Susy non lo aveva mai visto trascurare completamente simili precauzioni come faceva con Clarissa.
« Povero demonietto! Chi si occupa di lei quando voi e Nick siete fuori insieme? Intendete dirmi che Ellie ha licenziato la governante e se n’è andata senza preoccuparsi di trovare qualcuno che la sostituisse? »
« Credo fosse convinta che me ne sarei occupata io », replicò Susy con una punta di asprezza. C’erano momenti in cui i suoi impegni con la bambina le pesavano parecchio; ogni volta che usciva da sola con Nick era perseguitata dalla visione della figureretta malinconica che li salutava con la mano dal balcone.
« Ah, è tipico di Ellie: forse lo sapevate che avrebbe preteso qualcosa in cambio, mettendovi a disposizione tutto questo. Ma non credo pensasse che voi si sareste comportata in una maniera così scrupolosa. »
Susy rifletté un attimo. « Non credo. E forse un anno fa non l’avrei fatto. Ma vedete», ed ebbe un’esitazione, «Nick è straordinariamente buono: mi ha fatto guardare moltissime cose in un modo diverso… »
«Oh, lasciate perdere la presunta bontà di Nick! è effetto della felicità, mia cara. Voi siete soltanto una delle tante persone con cui essa sembra andare d’accordo. »
Susy, lasciandosi andare all’indietro, scrutò tra le ciglia l’espressione ironica del suo viso sbilenco.
« E con voi, Streffy, che cosa va d’accordo? Non vi ho mai visto così umano. Per la vostra villa immagino che abbiate preso una cifra vergognosa. »
Strefford rise, battendosi la destra sul taschino della giacca. « Sarei un fesso se così non fosse: ho qui un telegramma in cui mi dicono che la vogliono ancora per un mese a qualsiasi prezzo. »
«Che fortuna! Sono molto contenta. Chi sono, tra parentesi? »
Lui si sollevò dalla poltrona a sdraio in cui era scompostamente allungato e abbassò lo sguardo su di lei con un sorriso. «Un’altra coppia istupidita dall’amore come voi e Nick… Ma, sentite, prima che io li abbia spesi tutti, usciamo a comperare qualcosa di favoloso per Clarissa. »
Le giornate trascorrevano così rapide e radiose che, se non fosse stato per le preoccupazioni che nutriva per Clarissa, Susy non si sarebbe nemmeno resa conto del protrarsi dell’assenza della padrona di casa. La signora Vanderlyn aveva detto: «Almeno quattro settimane », ma le quattro settimane erano ormai trascorse senza che arrivasse e senza che nemmeno scrivesse per spiegare i motivi della sua mancata comparsa. Anzi, da quando se n’era andata non aveva più fornito alcun segnale della sua esistenza, se non sotto forma di una cartolina con cui aveva raggiunto Clarissa il giorno dopo l’arrivo dei Lansing, con cui dava istruzioni alla figlia di essere straordinariamente buona e di non dimenticarsi di dare da mangiare al mongoz. Cartolina, aveva notato Susy, imbucata a Milano.
Susy aveva dunque comunicato le proprie apprensioni a Strefford. « Di quella bambinaia con gli occhi verdi non mi fido. Sta sempre con il gondoliere più giovane; e Clarissa è straordinariamente sveglia. Non capisco come mai Ellie non sia ancora arrivata: avrebbe dovuto essere qui lunedì scorso. »
Il suo compagno rise, e qualcosa nel suono della sua risata lasciò intendere che probabilmente era al corrente come lei dei traffici di Ellie, se non forse di più. Il senso di disgusto che l’argomento non mancava mai di suscitare in lei le fece distogliere immediatamente lo sguardo dal suo sorriso tollerante. Avrebbe dato tutto il mondo, in quel momento, per essere stata libera, allora, di raccontare a Nick ciò che aveva appreso la sera del loro arrivo e poi di andarsene con lui, non importa dove. Ma c’era Clarissa…
Per reagire alla tentazione fissò risolutamente i pensieri sul marito. Della sua perfetta felicità non si poteva dubitare. La adorava, andava pazzo per Venezia, era contento del proprio lavoro; e a proposito di tale lavoro il giudizio che ne aveva lei era sicuro come il suo cuore. Continuava a nutrire qualche dubbio che Nick potesse mai arrivare a guadagnarsi da vivere con ciò che scriveva, ma non dubitava più che avrebbe scritto qualcosa di notevole. Il semplice fatto che si fosse impegnato in un romanzo filosofico e non in un semplice romanzo le sembrava la prova di un’intrinseca superiorità.
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