Nonostante ciò aveva preso i sigari di Streffy! Li aveva presi per Nick – sì, certo –, per lui, perché il desiderio di compiacerlo, di rendergli facili, gradevoli e lussuosi fino i più piccoli dettagli della vita era diventata la sua principale preoccupazione. Per lui aveva commesso proprio il tipo di gesto meschinamente ignobile che più avrebbe avuto orrore di commettere per se stessa; e per di più, visto che lui non aveva colto la differenza sul momento, non sarebbe mai riuscita a spiegargliela.

Si alzò con un sospiro, scuotendo i capelli sciolti e guardandosi attorno nella grande stanza affrescata. La cameriera aveva detto qualcosa a proposito del fatto che la signora aveva lasciato una lettera per lei; infatti eccola lì sul tavolino da scrittura, con la sua posta e quella di Nick; una grossa busta con l’indirizzo scritto nella calligrafia infantile e scarabocchiata di Ellie, con un vistoso « Personale » tracciato sull’angolo.

« Che cosa diamine avrà da dirmi, che detesta scrivere? » si chiese, meditabonda.

Aprì la busta e ne vide cadere quattro o cinque altre lettere, sigillate e con tanto di francobollo. Tutte indirizzate, per mano di Ellie, a Nelson Vanderlyn Esqre; in un angolo di ciascuna di esse erano scritti a matita un numero e una data: uno, due, tre, quattro… con una settimana di intervallo tra una data e la successiva.

«Mio Dio… », mormorò, comprendendo.

Si lasciò cadere su una poltrona vicino al tavolo, dove rimase seduta a lungo con lo sguardo fisso sulle lettere sigillate. Tra di esse aveva visto cadere un foglio coperto con la calligrafia di Ellie, ma l’aveva lasciato dov’era; sapeva già che cosa c’era scritto! Sapeva naturalmente tutto della sua amica, al contrario del povero Nelson, che invece non sapeva niente! Ma non avrebbe mai pensato che potesse osare servirsi di lei in quel modo. Era incredibile… non si sarebbe mai immaginata una viltà del genere… Il sangue le affluì al volto; scattò in piedi infuriata, con una mezza intenzione di fare a brandelli le lettere e di gettarle tutte quante nel fuoco.

In quel momento sentì il marito bussare alla porta di comunicazione tra le loro due camere, per cui con una manata spedì il pericoloso pacchetto sotto il blocco della carta assorbente.

« Oh, va’ via, per favore, fa’ il bravo », gridò. « Non ho ancora finito di disfare i bagagli, e qui dentro è tutto per aria. » Quindi, raccolte le carte e le lettere di Nick corse a porgergliele attraverso la porta. « Ecco qualcosa per tenerti tranquillo », rise, guardandolo un attimo dalla soglia con due occhi sfavillanti.

Quindi si voltò, sentendosi piegare le gambe per la vergogna. La lettera di Ellie era sul pavimento: si chinò con riluttanza a raccattarla e le frasi previste le corsero incontro a una a una.

«Una buona azione ne merita un’altra in cambio… Naturalmente tu e Nick siete i benvenuti in casa mia per tutta l’estate… Non dovrete spendere un solo centesimo: la servitù ha ordine… Ma se fossi un angelo e imbucassi di persona queste quattro lettere… è l’unica opportunità che ho da moltissimo tempo a questa parte; quando ci vedremo ti spiegherò tutto. E fra un mese al massimo sarò di ritorno per prendere Clarissa… »

Susy alzò la lettera verso la lampada per essere sicura di avere letto bene. A prendere Clarissa! Dunque la figlia di Ellie era lì? Lì, sotto il loro stesso tetto, affidata alle loro cure? Continuò a leggere, furibonda. « E così contenta, povera cara, di sapere che arrivate. Ho dovuto licenziare la sua infernale governante per essere stata impertinente, per cui se non fosse per voi rimarrebbe lì tutta sola con una schiera di domestici di cui non mi fido un granché. Quindi per pietà sii buona con la mia piccina e perdonami se l’ho lasciata sola. È convinta che io sia andata a fare una cura e sa che non deve dire al suo paparino che non sono qui, perché il pensiero che sono malata lo farebbe preoccupare. Ci si può fidare ciecamente di lei, vedrai che bravo angelo è. » E poi, in fondo alla pagina, in un ultimo poscritto tutto di sbieco: « Susy, tesoro, se hai mai avuto un debito di cortesia con me, su ciò che hai di più sacro, non devi dire una sola parola di tutto questo a nessuno, nemmeno a Nick. E so che posso fidarmi che cancellerai via i numeri dalle lettere ».

Susy scattò in piedi e gettò la lettera della signora Vanderlyn nel fuoco: quindi tornò lentamente a sedersi in poltrona. Accanto al suo gomito erano posate le quattro fatali lettere; il passo successivo consisteva nel decidere che cosa farne.

Lì per lì, distruggerle immediatamente le era parso inevitabile: avrebbe potuto significare salvare Ellie come anche se stessa. Ma ai suoi occhi un simile gesto sembrava implicare una partenza l’indomani stesso, il che a sua volta implicava informare Ellie, la cui lettera aveva esaminato invano da cima a fondo in cerca di un indirizzo. Be’… forse la bambinaia di Clarissa sapeva dove la piccola avrebbe potuto scrivere alla madre; era improbabile che Ellie se ne fosse andata senza garantirsi un mezzo per comunicare con la figlia. In ogni modo quella sera non c’era niente da fare: nient’altro se non stabilire i dettagli della loro fuga il giorno seguente, oltre a frugarsi il cervello in cerca di un succedaneo per l’ospitalità cui stavano rinunciando. Non si nascose quanto avessero fatto affidamento sull’appartamento dei Vanderlyn per passarvi l’estate: potersene servire aveva semplificato in maniera notevole il futuro. La generosità di Ellie le era ben nota, per cui era stata sicura fin dall’inizio che, finché fossero stati suoi ospiti, l’unica spesa che avrebbero dovuto sobbarcarsi sarebbe stata quella per fare qualche occasionale regalo alla servitù. Ma quale poteva essere l’alternativa? Lei e Nick, nelle loro interminabili conversazioni, si erano talmente immedesimati nella visione di se stessi in una serie di pigre giornate estive sulla laguna, di fiammeggianti ore sulla spiaggia del Lido, di serate di musica e sogni sul grande terrazzo sovrastante la Giudecca, che l’idea di dover rinunciare a simili piaceri, privandone se stessa e Nick, la riempiva di una furia ulteriormente rafforzata dal fatto che il marito le aveva confidato di avere intenzione, non appena tranquillamente insediati a Venezia, « di mettersi a scrivere ». Già si stava sentendo nascere in petto la fiera determinazione a difendere la sua tranquillità e a facilitarne l’incontro con la Musa. Era abominevole, semplicemente abominevole, che Ellie Vanderlyn l’avesse attirata in una trappola del genere.

Bene, non c’era altro da fare che rendere un’ampia confessione della vicenda a Nick. Il banale incidente dei sigari – che sciocchezza le sembrava, adesso! – le mostrava con chiarezza quale tipo di atteggiamento avrebbe assunto suo marito, comunicandole qualcosa della sua energica intransigenza. Gli avrebbe raccontato tutto il mattino seguente, cercando di escogitare una soluzione con lui: la fiducia che aveva nella propria capacità di trovare sempre una soluzione era inesauribile.