Il loro pasticciato ardore per le grandi cose era strettamente legato alla nuova visione che aveva lui stesso dell’universo: coloro che avvertivano, sia pure vagamente, la meraviglia e il peso della vita dovevano d’ora in avanti essergli più affini di coloro da cui essa veniva valutata unicamente in base al saldo del conto in banca. Dopo averci riflettuto decise che era questo che intendeva quando pensava che gli Hicks « avevano una religione ».
Pochi giorni più tardi il suo benessere venne imprevedibilmente turbato dall’arrivo di Fred Gillow. Aveva sempre avuto una tollerante simpatia nei suoi confronti; era un giovanottone sorridente e silenzioso, con un intenso e serio desiderio di non perdere nulla di ciò che poteva permettersi una persona con il suo patrimonio e la sua posizione sociale. Quale uso facesse Gillow delle sue esperienze, lui, che alle proprie modeste avventure si era sempre abbandonato abbastanza a fondo, non era mai riuscito a immaginarlo; ma aveva sempre sospettato che il prodigo Fred non fosse che un ben dissimulato guardone. Ora però cominciò per la prima volta a guardarlo con occhio diverso. In realtà i Gillow costituivano un punto dolente della sua coscienza. Lui e Susy avevano sempre parlato meno di loro che di tutti gli altri membri del gruppo: ne avevano tacitamente evitato il nome da un certo giorno – quello in cui Susy era arrivata a casa sua per dirgli che Ursula Gillow le aveva chiesto di rinunciare a lui – fino a un altro giorno, subito prima del loro matrimonio, in cui lei lo aveva accolto gridando estasiata: « Ecco il nostro primo regalo di nozze! Un bell’assegno tondo tondo di Fred e Ursula Gillow! »
C’erano moltissime persone comprensive, lo sapeva benissimo, pronte a raccontargli per filo e per segno che cosa fosse successo nell’intervallo tra quelle due date, ma era stato ben attento a non chiedere mai niente. Aveva persino finto un’iniziazione così totale alla questione che gli amici, pur ardendo dalla voglia di illuminarlo, si erano sentiti scoraggiare di fronte all’evidenza del fatto che ne sapeva più di loro; sicché a poco a poco se n’era convinto anche lui, arrivando a dare per scontato che fosse veramente così.
Ora invece capiva che non ne sapeva un bel niente e che il «Ciao, vecchio Fred! » con cui Susy aveva calorosamente salutato l’arrivo di Gillow poteva benissimo essere il benvenuto d’uso della loro tribù – erano tutti « vecchi », e nel loro gergo avevano tutti un nomignolo – ma anche un saluto che nascondeva imperscrutabili abissi di complicità.
Susy era visibilmente contenta di vederlo, ma di quei tempi era contenta di tutto, e al punto da lasciarlo vedere! Fatto che disarmò il marito, facendolo vergognare del proprio disagio. « Dovevi pensarci prima, quindi adesso piantala di rimuginarci sopra», fu il fermo ma inutile consiglio che si diede il giorno dopo l’arrivo di Gillow; dopo di che si mise immediatamente a ripensare tutta la questione.
Fred Gillow non mostrava alcuna consapevolezza di poter disturbare la pace mentale di chiunque. Giorno dopo giorno passava le sue ore sdraiato sulla sabbia del Lido, le braccia conserte sotto la testa, ad ascoltare le chiacchiere di Streffy e a guardare Susy attraverso ciglia sonnacchiose, ma non tradiva alcun desiderio di incontrarla da sola o di tirarla da parte per parlarle a tu per tu. Più che mai sembrava soddisfatto di essere il gratificato spettatore di uno spettacolo costoso messo in piedi per il suo privato intrattenimento. Fu soltanto dopo che l’ebbe sentita, un mattino, brontolare un po’ per il crescere del caldo e la minaccia delle zanzare che, quasi ne avessero già parlato a iosa, disse: « La riserva di caccia sarà a vostra disposizione a partire dal primo di agosto ».
A Nick parve che Susy fosse vagamente arrossita, tanto che si erse con un inusuale tono di sfida a scagliare un ciottolo sopra le increspature dell’acqua che venivano a morire ai loro piedi.
