quella chiazza di luna sull’acqua. Mele d’argento in una rete d’oro…» Si sporsero insieme, un corpo unico dalla spalla alle punte delle dita, lo sguardo imprigionato dal reticolo di riverberi che increspava l’acqua.

« In questo momento », disse Lansing, « potrei tollerare persino un usignolo… »

Un lieve gorgoglio agitò le magnolie dietro di loro; dal folto di alloro sopra le loro teste gli rispose un lungo mormorio liquido.

«La stagione è un po’ avanzata: finiscono proprio mentre noi cominciamo. »

Susy rise. « Spero che quando verrà il nostro turno ci diremo addio con la stessa dolcezza. »

Suo marito avrebbe voluto replicarle: « Non stanno dicendosi addio, ma soltanto dedicandosi al prolungamento della specie ». Ma visto che ciò non rientrava nei suoi piani, e nemmeno in quelli di Susy, si limitò a fare eco alla sua risata, stringendola a sé.

La sera di primavera li attirò nel suo abbraccio sempre più profondo. Le piccole onde del lago si erano andate gradualmente facendo più ampie, riducendosi infine a una serica levigatezza, mentre alta sopra le montagne, in un cielo spolverato di stelle sempre più evanescenti, la luna stava passando dall’oro al bianco.