« In Scozia starete molto più al fresco », aggiunse Fred, con quello che per lui era un inusuale sfoggio di chiarezza.
« Ah sì? » ribatté lei gaiamente; quindi, con un’aria di mistero e importanza, facendo perno sui tacchi alti, aggiunse: « Ma Nick sta facendo un lavoro. Probabilmente ne verremo trattenuti a Venezia tutta l’estate ».
« Lavoro? Sciocchezze. Morirete per la puzza », replicò Gillow levando uno sguardo perplesso al cielo sotto la tesa inclinata del cappello; quindi, come facendolo emergere dall’abisso di un dispiacere che continuava a bruciare, sbottò: « Pensavo che fosse inteso ».
« Come mai », chiese Nick alla moglie quella sera, mentre rientravano nel fresco salotto di Ellie dopo avere cenato tardi al Lido, «Gillow è convinto che fosse inteso che saremmo andati nella sua riserva di caccia in Scozia? » Quindi si rese conto della stranezza di avere parlato del loro amico indicandolo con il cognome, tanto che arrossì della gaffe.
Susy si era lasciata scivolare ai piedi il mantello di pizzo ed era in piedi davanti a lui nel locale poco illuminato, snella e di un biancore lucente attraverso trasparenze nere.
Inarcò distrattamente i sopraccigli. « Te l’ho detto da un secolo che ci aveva invitato a passare lì l’agosto. »
« Ma non mi avevi detto che avevi accettato. »
Lei sorrise come se suo marito avesse fatto un ragionamento da sempliciotto come quelli di Fred.
«Ho accettato tutto… da tutti.»
Che cos’avrebbe potuto replicare? Era esattamente il principio su cui si basava il loro accordo. E se avesse ribattuto: « Eh, no, questa volta è diverso, perché di Gillow io sono geloso », quale luce avrebbe gettato una simile replica sul suo passato? Il momento di essere geloso – se pure un atteggiamento tanto antiquato era difendibile sotto un qualsiasi profilo – avrebbe dovuto venire prima del matrimonio e dell’accettazione dei vincoli che avevano contribuito a renderlo possibile. Ora si meravigliava un po’ che allora non si fosse affatto sentito turbare da simili scrupoli. Tanta mancanza di logica da parte sua lo irritò, rafforzando ulteriormente la sua irritazione nei confronti di Gillow. «Dev’essere convinto che gli apparteniamo! » brontolò tra sé.
Si era lasciato cadere su una poltrona, e Susy, avanzando sullo scintillante arabesco del pavimento, si lasciò scivolare ai suoi piedi, premendosi a lui in tutta la sua snella statura e mormorando con il viso levato verso l’alto e le labbra accostate alle sue: «Non occorre che andiamo da nessuna parte, se non vuoi». Per una volta la sua sottomissione gli fu dolce, tanto che, stringendola a sé, le rispose baciandola: « Allora non ci andiamo ».
Nella reazione della moglie al suo abbraccio avvertì l’acquiescenza di tutto il suo felice essere alla sua scelta circa il futuro, quale che essa fosse, se offriva loro momenti come quello; mentre si abbracciavano con forza in silenzio, i suoi dubbi e la sua mancanza di fiducia cominciarono ad apparirgli una stupida ingiustizia.
« Rimaniamo qui fino a quando Ellie ce lo consente », disse, come se le pareti buie e i pavimenti sfavillanti fossero un confine magico tracciato attorno alla sua felicità.
Lei mormorò il proprio assenso, tendendosi sonnacchiosamente le braccia sopra le spalle. « È terribilmente tardi… Ti spiace aprirmi i ganci?… Oh, c’è un telegramma. »
Lo prese dal tavolo e, laceratolo, fissò per un attimo il messaggio. « È di Ellie. Arriva domani. »
Quindi si voltò verso la finestra, uscendo sul balcone. Nick la seguì cingendola con un braccio. Il canale sotto di loro era immerso in un’ombra immobile, bordato da poche luci tardive. Un ultimo brandello di musica da gondola arrivò fino a loro da lontano, spinto verso l’alto da un afoso refolo di vento.
« Cara vecchia Ellie.
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